BRECCIOLI
Famiglia di architetti operosi a Roma nel sec. XVII. Le notizie biografiche sono riferite dal Baglione ma la loro attività artistica è ancora da studiare.
Bartolomeo, figlio di Luca Antonio, nato a Sant'Angelo in Vado nella seconda metà del sec. XVI, sarebbe stato, a Roma, allievo di Domenico Fontana. Matematico e idraulico, avrebbe, in patria, lavorato alla chiesa di S. Francesco dedicandosi contemporaneamente a lavori di ingegneria (nel porto di Pesaro e alla rocca di Fano) e di idraulica.
Sempre secondo il Baglione, a Roma, nel palazzo Rucellai sul Corso (ora Ruspoli) avrebbe compiuto il cornicione e edificato l'altana (che già compare nella pianta del Tempesta del 1593): disegnata con spirito non discosto da quello assai frequente a quei tempi in Roma in esempi consimili ma con un gusto dell'essenziale che si accorda felicemente con la serena e scarna fabbrica ammannatesca.
La stessa fonte e il Martinelli ricordano ancora, tra l'altro, la "nova habitatione dei Clavarii presso S. Ignazio", lavori per il cardinale Lante, l'altar maggiore della chiesa di S. Giuseppe a Capo le Case (tuttora in loco), costruita nel 1628 per le carmelitane riformate, una torre a S. Felice al Circeo per i Caetani, ecc.
Con Carlo Maderno e Domenico Castello il B. lavorò alla villa papale di Castel Gandolfo e alla morte del Maderno (1627) ne continuò l'opera al Monte di Pietà e in S. Maria della Vittoria, mentre con Matteo Castello lavorò al convento di S. Maria della Scala in Trastevere. Misuratore camerale con G. A. Bonazzini dal dicembre 1627 all'aprile 1633, il suo nome compare dal 10 genn. 1623 al novembre 1637 in tarature, misure e stime di tutte le più o meno importanti opere in corso a Roma in quegli anni (cfr. Archivio di Stato di Roma, Camerale I,Giustificazioni di tesoreria, busta 52, fasc. 12; busta 59, fasc. 4, 5, 10, 12; Camerale I,Fabbriche, reg. 1546; Camerale I,Giustificazioni di tesoreria, busta 59, reg. 9; busta 76, fasc. 3, 4, 6, 11, 12; busta 77, fasc. I, 2, 4, 5, 7, 10; busta 80, fasc. 7; busta 82, fasc. 9, 13, 16).
Secondo il Baglione (p. 347) morì nel gennaio 1637 e fu sepolto nella chiesa di S. Susanna, ma la data è da posporre visto che gli ultimi documenti più sopra citati (busta 82) si riferiscono a misure e stime nel palazzo Vaticano, S. Bibiana e Castel Gandolfo del 4 maggio e 21 nov. 1637 e che prima del 4 giugno sottoscrisse un conto di G. F. Romanelli per un quadro per la cappella del pontefice, per una copia del medesimo e per un affresco nella volta della galleria del pontefice.
L'attività di Bartolomeo appare più quella di restauratore e "adattatore" di opere già da altri iniziate o impostate che d'architetto originale, ma per quel poco che si può ricostruire della sua opera egli appare del tutto inserito nel clima del tardo manierismo romano e dotato di probità professionale sicura quanto aproblematica.
Filippo, suo fratello, era parente del Maderno avendo sposato Orsolina Tartaglini, nipote della sua seconda moglie Angela Calina.
I contatti con il Maderno sono testimoniati da numerosi documenti: infatti il Maderno nel testamento (6 nov. 1607) lascia legati sia a Filippo sia a Orsolina, e Angela Calina nomina Filippo tra i suoi creditori (23 marzo 1618, cfr. Ragguagli..., pp. 88 s.); una nota del 4 marzo 1621 precisa che Filippo aveva pagato 25scudi alla chiesa di S. Maria della Scala come da legato della moglie del Maderno (Archivio di Stato di Roma, Corporaz. religiose,Carmelitani scalzi di S. Maria della Scala, reg. 1170, c. 216v).
Fu il B. a valutare i marmi della bottega del lapicida Leone Garovo che il Maderno, come procuratore della figlia, vendette il 2 nov. 1621(Ragguagli..., p. 52);nello stesso giorno il B. era testimone alla costituzione di una società tra Francesco Borromini, Girolamo Novo e Bernardino Daria (Archivio di Stato di Roma, Collegio dei Trenta Notai Capitol., Uff. 25, notaio Julius Raymundus, LXXVIII, c. 9). Il 16 genn. 1623il Maderno vendeva a Filippo una vigna presso S. Pancrazio che già era appartenuta a Anna Calina (Ragguagli..., p. 52).
Il primo documento che si riferisce all'attività di Filippo è una stima, da lui firmata il 30 genn. 1606 con Ottaviano Mascherino, di una casa nel rione di S. Eustachio (Archivio di Stato di Roma, Miscellanea famiglie, busta 180, fasc. 13, inserto 22; cfr. anche notaio Buccamatius Dominicus,Tribunale delle acque e strade, XII, anno 1606, f. 181). Misuratore camerale, il suo nome appare dal 1623, insieme con quello di Angelo Bonazzini, nei conti per i lavori nei palazzi vaticani, a Monte Cavallo, a Castel S. Angelo, a Fiumicino, Castel Gandolfo, ecc.
Tra le numerose opere che gli sono attribuite dal Baglione è il completamento di S. Giacomo in Augusta condotto sotto la direzione del Maderno su disegni di Francesco Capriani da Volterra: in questa chiesa sarebbe opera di Filippo la cappella Jacobacci che era compiuta nel 1600 (cfr. M. Zocca, in Boll. d'arte, XXIX[1935], pp. 519-529 [passim]). I lavori di S. Giacomo erano stati finanziati dal card. Salviati, per le cui esequie, in quella chiesa, Filippo disegnò il catafalco.
Il Baglione e il Martinelli (p. 182) gli attribuiscono la sacrestia e la sala del capitolo del convento di Trinità dei Monti costruite tra il 1617 e il 1622; negli anni 1621-22, con Carlo Maderno, sovrintese ai lavori della scala a lumaca nella "casa grande" dei Barberini ai Giubbonari, della quale i due si occuparono, anche con il Bonazzini, sino al 1627 (D'Onofrio).
Il 14 sett. 1624 con il Maderno e G. B. Scala firmò la stima del palazzo del cardinale titolare di S. Lorenzo in Lucina (oggi Fiano-Almagià; cfr. Via del Corso, pp. 166 s.).
Il Baglione e il Martinelli (p. 88) attribuivano a Filippo la facciata di S. Maria in Aquiro a piazza Capranica; il Baglione (p. 48) scrive anche che il Maderno "diede gli ordini al Breccioli della fabbrica degli orfanelli"; il Giovannoni, sulla base del progetto originale conservato all'Albertina (già attribuito a Martino Longhi il Vecchio), gli assegna solo la parte basamentale della facciata. Filippo sarebbe morto, secondo il Baglione (p. 347), all'età di 53 anni il 16 aprile 1627, ma i due ultimi documenti dell'Archivio di Stato di Roma riguardanti la sua attività sono del 14 maggio e del 2 ag. 1627.
Il figlio Luca Antonio, anch'egli architetto, è nominato in documenti relativi a S. Silvestro in Capite (J. S. Gaynor-I. Toesca, S. Silvestro in Capite, Roma s.d. [ma 1963], p. 49).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Camerale I,Giustificazioni di tesoreria, busta 52, fasc. 2, 4, 6, 13, 15; busta 59, fasc. 8, 11; Ibid., reg. 22, 25; Camerale I,Fabbriche, vol. 1543(tutti per Filippo); G. Baglione, Le vite de' pittori,scultori et architetti, Roma 1642, pp. 48, 182, 346 s.; F. Martinelli, Roma ornata... [1660-63], a cura di C. D'Onofrio, Firenze 1969, ad Ind.;F. Titi, Nuovo studio di pitt.,scoltura e archit. nelle chiesedi Roma, Roma 1721, pp. 321 s.; Via del Corso, Roma 1961, pp. 79, 138, 155, 173, 213 (per Bartolomeo); 138 s., 166 s. (per Filippo); Ragguagli Borrominiani (catal. a cura di M. Del Piazzo), Roma 1968, ad Indicem;G. Giovannoni, Chiese della seconda metà del Cinquecento in Roma [1913], in Saggi sull'archit. del Rinascimento, Milano 1931, pp. 224-226;C. D'Onofrio, Roma vista da Roma, Roma 1967, p. 53; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 558s.