Brescia (Brixia)
La città lombarda è citata in If XX 68 Loco è nel mezzo là dove 'l trentino / pastore e quel di Brescia e 'l veronese / segnar poria, s'e' fesse quel cammino. Diversi sono i pareri intorno alla posizione esatta del loco. Interessante è quanto dice il Vellutello: " Abbiamo da notare che la lunghezza di questo lago è contenuta tra Peschiera, castello nel Veronese pur a riva del lago, e Riva di Trento, e in mezzo a punto, pur su la riva, e poco lontano da Malsesene, e per contra ad una isoletta detta san Giorgio, è un luogo, che volgarmente si chiama Termellon, ed è per corrotto vocabolo: imperò che Terminon da termino vuol esser detto perché quivi termina e confina il Bresciano e il Trentino; e perché tutta l'acqua del lago è della diocesi e giurisdizione veronese, però quivi il Veronese vien medesimamente ancora a terminare... "; la tesi del Vellutello è ripresa dal Castelvetro. Secondo il Cesari, l'Alberti (ricordato dal Tommaseo) e l'Andreoli, il loco è da ricercarsi ove il fiume Tignalga sbocca nel lago. Il Cesari basa la sua opinione su una non meglio identificabile carta topografica redatta da un prete veronese; su tale carta vi sarebbe, in prossimità della foce del Tignalga, la notazione " Confine di tre diocesi: veronese, bresciana e trentina ".
Tra i commentatori moderni F. Zane sostiene che il loco è Campione, mentre lo Scartazzini, e sulla sua scia il Momigliano, lo identificano con la chiesetta di S. Margherita posta su un isolotto situato di fronte al promontorio che separa i golfi di Salò e di S. Felice di Scòvolo. Secondo il Mattalia e il Bassermann (Orme 409-410) D. ha semplicemente inteso indicare che le tre giurisdizioni ecclesiastiche hanno una linea comune di confine in un certo punto della superficie del lago. Del resto egli dice s'e' fesse quel cammino, che in realtà non può concretamente essere poiché il loco è un punto della superficie del lago. È da dire infine che nel mezzo non indica necessariamente un punto centrale del lago (cfr. If XIV 94).
Di B. nemica ad Arrigo VII, D. parla anche in Ep VII 22 Quid, praeses unice mundi, peregisse praeconicis cum cervicem Cremonae deflexeris contumacis? nonne tunc vel Brixiae vel Papiae rabies inopina turgescet? A questo proposito B. è ricordata più volte nella Cronica di G. Villani, mentre molti episodi delle cronache bresciane del XIII sec. sono riportati da Salimbene.
I Bresciani, qui magara dicunt, sono avvicinati per il loro dialetto ai Veronesi, ai Vicentini, ai Padovani e ai Trevigiani, in VE I XIV 5 (vedi anche XV 2); sono inoltre citati in If XX 71. Attualmente B. conserva, nella Biblioteca Civica Queriniana, due importanti codici trecenteschi della Commedia (cfr. Batines, Bibliografia 241 e 242; Petrocchi, Introduzione 506).
Bibl. - F. Zane, Osservazioni di un Benacense intorno ad alcuni commenti sopra i versi di D., in cui è fatto cenno del Benaco o Lago di Garda, Milano 1846, passim; rec. di G. Picci, in " Rivista Europea " ibid. 1846, 335; e al riguardo si veda anche F. Zane, Ragionamento apologetico..., ibid. 1847, passim; U. Vaglia, D. e il Bresciano, Brescia 1962, passim.
Lingua. - A differenza del bergamasco, collegato al milanese (v. BERGAMO), il dialetto bresciano è inserito da D. (VE I XIV 4-5) nell'area del volgare vocabulis accentibusque yrsutum et yspidum, contrapposto al molle romagnolo, che accomuna i dialetti veneti di terraferma; e in quest'ambito è accostato dapprima al veronese (e al vicentino) sotto il minimo comun denominatore della forma colloquiale magara, poi al trevigiano per la diffusione dell'apocope e il relativo passaggio di V finale alla sorda f: sembra perciò percepita in qualche modo la vicinanza dei dialetti lombardi orientali a quelli tra i veneti che partecipavano di condizioni ‛ galliche '. In un passo successivo (I XV 2) Brescia compare, con Cremona e Verona, a tracciare i territori confinanti, non si sa se solo dal punto di vista geografico o anche linguistico, di Mantova. V. anche Mantova; Treviso; Verona.