BRASAVOLA (Brasavoli), Antonio, detto Antonio Musa
Nacque a Ferrara il 16 genn. 1500 da Francesco, patrizio ferrarese, e da Margherita Maggi, di nobile famiglia bresciana.
Avviato in un primo momento alla carriera ecclesiastica, si dedicò successivamente a studi di musica e di diritto. Infine intraprese lo studio delle arti liberali, con tanto successo da essere invitato nel 1519 - dopo soli due anni di corso - a tenere pubbliche lezioni sull'Isagoge di Porfirio, e da conseguire l'anno successivo la laurea in filosofia e medicina, sostenendo pubblicamente le proprie Conclusiones non soltanto a Ferrara, ma anche a Padova e a Bologna. Nel 1521 entrò al servizio di Ercole II d'Este, primogenito di Alfonso I duca di Ferrara, e nel 1528 lo seguì in Francia, dove riscosse fama e onori discutendo pubblicamente a Parigi per la durata di tre giorni de quolibet scibili. Il Collegio medico della Sorbona lo accolse fra i suoi membri, mentre il munifico Francesco I volle riconoscere la sua abilità attribuendogli il soprannome di Musa e insignendolo della croce di S. Michele.
Tornato in patria, lo stesso anno il B. prese in moglie Cassandra Roberti. A Ferrara si dedicò all'esercizio della professione medica e all'insegnamento universitario, ricoprendo la cattedra di medicina dopo avere insegnato per otto anni logica e per nove anni fisica. Divenne intimo di Paolo III quando, nel settembre 1541, il papa lo fece chiamare a Lucca dove, recatosi per incontrare l'imperatore Carlo V, era stato colpito da una grave infermità. Al seguito del pontefice il B. si trasferì a Roma, e qui soggiornò per quattro anni consecutivi, ospite del cardinale d'Este, insegnando per questo periodo medicina all'archiginnasio della Sapienza, e venendo accolto nel 1543 nel Collegio dei medici. L'inferma salute lo costrinse a far ritorno a Ferrara, che tuttavia abbandonò spesso per adempiere a Roma alle funzioni di archiatra pontificio. Da una dedica preposta all'Examen omnium Loch, indirizzata a Baldovino dei Baldovini vescovo di Mariana in Corsica, apprendiamo che, a un anno dalla morte, il B. si preparava a lasciare Roma, probabilmente per entrare al servizio di questo vescovo. Ma la morte lo raggiunse a Ferrara il 6 luglio 1555.
L'attività del B. abbracciò i campi più disparati dello scibile: si occupò di diritto (a lui si attribuisce la compilazione del codice di Ferrara adottato da Ercole II), di filosofia, di storia, di poesia. Curò la pubblicazione delle opere complete di Celio Calcagnini, che uscirono a Basilea nel 1544, cioè tre anni dopo la morte del loro autore. Ma gli interessi principali del B. - e i suoi maggiori meriti - riguardano il campo delle scienze medicobiologiche. Allievo di Giovarmi Menardo e di Nicolò Leoniceno, con la sua attività scientifica e didattica egli fece dell'università di Ferrara uno dei centri europei più importanti per lo studio delle scienze biologiche e della botanica medica in particolare: Gabriele Falloppio fu uno dei suoi allievi. Al B. si deve l'organizzazione dell'Orto botanico del Belvedere, uno dei primi e dei più famosi d'Italia, istituito nel 1536 su un isolotto del Po concesso dal duca di Ferrara e arricchito ogni anno, di nuove piante esotiche grazie ad apposite spedizioni in Grecia e in Asia Minore. Raccolse inoltre uno dei più notevoli erbari del tempo, compiendo viaggi al seguito del duca di Ferrara in Liguria, in Francia e in Dalmazia.
Queste iniziative gli permisero di studiare in modo sistematico le proprietà medicinali delle piante, sperimentandone l'uso non soltanto su cani ma anche su detenuti messi a sua disposizione dal duca di Ferrara: i risultati di queste ricerche sono esposti nell'Examen omnium simplicium medicamentorum, la sua opera più completa e più significativa. Si tratta, innanzi tutto, di un ricchissimo catalogo di tutte le piante, i semi, i frutti (e anche, nella seconda parte, delle pietre, terre e metalli) in uso nelle farmacie di Ferrara, e di una discussione delle loro reali proprietà medicinali. Il lavoro risponde a una duplice esigenza che impronta tutta l'opera botanica del B.: da un lato la necessità - che è sentita anche da altri esponenti del movimento rinascimentale di rivalutazione della medicina classica - di procedere a una identificazione critica dei vegetali di cui parlavano gli antichi, resa indispensabile dai travisamenti linguistici e dalle arbitrarie interpretazioni della tradizione medievale. Il cedro della Media descritto da Teofrasto o da Plinio - osserva per esempio il B. - non ha nulla a che fare con il cedro che cresce in Liguria o in Campania: è errato dunque attribuire a quest'ultimo le medesime proprietà medicinali decantate dalla medicina classica. D'altro canto il B. si fa interprete di un'esigenza ancor più radicale: egli denuncia l'inadeguatezza delle conoscenze botaniche degli stessi scrittori antichi (e, a maggior ragione, degli Arabi), facendo notare che Teofrasto o Dioscoride complessivamente conoscevano appena una centesima parte dei vegetali noti ai moderni. Non si può assumere dunque la letteratura classica - con i suoi errori e le sue lacune - come criterio per giudicare la validità dei rimedi. "Noi - afferma il B. - non vogliamo imitare coloro che rifiutano l'uso del decotto di guaiaco perché gli antichi non ne hanno parlato" (Examen, p. 66). Soltanto la ratio e l'experimentum sono, agli occhi del B., strumenti capaci di far progredire l'arte medica: e in particolare egli sottolinea la funzione insostituibile dell'esperienza, "signora di tutte le cose" (ibid., p. 15), nel lavoro di ricerca di nuove specie vegetali e delle loro proprietà medicinali.
Opere. Il B. fu scrittore eccezionalmente prolifico: col suo nome comparvero più di quaranta opere a stampa, e molte altre rimasero manoscritte. Fra le principali ricordiamo: In Porphyrii Isagogas vel quinque voces commentatio, Ferrariae 1530 (è il testo delle lezioni tenute dal B. nel 1519, pubblicato a cura di due suoi allievi, T. e F. Zanchi); Examen omnium simplicium medicamentorum quorum in officinis um est, Romae 1536 e 1537:le successive edizioni comparvero "cum adnotationibus Aloysii Mundellae Medici Brixiani", Basileae 1538 e 1543, Venetiis 1538, 1539, 1543, Lugduni 1544, 1545, 1556; Examen syruporum quorum publicus usus est, Lugduni 1540, Venetiis 1545; In octo libros aphorismorum Hippocratis et Galeni,commentaria et annotationes,cum indicibus copiosissimis, Basileae 1541 e 1542; Examen Ommum electuariorum,pulverum,et confectionum catharticorum, Venetiis 1543 e 1548, Lugduni 1556; Examen omnium catapotiorum,vel pillularum,quarum apud pharmacopolas usus est, Venetiis 1543, Basileae 1543, Lugduni 1546; Quod nemini mors placeat, Lugduni 1543; In libros Hippocratis et Galenis de ratione victus in morbis acutis commentaria et annotationes, Venetiis 1546; De vino, Venetiis 1550; Index refertissimus in omnes Galeni libros, in fondo a Galeni omnia quae extant opera, Venetiis 1551, 1557, 1565, 1625; Examen omnium trochiscorum,unguentorum,ceratorum,emplastrorum,cataplasmatum,collyriorum,et pulverum,quorum Ferrariae est usus, Venetiis 1551, Lugduni 1555; Examen omnium Loch. id est liuctuum,suffus,id est,pulverum,aquarum,decoctionum,quorum apud Ferrarienses Pharmacopolas usus est,de morbo gallico tractatus, Venetiis 1553, Lugduni 1555 e 1557; De ordine et modo iuris dicendi, Venetiis 1554, scritto su comando di Ercole II; De medicamentis tam simplicibus quam compositis catharticis,quae unicuique humori sunt propria, Lugduni 1555, Tiguri 1555; De radicis Chinae usu,cum quaestionibus de ligno sancto, Venetiis1566; Conclusiones, testo delle tesi di laurea del B. pubblicato da G. Baruffaldi, Commentario istorico-erudito, pp. 121-129.
Bibl.: P. Bayle, Dict. histor. et critique, Amsterdam 1702, s.v. Brasavolus; G. Baruffaldi, Comm. istorico-erudito all'iscriz. eretta nell'almo Studio di Ferrara l'anno 1704,in mem. del famoso Antonio Musa B. ferrarese, Ferrara 1704; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, I, Venezia 1734, p. 212; G. M. Mazzuchelli. Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia, 1763, pp. 2023-28; A. F. Castellani, De vita A. Musae Brasavolae, Mantova 1767; G. Aladni, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, p. 374; L. Ughi, Diz. stor. degli uomini ill. ferraresi, I, Ferrara 1804, p. 90; Bibliographie univ., Paris 1812, sub voce; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, III, Napoli 1845, pp. 100, 104 s., 463; F. Hoefer, Histoire de la botanique, Paris 1872, p. 107; Bibliografia romana, Roma 1880, pp. 40 s.; E. Narducci, Giunte all'opera "Gli Scrittori d'Italia", Roma 1884, p. 109; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, I, Venezia 1895, p. 37; II, ibid. 1901, p. 23; O. Mattirolo, L'opera botanica di Ulisse Aldrovandi, Bologna 1897, pp. 7 ss.; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, V, New York 1941, pp. 445-62 e 467-69; A. Visconti, La storia dell'Univ. di Ferrara, Bologna 1950, pp. 49-55, 69 s.; F. Secret, L'"imitatio Christi" di A.M.B., in Convivium, XXX (1962), pp. 47-51.