Crawford, Broderick (propr. William Broderick)
Attore cinematografico statunitense, nato a Filadelfia il 9 dicembre 1911 e morto a Rancho Mirage (California) il 26 aprile 1986. La figura robusta e imponente, la recitazione a tratti brutale, lo portarono spesso, nell'arco di una carriera ricca di titoli non sempre rilevanti, tra cinema e televisione, a disegnare con efficacia personaggi rudi, autoritari e spregevoli nel loro infantile e stupido egoismo. Fu il regista Robert Rossen che gli offrì una grande opportunità, scegliendolo come interprete di All the king's men (1949; Tutti gli uomini del re), film che nel 1950 gli valse l'Oscar come migliore attore protagonista.
Derivò la sua vocazione dai genitori Lester Robert Crawford e Helen Broderick, famosa coppia del teatro statunitense. Debuttò in teatro a Londra nel 1932 e giunse cinque anni più tardi a Hollywood, ottenendo un contratto con la Metro Goldwyn Mayer, ma recitando inizialmente in ruoli di scarso rilievo. Il successo al cinema arrivò con All the king's men, grazie all'interpretazione di Willie Stark, il politicante ingenuo e onesto, ma destinato a una carriera travolgente e priva di scrupoli come governatore. In questa parte C. rivelò la sua propensione, fino ad allora insospettata, a disegnare con finezza di sfumature psicologiche i suoi sgraziati eroi negativi. Nel 1951 in Born yesterday (Nata ieri), sotto l'esperta regia di George Cukor, C. seppe dare alla volgarità e alla tracotanza di Harry Brock, l'uomo d'affari disonesto, un tocco di sapida, umoristica e pragmatica lucidità. Agli inizi degli anni Cinquanta interpretò altri film appartenenti a generi diversi, in cui ebbe comunque ruoli secondari: Night people (1954; Gente di notte) di Nunnally Johnson, Human desire (1954; La bestia umana) di Fritz Lang, Not as a stranger (1955; Nessuno resta solo) di Stanley Kramer, e Fastest gun alive (1956; La pistola sepolta) di Russell Rouse.Nel 1955 C. fu scelto da Federico Fellini per interpretare il personaggio di Augusto Rocca in Il bidone. Ebbe così modo di offrire una prova memorabile e sfaccettata nel ruolo dello squallido truffatore ormai appesantito dall'età e simile in tutto a un solitario perdente, afflitto dai sensi di colpa e dal triste bilancio esistenziale, che sfoga il malessere creandosi un alibi cinico e individualista fatto di presunta esperienza del mondo, di brillanti trascorsi di furfante scaltro e navigato. Sempre in Italia C. recitò anche, nel ruolo del re Eurito, nel peplum di Vittorio Cottafavi, La vendetta di Ercole (1960). Dalla fine degli anni Sessanta abbandonò l'attività cinematografica per quella televisiva.