Rondi, Brunello
Sceneggiatore, saggista e regista cinematografico, nato a Tirano (Sondrio) il 26 novembre 1924 e morto a Roma il 7 novembre 1989. Collaboratore creativo di grandi registi come Roberto Rossellini e soprattutto Federico Fellini, si formò nella cruciale temperie cinematografica del Neorealismo. Attratto dalle ambiguità delle passioni, interessato a indagare le superstizioni e gli stati patologici della psiche e incuriosito dal mondo magico-religioso, mosso da una volontà di critica della società e della corruzione morale degli ambienti borghesi, sviluppò e approfondì questi motivi oltre che nel lavoro di sceneggiatore, anzitutto per Fellini, anche in alcuni tentativi registici caratterizzati da una sensibilità morbosa e inquieta.
Dopo la maturità classica, studiò lettere presso l'Università degli Studi di Roma e seguì corsi di musica con G. Petrassi e R. Vlad. Il suo ingresso nel mondo del cinema come aiuto regista e collaboratore alla sceneggiatura avvenne con il film Ultimo amore (1947) di Luigi Chiarini. Ma l'apprendistato formativo iniziò con Rossellini, prima come aiuto regista e sceneggiatore non accreditato per Francesco, giullare di Dio (1950), poi come sceneggiatore di Europa '51 (1952) e nel 1960 di Era notte a Roma, con Sergio Amidei e Diego Fabbri.
Dopo aver scritto in collaborazione per Alessandro Blasetti Altri tempi (Zibaldone n. 1) del 1952, nei primi anni Cinquanta intraprese l'attività di documentarista e nel 1956 pubblicò Il neorealismo italiano, uno studio su quell'importante stagione del cinema. Ma fu l'incontro con la geniale inventiva di Fellini, insieme al quale aveva già lavorato intorno ai Fioretti per un film sul santo di Assisi, a coinvolgere R. in modo totale e appassionato nella costruzione dei primi film del maestro riminese. Già collaboratore artistico per La strada (1954), Il bidone (1955) e Le notti di Cabiria (1957), R. seguì dall'interno la lavorazione di un capolavoro come La dolce vita (1960), di cui scrisse la sceneggiatura insieme a Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, ottenendo nel 1961 la sua prima nomination all'Oscar. Quindi proseguì il sodalizio di scrittura con Fellini, da Le tentazioni del dottor Antonio, episodio del film collettivo Boccaccio '70 (1962) a 8 1/2 (1963), con il quale ottenne un'altra nomination per la migliore sceneggiatura, a Giulietta degli spiriti (1965), partecipando alle opere del regista in cui l'onirismo si accompagna a una perlustrazione dei contenuti sessuali rimossi nell'inconscio dall'educazione cattolica o dalle superstizioni religiose. L'adesione al mondo felliniano, basata anche sulla comune e insaziabile curiosità verso i misteri dell'animo umano, emerge sia nell'importante studio di R. Il cinema di Federico Fellini (1965), sia nel progetto, risalente al 1968, del film, mai realizzato, Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet, cui prese parte anche lo scrittore Dino Buzzati. Sempre con Fellini avrebbe successivamente collaborato, in qualità di sceneggiatore, al fianco di Bernardino Zapponi, per Fellini Satyricon (1969) e La città delle donne (1980), mentre avrebbe scritto da solo Prova d'orchestra (1979).
La capacità di cogliere la dimensione magica degli eventi, unita a quella di indagare le nevrosi e i tormenti della psiche umana, caratterizza il vero e proprio esordio registico di R. risalente al 1963: Il demonio (un anno prima aveva codiretto e sceneggiato con Paolo Huesch Una vita violenta, adattamento del romanzo omonimo di P.P. Pasolini). Interpretato dall'attrice israeliana Dalia Lahvi e girato tra i Sassi di Matera, il film mette in scena con inquietante forza il mondo religioso e superstizioso del Sud italiano, affrontando la storia di una possessione in un clima parossistico permeato di una morbosa sensualità. La propensione di R. a esplorare le nevrosi sessuali è presente in altri suoi film: Domani non siamo più qui (1967), Le tue mani sul mio corpo (1970), Valeria dentro e fuori (1972), Tecnica di un amore, Ingrid sulla strada, entrambi del 1973, curiosi mélanges di genere erotico con ambizioni d'autore. Negli anni Settanta R. proseguì questo percorso registico con Prigione di donne (1974), I prosseneti (1976) e Velluto nero (1976), dove si riprese il personaggio di Emmanuelle creato dalla scrittrice E. Arsan. Nel 1982 con La voce ‒ Infanzia e giovinezza di Madre Teresa di Calcutta (1982) ritornò al tema del conflitto tra la carne e lo spirito, a quel mistero religioso che lo aveva affascinato fin dagli inizi.
Fratello del critico cinematografico Gian Luigi, svolse anche attività di musicologo e pubblicò libri di poesia e testi per il teatro, tra cui Il capitano d'industria, 1964, e Gli amanti, 1967. Da quest'ultimo Vittorio De Sica ricavò il film omonimo nel 1968, del quale R. scrisse la sceneggiatura insieme a Ennio De Concini, Tonino Guerra e Cesare Zavattini.