BRÂNCOVEANU, Constantin, principe di Valacchia
Figlio di Papa Brâncoveanu, ucciso dai mercenarî ribelli nel 1655, e di Stanca. figlia del ricco Costantino Cantacuzeno, che aveva sposato Elena, figlia del principe Radu Şerban. Occupò varie cariche sotto i principi della seconda metà del sec. XVII e godette speciali favori sotto il regno dello zio, Şerban Cantacuzeno. Morto questo, in ancora giovine età, nell'ottobre 1688, Costantino, per l'influenza dei fratelli della madre, tra i quali Costantino Cantacuzeno, che aveva fatto gli studî a Venezia e a Padova, fu imposto al paese ed eletto principe. I Turchi lo riconobbero.
In quel momento la situazione del principato era critica. Gl'imperiali avevano liberato dai Turchi il regno d'Ungheria ed erano entrati, sotto il generale Veterani, nel Banato e nella Valacchia, prima che fosse concluso il trattato di garanzia dell'indipendenza valacca che Şerban aveva progettato. Consigliato dagli zii materni, il nuovo principe non volle decidersi a favore degli imperiali, che gli parevano perseguire scopi egoistici, dannosi ai diritti e alle tradizioni del paese. Non poté però impedire l'entrata di un altro generale austriaco, Heissler, che mostrava di favorire gl'intrighi della vedova di Serban, la quale cercava di contrapporre a Costantino il figliuolo Giorgio, assistita da Costantino Bălăceanu, cognato di Giorgio e colonnello degl'imperiali. Costantino chiamò in soccorso i Tartari e dovette assistete alla devastazione d'una parte del paese, fatta da tali ausiliarî. Qualche mese dopo, poté prendersi la rivincita contro gl'imperiali: entrò coi Turco-Tartari nella Transilvania, per sostenervi il pretendente ungherese Emerico Tököly e schiacciò gl'imperiali nella battaglia di Zârneşti, nella quale Bălăceanu morì e Heissler cadde prigioniero. Con prodigi d'astuzia e sacrifici di danaro, riuscì poi, fino alla pace di Carlowitz, nel 1699, a conservare la neutralità, risparmiando al paese l'obbligo di sostenere la causa del "re di Ungheria". Quando, nondimeno, i Magiari si rivoltarono contro l'amministrazione centralizzatrice e clericale degli Asburgo, B. favorì, di nascosto, i ribelli sostenendo il valoroso Francesco Rákoczy. Contro la casa d'Austria nutriva rancori anche perché, servendosi dei gesuiti, essa aveva convertito i Romeni transilvani al cattolicesimo: Costantino fu invece energico difensore dell'ortodossia perseguitata. Un'altra crisi sopravvenne quando Pietro il Grande di Russia comparve nella Moldavia e cercò di passare il Danubio; Costantino si tenne nel suo campo di Urlaţi, ma non poté impedire che il cugino Toma passasse ai Russi e mettesse in loro mano la fortezza di Brăila (1711). Non per queste relazioni, ma per aver intrattenuto rapporti amichevoli con gl'imperiali di Transilvania e specialmente per le sue immense ricchezze, fu, per ordine del sultano, arrestato nel 1714, portato a Costantinopoli e giustiziato coi figli, Costantino, Stefano, Radu e Matteo, nell'agosto dello stesso anno. Il corpo, gettato in mare, fu ripescato e sepolto sotto una pietra senza iscrizione nella chiesa di S. Giorgio a Bucarest, non nel mausoleo che si era fatto costruire nello splendido chiostro di Hurezi. Per sua iniziativa, Antimo d'Iberia (v.) si fece assiduo stampatore di libri romeni, greci, slavi, arabi, distribuiti in tutta la cristianità orientale, alla quale Costantino appariva quasi come il continuatore degl'imperatori di Bisanzio.
Bibl.: N. Iorga, Constantin Brâncoveanu, Bucarest 1914; Drǎghiceanu, Const. Bráncoveanu, Bucarest 1914.