BRONI (A. T., 24-25-26)
Comune della provincia di Pavia, sulla destra del Po, presso le ultime propaggini dell'Appennino costituite di ridenti colline in parte coperte da floridi vigneti. Il capoluogo (88 m. s. m.; 20 km. da Pavia e 22 da Voghera) che è sulla via Emilia, allo sbocco della valle del torrente Scuropasso e non lungi da Stradella, è paese d'origine antica, assai decoroso. Appartenne nel Medioevo ai conti Arrigoni Casati di Milano e fu ceduto nel 1763 per il trattato di Worms alla casa di Savoia assieme all'Oltrepò pavese. Ha due chiese (San Pietro e Santa Marta) con due alti campanili e un curioso palazzo comunale di stile moresco (architetto Arienti di Milano). L'industria vi è rappresentata da due distillerie a vapore. A 300 metri dal centro si trova una sorgente di acque minerali solforose e ferruginose. Il comune è ampio 20,80 kmq., in prevalenza occupati da campi di cereali con filari di gelsi e viti (10,68 kmq.) e da vigneti (kmq. 8,22). Gli abitanti erano 6610 nel 1881, 6807 nel 1911 (6291 pop. di fatto), 6273 nel 1921. Di essi 4818 abitavano a Broni, 480 nelle due frazioni di Cassino Po (pure sulla Via Emilia) e di Vescovera, gli altri in dimore isolate.