BREA
Pittori di origine nizzarda. Possediamo ben poche notizie biografiche. Antonio, quasi certamente fratello minore di Ludovico, nato a Nizza qualche decennio dopo il 1450 e qui sposato con una certa Luisetta; era già morto il 17 marzo 1527 (Labande, 1937, p. 174). La sua prima opera conosciuta è il S. Antonio della Galleria di Palazzo Bianco a Genova, frammento di un polittico eseguito per la chiesa di Costarainera presso Taggia (Imperia). L'opera è datata 1504 e firmata da Antonio e da un suo cugino anche lui di nome Antonio (forse il pittore veneziano A. Ronzen). Con quest'ultimo artista, nel 1522, Antonio promette (Alizeri, p. 288) di eseguire un polittico (perduto) raffigurante S. Giuseppe e santi, per. la chiesa di S. Luigi a Marsiglia. Con la sola firma di Antonio, e la data 1516, è il polittico con S.Michele arcangelo, della parrocchiale di Diano Borello (Imperia); di un anno più tardi sono quelli con S. Giovanni Battista per l'omonima chiesa di Bonson (Alpi Marittime) e con S. Mauro (disperso) per la chiesa di Villefranche. Firmato, e datato al 1518, è il polittico della parrocchiale di Diano Borganzo (Imperia) con la Vergine in trono, il Figlio e santi (restaurato di recente: cfr. Bollettino d'arte, LI [1966], pp. 204 s.).
In tali opere documentate (tranne forse che nel S. Antonio di Palazzo Bianco) si riscontra un gusto che non si discosta da quello di Ludovico; ma lo stile pittorico di Antonio è certo assai più scadente e fiacco, strettamente legato alla coeva pittura quattrocentesca dell'Italia settentrionale. È da ritenersi giusta l'attribuzione ad Antonio della pala con la Deposizione della chiesa di Cimiez nei pressi di Nizza (Labande, 1937, p. 186), mentre il S. Siro tra i santi Andrea e Bartolomeo della parrocchiale di Nervi, attribuito all'artista nizzardo da G. Frizzoni (V. Foppa, in L'Arte, XII[1909], pp. 259 [ill.], 260), è opera lombarda dei primi del Cinquecento, prossima a Teramo Piaggio.
Francesco, figlio di Antonio, nacque a Nizza verso la fine del Quattrocento. Il 2 maggio 1512 prese la tonsura, ma ciò non gli impedì di sposarsi con una certa Franceschetta, nell'anno 1536 (La bande, 1937, p. 190). L'ultima notizia risale al 1555, data del polittico firmato nella chiesa di St. Martin-d'Entraunes.
Sua prima opera conosciuta dovrebbe essere quel frammento di polittico raffigurante S. Fabiano (Genova, depositi di Palazzo Bianco) che l'Alizeri dice essere appartenuto ad un dipinto firmato da Francesco e datato al 1530. Fra il '30 e il '39 sono da porre anche i Ss. Fabiano e Rocco (opera firmata) già in coll. Salomon a Parigi. Nel 1538 Francesco è a Taggia ove fissa la sua dimora, almeno fino al 1547. Qui esegue numerose opere quali il Crocifisso nella parrocchiale del 1543 (perduto), affreschi nel palazzo comunale del 1544 (perduti), il polittico di S. Tommaso per la chiesa di S. Domenico (resta solo uno scomparto con S. Antonino). Del 1545 è il polittico dell'oratorio di Ceriana con S. Caterina d'Alessandria. Nel 1547 collabora con Giovanni Cambiaso nella decorazione ad affresco delle pareti e delle volte della chiesa di S. Maria del Canneto presso Taggia, decorazione che ben mostra la notevole differenza di temperamento dei due artisti: l'uno, Francesco, ancorato alla vecchia tradizione quattrocentesca dell'Italia settentrionale, l'altro ormai sotto l'influsso della pittura romana di primo Cinquecento (Suida Manning, pp. 15 s.). Secondo le fonti, la cooperazione tra Francesco e il Cambiaso sembra sia continuata nella pala con la Resurrezione di Cristo (parrocchiale di Taggia) ove però la mano di Francesco non è riscontrabile, mentre è ben chiara nella predella di un'altra pala con la Vergine in trono e santi, conservata nella stessa parrocchiale di Taggia. L'ultima opera documentata è la pala con la Vergine del Rosario nella chiesa di St. Martin-d'Entraunes (Alpi Marittime), firmata e datata 1555.
Da tali opere sicure e da altre attribuite (Madonna in trono e santi della chiesa di S. Bartolomeo a Nizza, S. Rocco, la Pietà della cattedrale di Monaco, S. MariaMaddalena e santi della chiesa di Contes nelle Alpi Marittime, polittico dell'Immacolata nella chiesa dei penitenti neri a Sospel nelle Alpi Marittime) Francesco si rivela un pittore che ricalca con debole e fiacca personalità i modi, talvolta gli stessi soggetti, di Antonio e di Ludovico Brea.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. alla voce Brea Ludovico si veda: Genova, Bibl. Berio: P. N. Calvi, Annales conventus tabiensis (1623), ms., passim;F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria..., II, Genova 1874, pp. 287-290; E. Cais de Pierlas, La genealogia dei B., in Il pensiero di Nizza, giugno 1890, pp. 8-11; F. Brun, Jean Miraiheti et les trois B., in Annales de la Soc. des lettres,sciences et arts des Alpes Maritimes, 1890, pp. 77-110; W. Suida, Genua, Leipzig 1906, p. 79; J. Levrot, Catalogue de l'exposition rétrospective d'art règional, Nice 1912, pp. 60 ss. (per Antonio), 75 s. (per Francesco; cfr. recens. di G. Cagnola, in Rassegna d'arte, XII [1912], pp. 84-87, con bibl.); L. Reghezza, Les peintres... B. et leurs æuvres à Taggia, in Nice historique, 1912, pp. 77-87; L. H. Labande, Les B., Nice 1937; Id., Les B. peintres niçois... (catal.), Nice 1937; G. Martin Méry, Les primitifi méditerrandens (catal.), Bordeaux 1952, pp. 104 s.; B. Suida Manning, L. Cambiaso..., Milano 1958, pp. 14 ss., 212 s., 299 (per Francesco); J. Thirion, Primitifs de Nice (catal.), Nice 1960, pp. 17 ss.; La pittura a Genova e in Liguria, I, Genova 1970, pp. 156 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 557.