BRUNETTES
Piccole canzoni su parole galanti e pastorali, in voga in Francia durante i secoli XVII e XVIII. Sotto il titolo brunettes ou petits airs tendres l'editore Ballard pubblicò nel 1705 una collezione di tali ariette in 3 volumi. Il Ballard nella prefazione spiega il titolo del lavoro: "Queste arie furono chiamate Brunettes da quella che comincia Le beau berger Tircis e dall'altra che finisce con le parole Hélas, brunette, mes amours". La prova del valore di queste arie sta nel fatto che, malgrado la loro età, si continua a cantarle tuttora: melodie tenere, agili, leggiere, che non stancano mai e che parlano molto più al cuore che all'intelligenza.
In queste canzonette la pastorella viene generalmente chiamata Brunette oppure Lisette; difatti negli scritti del tempo esse si trovano anche sotto il titolo: chansons de Lisette. Non si tratta di canzoni popolari propriamente dette, ma di melodie composte talvolta da musicisti di corte, come Boesset, Lambert, Le Camus, Chancy, ma più spesso da dilettanti che inventavano insieme testo e musica. Sappiamo da Lecerf de la Viéville che Le beau berger Tircis era composizione del marchese di Bullion, e da Bacilly che gran numero di queste canzonette erano composte da un certo Du Vivier, che ignorava ogni regola di musica. Si ricercava anzitutto l'ingenuità e la semplicità; ecco perché alcune di queste ariette hanno un sapore tutto popolare. Qualche volta si adattarono parole nuove a un'aria strumentale in voga: come avvenne ad un trio del Lulli che fu trasformato in brunette col titolo Dans nos bois Silvandre s'écrie. Le brunettes, considerate da Lecerf de la Viéville come una delle creazioni musicali più caratteristiche del genio francese, godettero per più di un secolo di non comune favore.