BRAMBILLA, Francesco, il Giovane
Nulla si conosce della vita di questo fertilissimo scultore prima del dicembre 1572 quando l'Opera del duomo di Milano diede a lui (che non risulta in alcun modo legato da vincoli di parentela con l'artista omonimo detto il Vecchio) l'incarico di modellare ornamenti per i nuovi altari. Da questo momento l'attività del B. continuò intensa e costante sino alla fine del secolo con un complesso notevole di opere e di modelli, forse più di un centinaio.
Negli anni successivi al 1572 furono commissionati allo scultore diversi modelli in terracotta per Santi,Martiri e Angeli destinati a ornare il coro. Del 1575 sono gli stucchi per lo "scurolo", inseriti in un disegno complesso e di grande effetto decorativo centrato sul monogramma del Cristo, ma con note di pesantezza negli angeli svolazzanti e nei cartocci densi e grevi. Fino alla fine di questo decennio il lavoro del B. fu, in buona parte, destinato a ornare il coro: i modelli preparati sono innumerevoli e la sua abilità dovette essere già grande se destò la lode e l'approvazione di Annibale Fontana il quale, anzi, considerò la sua attività degna di maggior compenso (Annali, p.219). Sempre per il coro il B. modellò (1582) alcuni episodi della Vita di s. Ambrogio e Angeli, mentre all'abside (1583) erano destinate opere particolarmente vigorose: i Patriarchi eseguiti da Antonio Padovano e Stefano Rosio. Nel marzo 1584 preparava il modello in terracotta per il busto di S. Tecla, uno dei suoi migliori lavori in questo periodo. Alla fine dell'anno si chiude per breve tempo l'attività milanese, giacché eccezionalmente venne concesso all'artista di lavorare fuori sede.
Nel gennaio del 1585 il B. andò infatti con Leone Leoni in Spagna, dove lavorò (solamente per due settimane) per il sovrano. Ma già il 18 febbraio dello stesso anno la sua attività nel duomo milanese veniva ripresa con particolare sollecitudine (Annali, p. 220): al 1585 appartengono alcuni modelli per gli stalli del coro, e sono interessanti le due statue di S. Paolo e S. Stefano ai lati dell'altare di S. Tecla eseguiti con stile armonioso, nel piegare fitto del panneggio a linee verticali che assecondano le figure allungate dei due santi (Marelli, p. 208). Nel 1591 lo scultore eseguì i Dottori della Chiesa per il pulpito meridionale (definitivamente concluso nel '94), che insieme con i Simboli degli evangelisti, realizzati questi ultimi in bronzo da G. B. Busca sul pulpito settentrionale, rappresentano con i loro forti e rilevati contorni e quel piglio realistico, già in parte fuori dai consueti schemi, una delle migliori espressioni del tardo manierismo lombardo. Nel 1591 riprese l'opera per gli stalli del coro, eseguì tre episodi della Vita di s. Ambrogio e modellò le statue di S. Cristina,S. Valeria,S. Anatolia. Negli anni seguenti fu occupato soprattutto a modellare statue di Santi destinate all'altare di S. Prassede all'interno e all'esterno del duomo; in questo periodo il lavoro dovette, essere quasi febbrile e, forse, fu tentata dallo scultore qualche evasione: certo è che nel 1593 gli fu ribadito l'incarico di sorvegliare affinché le statue fossero eseguite a dovere, seguendo fedelmente i modelli, e di nuovo gli fu imposto il veto "di assentarsi da Milano per servizio di principio d'altre persone" (Annali, p. 285).
Gli anni 1594 e 1595 vedono il B. intento ancora a eseguire modelli per varie statue (S. Anna,S. Giovanni Evangelista,S. Gioacchino,S. Giuseppe, fra i tanti); tra esse tre saranno scolpite poi in legno da Iacopo Taurino per l'organo nuovo (S. Barnaba,S. Agostino,S. Simpliciano);altre, in marmo, furono destinate all'altare di S. Giovanni Evangelista e a quello di S. Giuseppe. Nel 1596, e sino al 1599, il suo lavoro s'imperniò principalmente a volgere in creta i disegni di P. Tibaldi per gli stalli del coro, i quali furono poi tradotti in legno da Virgilio del Conte. Le Storie di s. Ambrogio sono da considerare fra le opere più importanti del B., perché lo rivelano anello di congiunzione fra modi ancora rinascimentali e un fare più libero e nuovo derivato, in gran parte, dal Tibaldi. Nello stesso anno in cui intensificò il suo serio impegno per gli stalli del coro eseguì modelli per la statua di S. Pietro e due bassorilievi per il retrocoro, ed ancora modelli per le statue dell'altare di S. Agata e numerosi altri Santi. Lo scultore prestò anche la sua opera alla decorazione dell'altare maggiore, modellando le statue del tempietto, disegnate dal Tibaldi e fuse dal Pelizzone.
Al di fuori dell'attività veramente sorprendente nel duomo milanese, si è a conoscenza di una partecipazione del B. nella chiesa di S. Maria presso S. Celso a Milano, dove sbalzò in lamina d'argento l'anta con la Nascita della Vergine all'altare dell'Assunta e terminò (1588) l'altra, con la Morte della Vergine, iniziata da Annibale Fontana (doc. in Maggi).
Risulta anche attivo collaboratore di illustri maestri nella certosa di Pavia; nel 1580 fece quattro portine di bronzo per l'altar maggiore e quattro "coroferari" e vantava crediti ancora nel 1591 e nel 1599 (Bossaglia, p. 68). Nel 1599 gli furono pagate sette statue in stucco "per lui fabbricate" (Annali, p. 333) a ornamento della porta maggiore del duomo in onore della regina di Spagna durante la sua visita a Milano. Morì in quello stesso anno, e Antonio de' Giorgioli esaltò in un epitaffio posto alla destra dell'altare della Madonna dell'Albero in duomo la lunga ed infaticabile opera dell'artista affidato alla memoria dei posteri quale "celeberrimo protoplasta" (Valsecchi).
Fonti eBibl.: Ann. della Fabbrica del Duomo..., I-IV, Milano 1881, pp. 119, 220, 285, 333;G. P. Lomazzo, Trattato dell'arte della pittura scultura e architettura, Roma 1844, p. 182;C. Baroni, Docum. per la storia dell'archit. a Milano..., II, Roma 1968, pp. 162, 319;G. Marelli, La statuaria tardo cinquecentesca degli altari minori del duomo di Milano, in Il Duomo di Milano..., Milano 1969, I, pp. 208-218 (passim) e ad Indicem;U.Nebbia, La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, pp. 199, 262;A. Venturi, Storia dell'arte ital., X, 3, Milano 1937, p. 489;F. Maggi, S.Celso e la sua Madonna, Milano 1951, p. 202; M. Valsecchi, Schede lombarde, in Paragone, XII (1961), 133, pp. 59 s.;R. Bossaglia, in La certosa di Pavia, Milano 1968, pp. 68, 79 nota 76;U. Thieme-F. Becker. Künstlerlexikon, IV, p. 522.