NAUMAN, Bruce
Artista statunitense, nato a Fort Wayne (Indiana) il 6 dicembre 1941. Protagonista della stagione antiformale che si sviluppò nella seconda metà degli anni Sessanta negli Stati Uniti, è autore di sculture, azioni, environment e film con cui affronta temi legati al corpo e al linguaggio, spesso con riferimenti alla psicologia della Gestalt, alla filosofia del linguaggio di Ludwig Wittgenstein e al teatro dell’assurdo. Tra i più interessanti protagonisti del periodo postminimalista, ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra i quali il Leone d’oro alla Biennale di Venezia (1999) e il Praemium Imperiale per la scultura (2004).
N. studiò presso la University of Wisconsin (1960-64) dedicandosi in un primo momento alla matematica e poi al-l’arte con Italo Scanga (1932-2001), e in seguito alla University of California a Davis (1965-66), dove ebbe tra gli altri insegnanti William T. Wiley (n. 1937) e lo scultore Robert Arneson (1930-1992). Già dal 1964 N. smise di dipingere per dedicarsi alla creazione di oggetti e performance e per collaborare con William Allan e Robert Nelson ad alcuni film. Tra il 1966 e il 1968, fu insegnante al San Francisco Art Institute, e poi, fino al 1970, alla University of California a Irvine.
Nel 1966 ebbe la sua prima mostra personale presso la Wilder Gallery a Los Angeles, e due anni dopo realizzò un gruppo di sculture in diversi materiali, tra cui Collection of various flexible materials separated by layers of grease withholes the size of my waist and wrists con cui inaugurò la riflessione sul corpo, oggetto misurante e soggetto percepente, a partire dalla misura del proprio, che sarebbe stata una costante della sua ricerca a partire dalle azioni (e dai video che le registrano) prodotte dal 1965. N. impiegò i video prima come documentazione delle attività svolte nel suo studio, come camminare o compiere esercizi o azioni, trasmettendoli poi a ciclo continuo per potenziare la ripetitività martellante delle sequenze, e giocando sulla precisione della partitura e della sua esecuzione, come, per es., in Dance or exercise on the perimeter of a square (1967-68, 10 min, Torino, Castello di Rivoli Museo d’arte contemporanea). Con Walk with contrapposto (1968, 60 min, Torino, Castello di Rivoli Museo d’arte contemporanea) N. rese disponibile per la prima volta la sua esperienza del movimento al pubblico, chiamato a essere protagonista in prima persona, arricchendo la fenomenologia dell’opera e facendo partecipare lo spettatore alla costruzione del suo significato.
Le azioni alla base dei lavori di N., dagli anni Sessanta fino agli anni Dieci del Duemila, sono sempre accuratamente studiate anche negli aspetti legati alla fruizione; l’importanza della regola, dell’istruzione, dello schema è inoltre confermata da quei lavori che sono testi scritti, istruzioni spazializzate per mezzo del neon o del collage e presentati come oggetti d’arte in forma testuale (Please, pay, attention,please, 1973; Human, need, desire, 1983, New York, MoMA, Museum of Modern Art). L’attenzione di N. al linguaggio e alle sue ambiguità, spesso espresso in opere che sono ironici giochi di parole (One hundred live and die, 1984), si evidenzia anche nei video dalla seconda metà degli anni Ottanta in cui il mezzo viene sfruttato al di là delle sue potenzialità di registrazione e ripetizione, maggiorato nelle dimensioni e teatralizzato come in Clown torture (I’m sorry and no, no,no) (1987, Venezia, Fondazione François Pinault); o in World peace (projected) (1996), in cui alcuni attori, ripresi in grandi proiezioni, sembrano voler comunicare tra loro e con lo spettatore, ripetendo «Parleremo, ti ascoltano / Parlerai, ascolteremo / Parleranno, ti ascolta» creando un’atmosfera sospesa di impronta beckettiana.
L’attenzione di N. per il linguaggio, la comunicazione e la processualità linguistica è individuabile anche in lavori connessi al parlato (mimica e suono), come nella videoinstallazione Thank you (1992), in For beginners (all the combinations of the thumb and fingers) del 2010, o, ancora, in For beginners (instructed piano), sempre del 2010, dove il musicista Terry Allen esegue al pianoforte una partitura composta dall’elenco di istruzioni dettate dalla voce di N. relative al posizionamento delle mani sulla tastiera. Anche negli ultimi lavori N. ha continuato la sua riflessione sul rapporto tra istruzioni e azioni, tra parola-suono e movimento, nonché tra esperienze sensoriali, visive e sonore, e spazio, come riassunto nell’installazione sonora For children (Pour les enfants), esposta nel 2013 alla Fondation Cartier di Parigi, dove la voce dell’artista ripete regolarmente la dedica-titolo del lavoro.
Bibliografia: Please pay attention please. Le parole di Bruce Nauman, ed. J. Kraynak, Milano 2004; B. Nauman, B. Casavecchia, E. Volpato, Inventa e muori, interviste 1967-2001, a cura di F. Rahimi, Milano 2005; Una rosa non ha denti. Bruce Nauman negli anni Sessanta, a cura di C.M. Lewallen, catalogo della mostra, Castello di Rivoli, Museo d’arte contemporanea, Torino 2007; P. Larratt-Smith, Bruce Nauman. Mindfuck, catalogo della mostra, Londra, Hauser & Wirth, London 2013; P. Plagens, Bruce Nauman. The true artist, London 2014.