Brave ragazze superstar
Dopo boyband e teenidol, il rinato impegno sociale in campo musicale porta al successo quelli che la pensano in modo laterale, che non seguono il gregge ma ‘vendono’: su di loro le major discografiche stanno puntando il loro interesse. Sono i new normal, come le cantanti Taylor Swift, Lorde e Alessia Cara.
Se il rock (a volte) è impegno, il pop è (quasi sempre) divertimento. Siamo cresciuti con questo paradigma pensando che in fondo, passata l’onda dei cantautori e dell’impegno anni Settanta, i grandi successi dovessero essere solo canzonette.
Sensazione confermata dalla tendenza al disimpegno che ha dominato la musica per teen all’inizio del nuovo millennio. Così le canzoni di boyband e teenidol hanno iniziato a parlare di voglia di fare festa, di avere la borsa giusta e le ultime sneakers, di un successo personale che si misura con il macchinone o con il numero dei follower sui social network.
Uno stile di vita da carpe diem superficiale. I ragazzini pensano soltanto a divertirsi? E allora diamogli delle canzoni che parlino di quanto sia bello spassarsela.
Non ci vuole uno studio approfondito di marketing per capire che la ricetta funziona senza troppi sforzi.
Ma qualcosa sta cambiando. In un panorama musicale in cui i consumi sono frammentati anche le nicchie possono diventare commercialmente interessanti grazie al passaparola globale. Ecco allora che le major discografiche iniziano a considerare anche gli outsider, quelli che la pensano in modo laterale e che non seguono il gregge. Non che prima dominasse il pensiero unico, ma gli artisti e i generi ‘ribelli’ preferivano rimanere nell’underground perché al minimo accenno di successo venivano accusati di essere ‘commerciali’, dei venduti. Ci sono state le immancabili eccezioni alla regola, vedi i Nirvana oppure quasi tutto il mondo hip hop che ha le sue basi nell’essere contro, nel riscatto dal ghetto e nella credibilità del venire dalla strada.
La ribellione che faceva guadagnare milioni.
C’era però una categoria trascurata dalla musica. Quella, per usare una definizione sociologicamente fresca, dei new normal. Non sono ribelli, non sputano su tutto in stile rapper o rocker arrabbiato, ma non se la sentono proprio di fare quelli che va tutto e sempre bene. E invece che cantare d’amore preferiscono far sentire la propria voce in altro modo.
I primi segnali che anche quella fetta di adolescenti chiedeva di essere rappresentata li hanno dati Taylor Swift e Lorde. La prima ha fatto una lenta ma costante scalata all’immaginario teen: partita dall’essere una stellina del country è arrivata a dominare qualsiasi premio e qualsiasi classifica mondiale. Vende milioni di dischi, è nella top 100 delle celebrity più ricche del 2015 secondo la rivista economica Forbes ed è talmente potente da aver costretto un colosso come Apple a fare retromarcia su una questione di diritti da pagare agli artisti per l’utilizzo delle canzoni. Lei è la classica ragazza acqua e sapone, mai un’esagerazione, mai un capello fuori posto, mai un centimetro di pelle scoperta di troppo. Ma ancora troppo perfetta per essere new normal: Taylor Swift è la prima della classe.
Nel 2014 c’è stata l’esplosione di Lorde: nella sua canzone di debutto Royals snobba auto di lusso, champagne e diamanti perché non interessano quelli come lei, quelli che non hanno un indirizzo con un CAP di lusso. Le hanno creduto e in 10 milioni hanno comprato la canzone portandola a vincere anche 2 Grammy. La neozelandese, nata
nel 1996, è andata oltre. Nelle interviste ha criticato le colleghe che ricorrono a tattiche choc per far parlare di sé: «Arriveremo a vedere 2 persone che fanno sesso sul palco dei Grammy», ha profetizzato. Una stoccata diretta alle trasgressioni (messinscene?) di Miley Cyrus, al lolitismo di Ariana Grande e al dentro e fuori dalle cliniche di rehab di Selena Gomez e Demi Lovato.
Taylor Swift e Lorde hanno fatto scuola. Sull’onda del ‘sono diversa’ è arrivata al numero 2 delle classifiche di vendita americane Halsey. Vero nome Ashley Nicolette Frangipane, ha 20 anni e i capelli azzurri, ma non è una fatina. Si definisce 3 volte bi, ovvero bisessuale, bipolare e birazziale (il padre è afroamericano, la madre italoamericana) e le canzoni del suo album di debutto Badlands raccontano di un’adolescenza fuori dai binari. Siamo lontani dal vuoto festaborsetta ma anche dalla normalità: più che un modello da copiare Halsey sembra sublimare la trasgressione che le sue fan non riescono a mettere in pratica.
Il modello da imitare allora è Alessia Cara, classe 1996, sbarcata nelle radio di tutto il mondo con Here. Non bastassero gli oltre 10 milioni di visualizzazioni per il suo brano di debutto, è arrivato anche l’endorsement di Lorde via Twitter.
La canzone è autobiografica e lei si chiede «che ci faccio qui?», la classica domanda da adolescente. Il suo odiato ‘qui’, quell’here da rigettare, non è però un generico mondo ostile dei grandi contro cui ribellarsi, ma una festa a cui non vorrebbe essere perché non le interessano i pettegolezzi delle coetanee, l’angolino in cui un gruppetto si passa una canna o quelli che stanno male perché hanno bevuto un paio di shot di troppo. L’italocanadese – all’anagrafe fa Caracciolo di cognome – si autoproclama «pessimista asociale» e giura di esserci stata veramente a un party come quello descritto nella canzone. «Ho chiamato mia mamma e le ho detto di venirmi a prendere. Mi sono sempre sentita una outsider, una strana, non certo una da festini», racconta. La sua serata ideale, sempre stando al testo, è con gli amici ad ascoltare musica «con un messaggio dentro»: «Cerco di non dire le cose che dicono tutti gli altri. C’è bisogno di belle canzoni, ma la gente ha anche bisogno di sentirsi dire qualcosa. I miei testi vengono da temi con cui mi confronto ogni giorno. E credo che lo stesso capiti a ogni ragazza della mia età».
Niente eccessi. Alessia non è perfettina come Taylor. E non è neanche un agent provocateur (spontaneo o costruito a tavolino?) come Miley o una ribelle alla Halsey. «Vedo che molte donne sembrano costrette a fare certe cose, c’è pressione ad assumere certi atteggiamenti», denuncia.
Temi che saranno sviluppati nell’album di debutto in canzoni come Scars till you’re beautiful, che critica quanto i modelli culturali dominanti vogliano imporre a tutte la magrezza come canone di bellezza. «È un brano sull’amare se stessi, sull’accettarsi come si è», dice lei.
Non è l’unica di questa nuova nidiata di teen con un’inclinazione conscious nei testi. C’è anche Sydney Sierota. Lei è californiana e, assieme ai 3 fratelli, ha formato gli Echosmith. Sono quelli di Cool kids, canzone in cui quelli che piaceranno anche a molti in fondo restano quelli che «hanno macchine veloci, ma non sanno dove vanno».
In Italia il fenomeno non si vede ancora. Non ci sono artisti estremi.
Né nell’essere ribelli, né nell’essere new normal, né nella provocazione.
La differenziazione del prodotto non è ancora arrivata. Tutte le ragazze del nostro teen pop parlano la stessa lingua. Le canzoni girano intorno al tema amore e c’è la garanzia che l’appiattimento creativo degli autori abbia piazzato riferimenti a elementi meteo o atmosferici: cielo azzurro e notti stellate per i romantici innamorati, nuvoloni e pioggia per le storie finite male.
Lorde
Nata ad Auckland, Nuova Zelanda, il 7 novembre 1996, il suo vero nome è Ella Marija Lani YelichO’Connor e viene scoperta a 12 anni da un talent scout che l’anno seguente le procura un contratto con una major discografica. Inizia quindi la sua crescita musicale tramite la collaborazione con diversi artisti e matura un suo stile personale anche grazie alla grande capacità di scrittura che le deriva dalle letture cui la madre l’aveva spinta sin da piccola. A marzo 2013 esce per via digitale, e successivamente a maggio su cd, il suo primo ep (extended play, un disco in vinile o cd la cui durata è superiore a un singolo e inferiore a un album, e che contiene in genere 4 brani), The Love club, contenente 5 brani, incluso Royals, che nel giro di pochi giorni si piazza al vertice della classifica neozelandese per 3 settimane, assieme ad altri 3 suoi brani, rendendola la prima artista neozelandese ad avere 4 brani contemporaneamente nella top 20 (uscito negli USA, Royals vende 85.000 copie nella prima settimana). Il suo primo album Pure heroine esce a settembre sempre del 2013. Lorde ha curato la selezione dei brani musicali per il film Hunger games. Il canto della rivolta – parte 1: tra questi anche il suo Yellow flicker beat.
Taylor Swift
Nata a Reading, Pennsylvania, il 13 dicembre 1989, è cresciuta in una fattoria; si è appassionata sin da piccola alla musica country, alla poesia – cui attribuisce il merito di averla trasformata in una cantautrice – e alla recitazione. A 12 anni ha scritto la sua prima canzone, Lucky you, e in occasione di una visita a Nashville ha distribuito demo di canzoni da lei cantate a tutte la case discografiche della zona, ma è stata puntualmente rifiutata. Grazie a una sua esibizione in Pennsylvania, è stata notata da un manager e 2 anni dopo è stata contattata dalla RCA per un contratto che alla scadenza non avrebbe rinnovato, in quanto la casa non le permetteva di registrare canzoni composte da lei. Nel frattempo continuava a esibirsi in pubblico a Nashville, fino a quando Scott Borchetta l’ha invitata a essere la prima artista della sua neonata casa discografica, alla quale tutt’ora è legata. Nel 2006 ha venduto 5 milioni di copie con il suo primo album in studio, Taylor Swift, rimasto in classifica per 275 settimane.
È entrata nel Guinnes world record per la vendita digitale più veloce con Speak now e per il maggior numero di canzoni in classifica simultaneamente; i dati parlano di 40 milioni di album e 130 milioni di singoli in digitale.
Agli MTV video music awards 2015 la Swift è stata l’artista più nominata (13 nomination) e la più premiata con 4 statuette. Come attrice ha preso parte ad alcuni documentari, un episodio di CSI: Crime scene investigation e a 2 film: Appuntamento con l’amore (2010) di G.Marshall e The Giver - Il mondo di Jonas (2014) di Ph. Noyce.