BRIGNOLE SALE, Antonio, marchese di Groppoli
Diplomatico, nato a Genova il 22 maggio 1786, morto ivi il 14 ottobre 1863. Iniziò giovanissimo la carriera politica e diplomatica e già nel 1805 era membro della deputazione ligure che si recò a Milano presso Napoleone a chiedere la riunione della Liguria all'Impero francese. Il 12 agosto 1807 Napoleone I lo nominò uditore del Consiglio di stato e il 7 giugno 1809 segretario generale del consiglio straordinario stabilito a Firenze per la liquidazione del debito pubblico in Toscana, quindi (1811) "maître des requêtes au Conseil d'état" col titolo di conte dell'Impero; infine, due anni dopo, prefetto del dipartimento di Montenotte. Alla caduta di Napoleone, ricostituita l'effimera repubblica di Genova da lord Bentinck, il B. fu inviato (28 luglio 1814) quale ministro plenipotenziario al congresso di Vienna, per difendervi l'indipendenza della vecchia repubblica. Ma l'opera sua non poteva avere se non un significato di protesta: la riunione della Liguria al Piemonte era infatti già stata deliberata in un articolo segreto del trattato di Parigi del 20 marzo precedente, e la sua missione a Vienna ebbe quindi lo stesso esito di quella di Agostino Pareto a Londra e a Parigi. Di questa missione il B. diede nel 1816 un ampio resoconto nell'operetta Quelques erreurs réfutées, ecc. Dopo l'annessione della Liguria al Piemonte, egli entrò ai servizî del regno sardo e vi percorse una brillante carriera diplomatica. Nel 1816 fu nominato ministro plenipotenziario di Vittorio Emanuele I presso il granduca di Toscana; nel 1819 ambasciatore alla corte di Spagna; nel 1826 inviato straordinario in rappresentanza del re Carlo Felice all'incoronazione dello zar Niccolò; nel 1836 fu nominato ambasciatore sardo a Parigi, carica che tenne fino ai primi di ottobre del 1848.
Eletto senatore al costituirsi del senato nel 1848 e chiamato a esserne il vice-presidente, nell'agosto del 1849 riprese la sua attività diplomatica, in qualità di ambasciatore alla corte di Vienna, ma tenne per poco l'importante incarico, perché le sue opinioni politiche, specialmente nel campo della politica ecclesiastica, erano nettamente contrarie a quelle del governo.
La figura del B. ha una notevole importanza nella storia politica e diplomatica del Piemonte nella prima metà del sec. XIX. Ardito propugnatore d'idealità liberali nella sua giovinezza, come facilmente s'intravede nello scritto citato più innanzi, nel quale profetizza che il Piemonte si farà nucleo dell'indipendenza e unità italiana, e, meglio, nei pochi brani editi dal Manno di uno scritto Pensées et vøux politiques, inviato a Carlo Alberto, dopo la repressione del tentativo rivoluzionario mazziniano del 1833, egli si getta più tardi a osteggiare virilmente le idealità liberali. Così, quale presidente dell'VIII Congresso degli scienziati a Genova nel 1846, nonostante gli ordini ricevuti dal governo, egli cercò di impedire le manifestazioni liberali e antiaustriache; abbandonò nel 1849 la carica di ambasciatore a Vienna per la politica ecclesiastica del governo; infine, avversò acremente il Cavour in senato. Notevoli fra i suoi discorsi quello contro il disegno di legge per la soppressione degli ordini religiosi ed ecclesiastici, pronunciato il 25 aprile 1855; quello contro il trasferimento della marina militare sarda nel golfo della Spezia (27 giugno 1857); l'altro contro il prestito di cinquanta milioni alla vigilia della guerra del 1859 (17 febbraio 1859). Osteggiò animosamente il trattato di cessione della Savoia e di Nizza alla Francia (26 maggio 1860) e il 21 marzo 1861 si dimise da senatore, perché il senato del regno del Piemonte era divenuto senato del regno d'Italia e questo cambiamento - egli affermava - proveniva da annessioni territoriali alla monarchia sabauda incompatibili con le sue convinzioni religiose e politiche.
Oltre che per la sua attività politica, il B. dev'essere ricordato per le sue opere filantropiche e per il suo mecenatismo verso gli artisti. Fu presidente della giunta degli ospedali a Genova durante l'invasione colerica del 1835 e fondò, insieme con la moglie Artemisia Negroni, il collegio ecclesiastico delle missioni straniere in Genova.
Bibl.: L. Valle, Catalogo delle pubblicazioni relative al Risorg. Ital., nella Biblioteca B. S. De Ferrari, Pontremoli 1925.