BROGLIO DI TREBISACCE
Insediamento protostorico dell'Alto Ionio calabrese, scoperto nel 1978, scavato dal 1979 al 1985. Posto sul margine settentrionale della piana di Sibari, poco distante dalla costa, sorgeva su un'unità orografica ben munita dalla natura ma piuttosto frastagliata, residuo di un antico terrazzo marino, estesa oltre una dozzina di ettari, dominata a sua volta a mo' di acropoli da un pianoro di circa un ettaro e mezzo a controllo di un vasto territorio. L'interesse di questo sito nella storia degli studi sta soprattutto nell'essere stato il primo in Calabria a rivelare testimonianze dell'Età del Bronzo, fino allora del tutto ignote, e tracce di presenze micenee, così abbondantemente attestate altrove, dalla Puglia alla Sicilia alla Campania, come pure nell'aver restituito una sequenza stratigrafica pressoché completa dell'età protostorica.
Lo stanziamento a B., come del resto in molti altri centri della Sibaritide, durò infatti ininterrottamente dagli inizî del Bronzo Medio a un momento evoluto della prima Età del Ferro, che verosimilmente coincise con la conquista ellenica della regione. I livelli più antichi (XVI-XV sec.) documentano un aspetto culturale locale, affine al Protoappenninico dell'Italia sud-orientale, ma da esso distinto (v. appenninica, civiltà), in cui non sembrano registrarsi ancora contatti con i navigatori micenei (peraltro attestati altrove in Calabria, a Capo Piccolo presso Crotone). Nei livelli del Bronzo Medio avanzato (XIV, ma forse già fine del XV sec.), contraddistinti da reperti propri del gruppo calabrese della facies appenninica propriamente detta, compaiono insieme, sia pure in quantità modeste, ceramiche di tipo miceneo (sia importate, sia, molto verosimilmente, già di fabbricazione locale) e vasellame grigio tornito «pseudo-minio» che riproduce forme sia egee sia indigene. La stessa associazione si ripete nei livelli del Bronzo Recente (XIII-XII sec.), riferibili alla facies subappenninica, ora con l'aggiunta dei grandi dolî per derrate di ispirazione egea, a cordoni e fasce, in ceramica depurata, cotta in forni ad alta temperatura e almeno parzialmente tornita. Ceramiche di tipo miceneo (tra le quali però prevalgono largamente quelle di fabbrica locale, sempre tuttavia molto fedeli ai modelli greci, soprattutto cretesi), per lo più pertinenti a forme chiuse, e grigie tornite, in cui dominano le forme aperte, sono ora molto più abbondanti, e sembrano combinarsi tra loro a formare veri e propri «servizî» di vasellame fine da tavola. I resti faunistici e botanici raccolti in questi livelli - di gran lunga i più ricchi e significativi dello scavo - attestano un'economia produttiva a un tempo complessa e (vien quasi fatto di dire: rigidamente) disciplinata per adattarla all'ambiente estremamente arido, basata sull'integrazione tra coltura dei cereali e dei legumi, allevamento e arboricoltura (è largamente e significativamente attestato l'olivo). Nei livelli del Bronzo Finale (fine XII-X sec.), caratterizzati da materiali della facies «protovillanoviana» meridionale, sembrano in un primo momento scomparire o quasi le produzioni di tipo egeo (tranne i dolî), ma ben presto si afferma pienamente la ceramica protogeometrica di tipo enotrio-iapigio, peraltro connessa a quelle - come mostrano consistenti indizi - da un pur tenue filo di continuità. Mal conservati sono i reperti della prima Età del Ferro (IX-prima metà VIII sec.), riferibili alla facies dell'Alto Ionio calabrese (Castiglione di Paludi-Torre del Mordillo), con abbondante ceramica del geometrico enotrio-iapigio.
Poveri e problematici, sebbene di notevole interesse, sono i resti strutturali, riconducibili a fortificazioni e ad ambienti abitativi. Più significativo (e fortunatamente meglio noto, grazie a ripetute ricognizioni di superficie) è l'aspetto territoriale, che mostra come B. fosse inserito in un complesso assetto insediativo che abbracciava l'intera Sibaritide, dominato da tutta una serie di centri di notevole consistenza demografica e ruolo strategico, quali Amendolara, B. stesso, Francavilla Marittima, Castrovillari, Torre del Mordillo.
Bibl.: AA. VV, Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, I-II, Napoli 1982; R. Peroni (ed.), Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, III, Roma 1984; id., Nuove ricerche sulla protostoria della Sibaritide, Roma 1984.