BREUNI (lat. Breuni, Breones)
Popolazione rezia che abitava, nell'età imperiale romana e nei primi secoli del Medioevo, la zona del Brennero. L'ultimo ricordo di questo popolo è conservato in un testamento dell'827 (Th. Bitterauf, Quellen und Untersuchungen z. bayrischen und deutschen Geschichte, n. s., IV, p. 550). Impossibile delimitare i confini originarî del loro territorio, essendo incerta l'ubicazione delle civitates limitrofe. All'epoca della conquista romana (15 d. C.) è improbabile si estendessero più a sud della confluenza della Rienza (Bressanone). Siccome Vipitenum, al di qua dello spartiacque, e il Wipptal, a N. del Brennero, formano un'unità toponomastica, si può supporre che i Breuni abbiano avuto in loro possesso i due fianchi dello spartiacque. Accenni non troppo chiari ai Breomm loca nella Vita Sancti Martini di Venanzio Fortunato (IV, 465) e in una lettera di Teodorico (Cassiodoro, Varia, I, 11) fanno ritenere molto probabile che i Breuni occupassero ancora a quel tempo, anche il pendio settentrionale del Brennero. Nel bacino dell'Inn, la Mellach ad O. e Jenbach ad E. segnano il limite della zona breunica romanizzata di fronte alla penetrazione baiuvara; in quello dell'Isarco, Sabiona presso la Chiusa è nel 550 la sede vescovile dei Breuni (v. bressanone). Tutto questo territorio forma dal sec. VII a. C. un'unità archeologica orientata verso la civiltà veneto-illirica e ben distinta dall'etrusca e specialmente dalla gallica: assume nell'ultimo periodo del ferro caratteri specifici. Non è un caso che l'etnico Brixentes (connesso con Bressanone) combini con quello d'una fondazione euganea, Brixia (Brescia), e del comune di Brixellum (Brescello, Guastalla). La stessa omofonia troviamo fra Breuni e Breonio (1184-1308 Breuni, Breoni) nelle prealpi veronesi, e questa concordanza acquista particolare rilievo per i rinvenimenti archeologici di Breonio, che ci attestano l'esistenza d'una popolazione primitiva lì riparata dall'invasione dei neolitici padani. È quindi probabile che i Breuni rappresentino nel loro fondo etnico una schiatta italica preindoeuropea, sospinta a ritroso dall'Adige e dall'Isarco prima del sec. VII nelle sue sedi storiche, con ramificazioni estese nel versante settt. ntrionale delle Alpi dal lago di Costanza al Salisburgo. Il suffisso un ricorda quello di altre popolazioni retiche del bacino dell'Adige e dell'Inn: cfr. Anauni, Caenauni, Alauni, Sinduni, Camuni; nello stesso modo che quello di Brixentes fa pensare ai Vennontes (Adda), Lepontii (Leventina), ‛Ρουχάντιοι, Κωτουάντιοι.
Gli stanziamenti preromani sui due versanti del Brennero sono molto numerosi, tenuto conto dell'altezza. Importante la loro veste toponomastica specialmente per le frequenti omonimie che dimostrano o uniformità o affinità dello strato etnico fra i Breuni, i Venostes e gl'Isarci. Quasi tutti i nomi locali preromani (di latini non ce n'è alcuno) nel territorio dei Breuni e dei popoli limitrofi sono preindo-uropei, il che vuol dire che questi erano già insediati nell'alto Isarco prima della penetrazione della civiltà e della lingua veneta. È escluso che si possa trattare di sostrato etrusco.
L'influenza latina non si esplica con nuovi stanziamenti, ma con la costruzione (195-215 d. C.) della grande strada del Brennero (v.). Gl'Itinerarî romani indicano le seguenti stationes, tutte con nome barbarico: Sublavione (a Colma d'Isarco); Vipiteno; Matreio; Veldidena. I più importanti rinvenimenti archeologici romani furono fatti a Sabiona, a Mauls, a Matrei, Schonberg, Veldidena (Wilten presso Innsbruck), Zirl, Schwaz e Reit pr. Matzen (Masciacum). I più vecchi centri religiosi cristiani sono Sabiona, dov'era documentato anteriormente il culto di Iside (come a Mauls quello di Mitra), Mauls e Brennero (i "Valentini benedicti templa", di Venanzio Fortunato); nel bacino dell'Inn, Veldidena con la Chiesa di S. Lorenzo dell'inizio del sec. V, descritta da Venanzio Fortunato (Carm., IX, 14). Sulla via del Brennero fra Matrei e Mauls la romanità si spense negli ultimi secoli del Medioevo, durò più a lungo nelle valli laterali; la convivenza di Latini e immigrati Bavaresi si protrasse probabilmente per qualche secolo.
Bibl.: A. Jäger, Über das rhätische Alpenvolk der Breuni, in Sitzungsberichte d. Akad. Wissenschaften Wien, XLII (1863); per la toponomastica prelatina, C. Battisti, in Studi Etruschi, II (1928), pp. 647-682; per la stratografia, C. Battisti, in Archivio Alto Adige, XXIV, 394-401.