BRIÇ ONNET
. Famiglia francese originaria della Touraine Nel corso del sec. XV, varî membri della famiglia arrivarono a posti importanti: Bertrand fu notaio e segretario di Carlo VII; un altro figlio, Jean il giovane, signore di Chanfreau, fu ricevitore generale delle finanze. Il figlio François divenne pure ricevitore generale delle finanze.
Con Jean il Vecchio, signore di Varennes, s'inizia un altro ramo della famiglia. Egli fu maire di Tours nel 1483 e soprannominato il "Padre dei Poveri". Ebbe parecchi figli, il terzo dei quali, Robert, fu arcivescovo di Reims, e primo pari e cancelliere di Francia. Il quarto figlio, Guillaume, morto nel 1514, è conosciuto anche con il nome di Saint-Malo. Creato vescovo di Saint-Malo, divenne il principale consigliere di Carlo VIII; le sue insistenze ebbero - a quanto sembra - gran peso nello spingere il re alla spedizione d'Italia, alla quale il B. prese parte a fianco del re. A Roma si riconciliò con Alessandro VI, che gli conferì il cappello cardinalizio. Dopo la morte di Carlo VIII fu sostituito dal cardinale d'Amboise, e si stabilì a Roma. Convocò a Pisa un concilio di cardinali scontenti di Giulio II e lo trasferì poi a Milano e a Lione. Scomunicato e privato della porpora. ne fu risarcito da Luigi XII con il dono dell'abbazia di Saint-Germain-des-Prés e col governo della Linguadoca. Assolto da Leone X, fu nominato arcivescovo di Reims, poi di Narbona.
Ma la figura più eminente della famiglia è certamente quella di Guillaume (1470-1534), figlio del precedente. Vescovo di Lodève, in possesso dell'abbazia di Saint-Germain-des-Prés nel 1507, vescovo di Meaux nel 1516, egli fu per due volte inviato a Roma; l'ultima, vi restò due anni, tutto preso dai negoziati e dall'applicazione del Concordato. Contribuì, in misura non ancora ben chiarita, allo sviluppo delle prime idee della riforma protestante in Francia. Molto legato con gli scienziati, che sul principio del secolo combattevano la scolastica e cercavano di dare traduzioni delle sacre scritture secondo i metodi di critica degli umanisti, con predicatori, con eminenti teologi e professori e con la sorella del re, Margherita regina di Navarra, egli cercò d'introdurre nella diocesi di Meaux una specie di riforma della religione cattolica. Alla fine del 1520, chiamò presso di sé Lefèvre d'Étaples, Gérard Roussel, Michel d'Arande, Guillaume Farel e altri novatori, che egli si proponeva di mettere a capo della sua diocesi.
Si dice che il re sostenesse segretamente il B. Questi voleva prima di tutto costringere i curati che preferivano il soggiorno di Parigi a risiedere nelle loro parrocchie; cercava d'istruire il popolo affidando la predicazione a collaboratori che condividevano le sue idee, e diffondendo la lettura del Vangelo nella traduzione francese; vietò il pulpito ai francescani. Nel 1524 si sparse la notizia che egli facesse bruciare le immagini, eccettuati i Crocifissi. Però, al pari di Lefèvre d'Étaples e di Gerard Roussel, il B. professava un rispetto sincero per il dogma e per la gerarchia della chiesa, essendo avverso allo scisma e all'eresia militante. Con decreto sinodale del 15 ottobre 1523, proibì di acquistare, prestare o leggere i libri di Lutero, vietando anche ai curati della sua diocesi di permettere la predica ai luterani; infine, nel 1525, affidò al parlamento di Parigi il processo degli eretici, parecchi dei quali furono bruciati vivi. Inimicatisi i francescani di Meaux, perché aveva vietato loro di esporre. nella loro chiesa S. Francesco con le stigmate (1521), da essi fu citato davanti al parlamento di Parigi, che più volte l'aveva ammonito, umiliato e minacciato. Però, protetto sempre da alti personaggi, non si arrivò mai a condannarlo. Dovette, tuttavia, lasciare il vescovado e finì i suoi giorni al castello di Esmans presso Montereau, proprietà dei monaci di Saint-Germain-des-Prés.
Bibl.: G. Bretonneau, Histoire généalogique de la maison des Briçonnet, Parigi 1620. Su Guillaume, vescovo di Meaux: Haag, France protestante, 2ª edizione, art. Briçonnet; Toussaint du Plessis, Hist. de l'église de Meaux, voll. 2, Parigi 1731; G. Bonet-Maury, in Herzog-Hauck, Realencykl. f. protest. Theol. und Kirche, 3ª ed., III, p. 398 segg.