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Brahmasūtra

Dizionario di filosofia (2009)
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Brahmasutra


Brahmasūtra

Testo in aforismi (sūtra) riconosciuto come fondante dalle scuole del Vedānta, tradizionalmente attribuito a Bādarāyaṇa. Assieme a Bhagavadgītā e Bhāgavatapurāṇa costituisce il cosiddetto triplice fondamento per le scuole teiste del Vedānta e sia queste sia l’Advaita Vedānta si sono dotati di un commento originale al B. che giustificasse le proprie posizioni alla luce della sua autorità. L’oscurità del testo ha facilitato tali molteplici interpretazioni. Tale oscurità è in parte spiegabile alla luce della teoria secondo cui Mīmāṃsāsūtra (➔ Mīmāṃsā) e B. fossero in origine le due parti di un unico testo. La parte successivamente nota come Mīmāṃsāsūtra avrebbe posto le basi per l’indagine sui testi vedici, fondando l’autorità del Veda, spiegando le regole esegetiche da adottare e fondandosi soprattutto sulla porzione ritualistica del Veda, mentre il B. avrebbe approfondito l’analisi delle Upaniṣad, ossia dei testi vedici in cui il rituale è interiorizzato e utilizzato come chiave analogica per speculazioni metafisiche su brahman e ātman. Il Mīmāṃsāsūtra si apre affermando come, dopo lo studio del Veda, emerga il desiderio di conoscere il dharma e il B. esordisce con l’affermazione «E ora, il desiderio di conoscere il brahman», in cui la connessione temporale potrebbe essere interpretata (data la concisione dello stile aforistico) come «Ora, dopo aver studiato il dharma». La differenza di testi di riferimento (porzione ritualistica del Veda-Upaniṣad) fa sì che fra i due sūtra ci siano importanti differenze, forse riconciliabili nell’ottica di una loro successione. Soprattutto, il B. sembra sostenere che il significato del Veda possa consistere nella comunicazione di qualcosa di già stabilito (siddha), come la natura del brahman, e suggerire la superiorità di jñānamārga (➔) su karmamārga. Sul piano epistemologico, il B. riconosce l’autorità conoscitiva dei testi sacri (śabda) – né potrebbe far altrimenti, dato che è un testo di esegesi upaniṣadica – ma anche del ragionamento (yukti).

Vedi anche
Rāmānuja Rāmānuja ‹raamàanuǧa›. - Filosofo dell'India meridionale (n. 1050 circa - m. 1137 circa). Fondò la scuola del cosiddetto monismo differenziato (viśiṣṭa-advaita), secondo cui, contrariamente a quanto insegna l'antico Vedānta, realtà oggettiva e individualità non separano illusoriamente le creature dall'Assoluto, ... Śaṅkara Śaṅkara ‹šaṅ-›. - Filosofo indiano (n. 788 - m. 820), nativo del Malabar, noto anche con l'appellativo Śaṅkarācārya ("Il maestro Śaṅkara"). Capo-scuola del sistema Vedānta, Ś. fu discepolo di Gauḍapāda e fu considerato il più importante filosofo e riformatore dell'induismo. Assertore di un rigoroso monismo ... Vedānta Vedānta Sistema filosofico indiano delle Upaniṣad, detto anche Uttara Mīṃāṃsā, di cui il più famoso rappresentante è stato Śaṅkarācārya (ca. 788-820). Il Vedanta elabora con trattazione organica e fonda con metodo filosofico la dottrina monistica dell’‘Uno-Tutto’ e della ‘non dualità’ (advaita) per cui ... Bhagavadgītā Bhagavadgītā (sanscr. «Il canto del Beato») Celebre poema filosofico-religioso indiano, intercalato nel Mahābhārata. È il testo sacro più diffuso fra milioni di Indiani che venerano in esso la parola divina di Viṣṇu. Il poema ha la forma di un dialogo tra Viṣṇu e l’eroe panduide Arjuna che è atterrito ...
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