PETRUCCI, Brizio
(Briccio). – Nacque il 12 gennaio 1737 a Massa Lombarda, nel Ravennate (all’epoca appartenente allo Stato Pontificio, legazione di Ferrara), da Tommaso Ubaldo, medico, e Francesca Tellarini.
Compiuti gli studi nel seminario di Imola, si trasferì a Ferrara per studiare diritto nel locale Ateneo, presso il quale nel 1758 si laureò in legge. Agli studi umanistici affiancò quelli musicali, che approfondì sotto la guida del violinista e compositore Pietro Beretta, dal 1739 (almeno) maestro di cappella nel duomo di Ferrara (lo rimase fino alla morte, 1759): nel 1784 Petrucci ne sposò la figlia, Angela. La musica divenne col tempo la sua prima occupazione, nella triplice veste di insegnante, compositore ed esecutore. La sua prima composizione è probabilmente costituita dai cori per la tragedia Giovanni di Giscala (1760), scritta dal ferrarese Alfonso da Varano, dei quali ci è giunto solo l’ultimo (Gli occhi dolenti in fiumi, al termine del quart’atto). Nel 1762 partecipò alla fondazione dell’Accademia dei dilettanti di musica, per la quale l’anno dopo compose il dramma sacro La madre de’ Maccabei. Tornò alla composizione, ma questa volta con un testo profano, nel 1766, quando nel teatro Bonacossi di Ferrara fu rappresentato il suo Demofoonte, sul dramma del Metastasio. La parte di Dircea venne sostenuta dalla cantante ferrarese Lucrezia Aguiari, detta la Bastardina, la più celebre delle sue allieve. Secondo quanto si legge nella Gazzetta ferrarese (6 dicembre 1850), proprio Petrucci ne avrebbe scoperto il grande talento, sentendola cantare mentre passava per caso sotto le finestre della sua abitazione, e a lanciarla nel mondo teatrale, accompagnandola nelle sue tournées in Francia e in Inghilterra. Sempre in quegli anni compose anche un Ciro riconosciuto (probabilmente ancora sul noto dramma del Metastasio), che andò in scena nella loggia di palazzo Pepoli a Ferrara, trasformata in palcoscenico per l’occasione. Tra i cantanti figurava il tenore ferrarese Giovanni Sforzini, il quale in seguito riferì alcune notizie sulla vita di Petrucci al pronipote di quest’ultimo, Giuseppe Petrucci, e questi all’archeologo Giuseppe Boschini, primo biografo del compositore (fonte diretta, quest’ultima, dell’articolo della Gazzetta).
Tra la fine degli anni Sessanta e la metà dei Settanta il musicista massese compose: l’oratorio Davide eletto al trono (1769) su libretto di Gianfrancesco Fattiboni, eseguito a Imola per un solenne ottavario promosso dai padri Cappuccini; l’azione teatrale Teseo in Creta rappresentata a Cesena nel 1771, sempre su libretto di Fattiboni; infine la cantata La virtù condottiera della gloria (Imola 1775). Nell’agosto 1776 fu tra i principali compositori impegnati nell’accoglienza al cardinale Guido Calcagnini in visita al suo feudo di Fusignano: su musiche di Petrucci, per quella occasione, il giorno 5 del mese si eseguirono messa e vespro in musica, e il giorno dopo una seconda messa solenne, un Te Deum nel pomeriggio, e infine, a chiusura dei festeggiamenti, la cantata a quattro voci Il museo della gloria, su versi del faentino Niccolò Tosetti. Almeno fin dal 1769 Petrucci veniva indicato nei libretti stampati per queste occasioni come maestro di cappella ferrarese: egli era però solo coadiutore del maestro ufficiale, Pietro Marzola. Alla morte di costui, nel 1784, la carica fu assunta proprio da Petrucci, che la mantenne attivamente fino al 1823 (ormai ultraottantenne). Per vice maestro ebbe il ferrarese Alessio Prati, che invano aveva cercato di ottenere la carica per sé, e ciò proprio nel periodo di poco precedente la sua morte prematura (1788). Negli ultimi anni fu affiancato da Antonio Lodi, poi suo successore.
Dalla fine degli anni Ottanta, all’attività compositiva, rivolta a quel punto prevalentemente alla musica da chiesa, Petrucci affiancò quella di esecutore nei teatri ferraresi, soprattutto come maestro al cembalo: nelle stagioni di Carnevale del 1788-1791, poi ancora nel 1796 ricoprì quel ruolo nel teatro Scroffa, partecipando all’allestimento di opere, la maggior parte buffe, di autori come Cimarosa, Paisiello, Guglielmi. Sempre come maestro al cembalo, partecipò alla serata inaugurale del teatro Comunale di Ferrara il 2 settembre 1798, con l’opera Gli Orazi e i Curiazi di Marco Antonio Portogallo: mantenne quel ruolo nel maggior teatro di Ferrara anche per gli anni successivi fino al 1809 (con due lacune, nel 1802 e 1808), in prevalenza a carnevale, ma talvolta anche nelle stagioni di primavera e d’estate. In uno degli anni in cui non fu impegnato al Comunale, il 1808, compose la cantata Il trionfo della clemenza su testo del conte ferrarese Gaetano Muzzarelli, autore dei versi anche per una successiva cantata, La pace italica (1815), musicata per l’insediamento del nuovo delegato apostolico, monsignor Tommaso Bernetti. Ancora nel 1822, all’età di 85 anni, era attivo come compositore di musica da chiesa.
Morì a Ferrara, il 15 giugno 1828: le esequie furono celebrate in forma solenne nella chiesa di S. Spirito. Il giorno dopo il corpo fu condotto al cimitero comunale accompagnato da professori e dilettanti di musica, che si esibirono gratuitamente. I suoi resti terreni giacciono sotto l’arco 109 senza iscrizione: la sua memoria fu però onorata quando, a metà del secolo XIX, si provvide a risistemare la facciata dell’antico palazzo di S. Crispino, prospiciente l’odierna piazza Trento e Trieste, con le effigi di illustri ferraresi: uno dei medaglioni marmorei fu infatti dedicato a Petrucci, l’unico musicista ivi effigiato (gli altri sono il poeta Ludovico Ariosto, lo scultore Alfonso Lombardi, il pittore Benvenuto Tisi da Garofalo, l’architetto Antonio Foschini, lo storico dell’arte Leopoldo Cicognara e l’ingegnere idraulico Teodoro Bonati).
Oltre le composizioni fin qui citate, numerosi altri brani di musica da chiesa, tutti manoscritti, si trovano nell’Archivio Diocesano del duomo di Ferrara. A questi si aggiunge la Canzoncina a Maria Santissima, brano devoto, conservata nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
Fonti e Bibl.: Ferrara, Biblioteca Ariostea, Cl. I 566: G. Boschini, Opuscoli (ms., prima metà del sec. XIX); C. Laderchi, Notizie biografiche intorno ad Alessio Prati, Ferrara 1825; Gazzetta ferrarese, 6 dicembre 1850; F.-J. Fétis, B. (P.), in Biographie universelle des musiciens, II, Paris 18672, p. 76; A. Cavicchi, Note biografiche su B. P. nel 250° della nascita (dépliant di accompagnamento alle celebrazioni petrucciane), Ferrara 1987; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, Torino 1988, V, pp. 677 s.; The new Grove dictionary of music and musicians, London-New York 2001, XIX, pp. 517 s.; I teatri di Ferrara. Commedia, opera e ballo nel Sei e Settecento, a cura di P. Fabbri, Lucca 2002, ad ind.; I teatri di Ferrara. Il Comunale, a cura di P. Fabbri - M.C. Bertieri, Lucca 2004, ad ind.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 425 s.