Doria (d'Oria), Branca (o Brancaleone)
Uomo politico genovese; ricordato in un episodio della Commedia (If XXXIII 134-147), dove un altro dannato, frate Alberigo, come lui fitto nella ghiaccia della Tolomea - ove sono i traditori degli ospiti ne descrive i misfatti e conferma a D. che, nonostante Branca sia ancora vivo, egli è già condannato all'Inferno, e il suo corpo su in terra, con quello di un suo parente, che con lui consumò il tradimento, è stato preso da un diavolo. (v. Tolomea per il tipo particolare di condanna ‛ anticipata ' e di pena).
Poche ma significative sono le notizie storiche che si hanno su Branca: era figlio di Niccolò, del noto casato dei Doria, i quali ebbero nel Duecento vasta influenza politica sulla Liguria e sulla Sardegna: un Lampa Doria è ricordato anche da Benvenuto; un Barnabò, figlio di Branca, ebbe cariche importanti a Genova, e accolse (circostanza anche attribuita a Branca) Enrico VII quando l'imperatore fece ingresso nella città (1311). Nelle case dei Doria fu stilato il patto del 1294, tra Genova e Sassari. Branca sarebbe nato intorno al 1233, e come gli altri della sua famiglia ebbe vari incarichi politici e commerciali in Sardegna, ove lottò contro la dominazione aragonese (ma in altro momento avrebbe preso parte agl'intrighi del cardinale da Prato e di Moroello Malaspina per favorire i piani di Giacomo re di Maiorca sulla Sardegna). E certo che nel 1299 invocava da Bonifacio VIII il riconoscimento dei propri diritti sul Logudoro. Come vicario di Stefano Visconti s'impadronì nel 1321 della città di Bonifacio, ponendo fine alle scorrerie dei Corsi e dei Pisani. Si hanno ancora sue notizie nel 1325 (sulla sua morte è interessante la chiosa del Laurenziano XL 2, derivata dal commento di Guido da Pisa; cfr. " Bull. " VI [1899] 207); ma l'ampio arco degli eventi legati alla figura di Branca ha fatto pensare a due distinti personaggi storici (un Branca e un Brancaleone?).
Genero di Michele Zanche, signore del Logudoro - è questo il fatto cui allude D. - per porre mano sui domini del suocero, lo avrebbe invitato a banchetto e poi fatto trucidare con tutto il suo seguito; nel delitto sarebbe stato aiutato da un prossimano, nel quale s'è voluto ravvisare il cognato Giacomino Spinola. Il fatto sarebbe avvenuto nel 1275, ovvero, secondo il Casini e più precisamente il Rambaldi, nel 1294; ma di esso non parlano i documenti. Sulla base dell'episodio dantesco, e nell'ipotesi abbastanza plausibile di un soggiorno di D. a Genova durante la sosta dell'imperatore, nacque la leggenda, raccolta anche dal genovese Uberto Foglietta (sec. XVI), secondo cui Branca volle vendicarsi della condanna che con anticipo gli aveva inflitto D., facendolo aggredire da sgherri in una via della città (il che è assurdo, giacché nel 1311-1312 l'Inferno non era certamente divulgato). Secondo altra tradizione, non meno opinabile, D. si sarebbe invece vendicato di un oltraggio precedentemente subito dal Doria.
Gli antichi commentatori sanno poco su Branca, limitandosi a ripetere il racconto del misfatto (il prossimano è per Iacopo un nipote e così per Benvenuto); più diffuso sui particolari appare Guido da Pisa. I commentatori moderni, esposti i pochi dati in loro possesso, non svolgono considerazioni particolari sulla figura di Branca, il che si comprende agevolmente sol che si faccia caso che il vero personaggio ‛ poetico ' dell'episodio è il dannato che parla, cioè frate Alberigo, per il cui tramite narrativo soltanto riceve luce il sinistro episodio del tradimento del genovese e si crea nel personaggio D. lo stato d'animo necessario per la rovente invettiva contro i Genovesi, reiterazione efficacissima della precedente apostrofe contro Pisa.
Bibl. - Oltre ai vari lettori e commentatori del c. XXXIII dell'Inferno, ovviamente attratti piuttosto dall'episodio di Ugolino, vedi in particolare: T. Casini, Ricordi danteschi di Sardegna, in " Nuova Antol. " s. 3, LVIII (1895), e recens. di P.L. Rambaldi, in " Bull. " III (1896) 185-195; A. Ferretto, Codice diplomatico delle relazioni tra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di D., in " Atti Soc. Ligure Storia Patria " XXXI (1904) 1-50; M. Branca, Il delitto di Branca Doria, in " Arch. Stor. Sardo " IV (1908-1909) 331-356. Per la leggenda delle offese tra Branca e D. vedi G. Papanti, D. secondo la tradizione e i novellatori. Ricerche, Livorno 1873. Un convincente accostamento tra l'episodio di Ugolino e quello di Branca, in rapporto alla rivalità politica tra Pisa e Genova, è in A. Pézard, Le chant XXXIII de l'Enfer, in Letture dell'Inferno, Milano 1963, 343-396.