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BRACCI, Braccio

di Pier Giorgio Ricci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)
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BRACCI, Braccio

Pier Giorgio Ricci

Appartenente ad antica e nobile famiglia d'Arezzo, il B. fu uno dei numerosi Toscani che nella seconda metà del Trecento vissero presso i Visconti, costituendo alla loro corte una nutrita scuola di rimatori cortigiani. Era conterraneo, dunque, di altri poeti viscontei: Giovanni de' Boni, ser Garieto, e - più alla lontana - Francesco di Vannozzo, anch'egli d'origine aretina. Del B. pochissimo sappiamo: ma certo è che visse presso i Visconti per più di mezzo secolo, dalla signoria di Galeazzo II a quella di Filippo Maria, prendendo parte vivissima alle vicende della corte, cui dedicò la sua ispirazione poetica nell'elogio dei signori sotto i quali ebbe a vivere, nell'esaltazione della loro politica e nell'esecrazione dei loro nemici.

Ai tempi di Galeazzo II risalgono le prime rime: nel 1368 il B. dipinse allegoricamente le condizioni politiche dell'Italia settentrionale nel sonetto "Veggio l'antica dritta e ferma scala"; nel 1375 si rivolse alla Signoria di Firenze con il sonetto "Sia con voi pace, Signor fiorentini"; nel 1378 pianse la morte di Galeazzo con la canzone "Silenzio posto aveva al dire in rima". Appartengono ai tempi di Bernabò la lettera in sei stanze "Illustre serenissimo alto e vero", un sonetto indirizzato a Luigi Visconti, figlio di Bernabò: "Messer Luigi, vostra nobil fama"; il sonetto in cui lamenta la sua residenza per dovere d'ufficio in una terra del contado milanese: "Sempre sono stato con gran signoria"; e forse anche il sonetto "O Lombardia affannata da' tiranni". Sono invece rime di esaltazione di Gian Galeazzo Visconti il sonetto "Sette sorelle sono a me venute" e la canzone "O aspettato da la giusta verga". E finalmente appartiene ai tempi di Filippo Maria il sonetto "Firenze, or ti rallegra, or ti conforta" scritto per celebrare la pace stipulata tra il duca e i Fiorentini.

Una collocazione cronologica meno sicura hanno certe rime suggerite dalle condizioni della Chiesa a quei tempi: i tre sonetti "O Santo Pietro, perdio non restare", "El tempio tuo che tu edificasti", "Deh non guastare il popol cristiano"; e le rime di corrispondenza: due sonetti al Petrarca ("O tesorier che'l bel tesor d'Omero" e "O infiammato da' lucenti raggi") e uno ad Antonio Beccari ("Antonio mio, tua fama era immortale").

Già il Crescimbeni giudicò il B. mediocre verseggiatore, rimproverando alle sue poesie di non essere "esenti dai vizi che... a larga mano furono sparsi sopra la toscana poesia" dopo la morte del Petrarca; e tuttavia egli è da riconoscere quale rappresentante non trascurabile di quella lirica cortigiana che costituisce un capitolo importante della letteratura in volgare nell'età del Salutati.

Bibl.: La più ampia raccolta di rime del B. si trova in Poesie minori del sec. XIV, a pura di E. Sarteschi, Bologna 1867, pp. 31-45, alcune delle quali ristampate da G. Volpi, in Rime di Trecentisti minori, Firenze 1906, pp: 227-31, e da C. Cipolla-F. Pellegrini, Poesie minori riguardanti gli Scaligeri, in Bull. dell'Istituto stor. ital., XXIV (1902), pp. 134 s. Altre rime non comprese nella raccolta del Sarteschi pubblicò A. Medin, Letteratura poetica viscontea, in Arch. stor. lomb., s. 2, XII (1885), pp. 568-81.Un sonetto in esaltazione di Gian Galeazzo Visconti fu pubblicato da G. M. Crescimbeni nei suoi Commentari, Roma 1711, III, lib. II, p. 116 (poi ristampato dal marchese di Villarosa nella Raccolta di rime toscane, Palermo 1817, p. 263);il secondo dei due sonetti diretti al Petrarca è pubblicato nel Giorn. stor. d. lett. ital., LVI (1910), p. 105;Il sonetto diretto ad Antonio Beccari è inserito tra le rime di questo, edite a cura di L. Bellucci, Bologna 1967, p. 177. Per la collocazione storica e la valutazione critica del B., cfr. A. Medin nel già citato studio sulla Letteratura poetica viscontea, con giudizi ribaditi in I Visconti nella poesia contemporanea, in Arch. stor. lomb., s. 2, XVIII (1891), pp. 733-95;cfr. anche E. Levi, Francesco di Vannozzo e la lirica nelle corti lombarde durante la seconda metà del sec. XIV, Firenze 1908, pp. 248-55; V. Cian, La satira, Milano 1945, I, pp. 241 s.

Vedi anche
sonetto Composizione metrica, (dal francese antico sonet «canzone, canzonetta»), di carattere prevalentemente lirico, composta di 14 versi (quasi sempre endecasillabi nella letteratura italiana), distribuiti in 2 quartine e 2 terzine, con rime disposte secondo precisi schemi. Nel suo schema originario il sonetto ... Francesco Petrarca Petrarca (lat. Petrarca), Francesco. - Poeta e umanista (Arezzo 20 luglio 1304 - Arquà, od. Arquà Petrarca, Francesco, tra il 18 e il 19 luglio 1374). Nato ad Arezzo da Eletta Canigiani e da ser Pietro di ser Parenzo dell'Incisa in Valdarno, che era stato bandito da Firenze nel 1302 per dissidî personali ... allegoria arte Figurazione pittorica o plastica di un concetto astratto. Si esprime soprattutto per mezzo di personificazioni e simboli. In quanto strumento di complesse rappresentazioni o programmi iconografici, è oggetto di studio dell’iconologia (➔), che già C. Ripa aveva identificato con l’allegoria letteraria, ... satira Composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno o con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità, o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo, che contrastano o discordano dalla morale comune (e sono perciò considerati ...
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bràccio
braccio bràccio s. m. [lat. brachium, dal gr. βραχίων] (pl. le bràccia, femm., in senso proprio e come misura, i bracci negli altri sign.). – 1. In anatomia umana, il segmento dell’arto superiore che va dalla spalla alla piegatura del gomito;...
bracciare
bracciare v. tr. [der. di braccio (del pennone)]. – Nelle manovre dei velieri a vele quadre, orientare i pennoni rispetto al vento, per mezzo delle apposite cime dette bracci, con movimento angolare orizzontale (brandeggio). B. in croce,...
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