BRABANTE (fiamm. e fr. Brabant: anche si riscontra nel Medioevo la forma Bracbant riconducibile a bracha, altotedesco, "sodo, terra da pastura" e bant "frontiera"; A. T., 44)
Regione storica posta nella parte centrale del bassopiano oggi politicamente diviso tra Paesi Bassi e Belgio.
Il Brabante belga è compreso a un dipresso tra il corso della Dendre a O. e quello della piccola Geete a E., mentre a N. il limite approssimativo è dato dalla linea fluviale Demer-Dyle-Rupel. Il terreno si solleva lentamente dalle bassure della Schelda e della Rupel con dolci e larghissime ondulazioni fino ad altitudini superiori ai 100 m.; gli aspetti sono in complesso pianeggianti e uniformi, variati soltanto talora dalle incisioni, qua e là abbastanza profonde, dei valloncelli scendenti verso tramontana; il suolo è tutto una gran coltre di argille sabbiose grasse e compatte (sovrapposte a terreni geologicamente assai varî), dalle quali all'orlo settentrionale della provincia si passa alle sabbie alluvionali, di tanto più ingrate, della Campina anversese e del Brabante olandese. Si distingue nella parte bassa della provincia con nome speciale, per il suo diverso aspetto originario, il Hageland ("paese di bosco") tra Lovanio e Diest, oggi però in gran parte ridotto a coltura; qua e là altrove, pure su affioramenti sabbiosi, si è conservato qualche altro lembo boschivo, sole eccezioni nel territorio complessivamente nudo d'alberi.
Il suolo, naturalmente fertilissimo, è fra i meglio coltivati e più produttivi di Europa. Coltivazioni principalissime sono quelle del frumento (che qui generalmente raggiunge i 20 q. per ha.), della barbabietola da zucchero diffusa su aree vastissime, dell'avena per l'allevamento del bestiame equino e bovino. Lo sfruttamento del terreno è dappertutto largamente intensivo, grazie all'istruzione agraria diffusissima, ai concimi, alle macchine (adottate su vasta scala da parecchi decennî), alla mano d'opera sistematicamente importata nei periodi opportuni: mentre la regione soltanto cent'anni fa era lasciata a maggese per circa un terzo, oggi la proporzione della terra incolta è appena del 0,3 per cento. Alberi da frutto circondano quasi ogni abitazione rurale: in prevalenza meli. Orticultura accuratissima, giardinaggio, colture di serra (primizie e vitigni), allevamento di pollame, commercio del latte, caseificio, sono caratteristici di molti piccoli poderi prossimi alle città maggiori. Assai curato il bestiame sia equino sia bovino (nel 1922 si contavano rispettivamente 27.897 e 213.384 capi): del cavallo del Brabante, massiccio e possente, adattissimo al lavoro dei campi in terreni così pesanti, si fa oggetto di cospicui allevamenti e di larga esportazione.
Frequenti sono le cave di pietra da taglio e da calce nei calcari primarî messi allo scoperto lungo la Senne, la Dendre, la Schelda, ecc., e quelle di pietre da pavimentazione nelle quarziti di Dongelberg, ecc. Nei maggiori centri e nei minori, che da essi irraggiano, prosperano industrie meccaniche e manifatturiere.
Il Brabante è la provincia più densamente popolata del Belgio; capoluogo ne è la capitale stessa. Su 3283 kmq. contava, nel 1920, 1.521.699 ab., densità 475 per kmq. con un aumento del 170 per cento circa in confronto del censimento 1831. Il calcolo del 31 dicembre 1927 dà 1.643.119 ab. Densità di 200 o 300 per kmq., pari a quelle consuete nelle aree suburbane dei grandi centri, si riscontrano anche nei distretti rurali più remoti dalle maggiori comunicazioni. Bruxelles e Lovanio (v.), insieme con Nivelles (13.000 ab.) a SO., sono i capoluoghi dei circondarî in cui la provincia è divisa. Altri centri minori: Hal (15.690 ab.) pure a SO.; Thienen e Wavre a SE.; Aerschot (7950 ab.) e Diest (8300 ab.) a NE. Il Brabante è la provincia dove più misto si trova l'elemento linguistico: nel censimento 1920 dichiararono di parlare esclusivamente o preferibilmente il francese 660.116 abitanti, il fiammingo 804.145.
Il Brabante olandese (Nord Brabant) è separato da quello belga per mezzo della provincia di Anversa. Su una superficie di 5099 chilometri quadrati contava, secondo il censimento del 1920, 733.936 abitanti (secondo il calcolo del 31 dicembre 1927, 837.158), con una densità di 144, in prevalenza cattolici. È paese di suolo povero, in molta parte landa e brughiera, o terreno sabbioso che tuttavia un intelligente e tenace lavoro sta migliorando assai. L'occupazione prevalente è offerta agli abitanti dall'industria: circa l'88 per mille della popolazione figura addetto ad essa, sia a domicilio sia nelle fabbriche; queste sono specialmente di prodotti tessili (lana, cotone), di birra, di cioccolatto, meccaniche, ecc. Buona parte della popolazione vive quindi accentrata in agglomeramenti urbani quali Tilburg (passato dai 13.700 ab. del 1840 a oltre 70.000), Bòsco Ducale (s'Hertogenbosch, 41.632 ab.; capoluogo della provincia), la storica Breda (43.418 ab.), Helmond (23.620), Roermond (16.604), Bergen op Zoom (21.102), Venlo (22.889).
Storia. - Il nome di Brabante pare fosse dato dai Franchi a quella parte della Civitas Nerviorum che si estendeva tra la Schelda, il Rupel, la Dyle e la Haine.
Questa regione boscosa costituiva una zona di confine all'est del paese formato dalla Schelda e dalla Lys, già colonizzato fin dal principio del sec. V dai Franchi Salî; questi stessi Franchi conquistarono, pare nella stessa epoca, il Brabante, lo colonizzarono e germanizzarono - almeno nella parte settentrionale - soltanto alla fine del secolo VI.
Da quel momento cominciò il dissodamento della Silva Carbonaria che si estendeva su questo territorio. L'evangelizzazione del paese, intrapresa più tardi che in Fiandra, diventò definitiva tra la fine del sec. VII e il principio dell'VIII; essa fu resa celebre dall'apostolato di S. Uberto. Dopo la divisione dell'Impero carolingio a Verdun, nell'843, il Brabante doveva segnare il limite occidentale della parte toccata a Lotario e più tardi della Germania (dopo l'annessione definitiva della Lo taringia a questo paese nel 925).
Costituì prima un solo pagus, durante l'epoca dei Carolingi, poi il Brabante dovette essere diviso in quattro contee, come appare dal trattato di Mersen dell'870, e cioè le future contee d'Alost, di Bruxelles, di Hal e il futuro Brabante vallone (Chièvres-Lessines). Il Brabante vallone, eretto da Ottone I in marca, attorno ad Eename, sulla Schelda, contro la Francia, passò al principio del sec. XI alla contea del Hainaut, che in questo tempo assorbe anche una gran parte della contea di Hal. Pure al principio del sec. XI, i conti di Fiandra conquistarono la regione compresa fra la Schelda e il Dendre (paese di Alost). Alla fine del sec. X, le contee di Bruxelles e di Hal sono nelle mani dell'ultimo dei Carolingi, Carlo di Lorena, duca di Lothier. Alla sua morte esse passarono a suo genero Lamberto I (morto nel 1015), conte di Lovanio, della casa dei Régnier, potenti signori, ricchi di terre nel medio Belgio, i quali, pur di avere dei principati territoriali, lottano contro gl'imperatori e i vescovi della chiesa imperiale. L'unione delle contee brabantine di Bruxelles e di Hal con la contea di Lovanio, frammento dell'antico pagus di Hesbaie, costituisce la base del nuovo principato territoriale del Brabante. Lamberto I, i suoi figli, Enrico I (morto nel 1038) e Lamberto II (1041-1063), i figli e il nipote di costui, Enrico II (1063-1079), ed Enrico III (1079-1095) vi uniranno al sud il paese romano appartenente alle abbazie di Nivelles e di Gembloux, di cui essi divennero gli advocati, all'est la regione di Tirlemont; al nord la maggior parte della Toxandrie, dove sorgeranno più tardi Breda e Bosco Ducale.
Nel 1106, il conte Goffredo I (1095-1140), fratello e successore di Enrico III, ricevette dall'imperatore Enrico V il titolo di duca della Lotaringia. Questo titolo non accresceva il potere effettivo di chi lo portava; a poco a poco fu introdotta l'abitudine di parlare di duca e di ducato del Brabante. Col titolo ducale la casa di Lovanio veniva ad acquistare anche il marchesato di Anversa e in tal modo riuniva al Brabante anche la parte della Toxandrie che fino allora ne era rimasta separata.
Goffredo I, suo figlio Goffredo II (1140-1142), suo nipote Goffredo III (1142-1190) consacrarono la maggior parte dei loro sforzi nell'affermare stabilmente la loro autorità nell'interno. D'altra parte, sotto il loro governo, il Brabante comincia a prendere una nuova importanza. I contatti fra i principali centri economici della Fiandra da una parte e del Reno dall'altra, si fanno sempre più numerosi; il Brabante ne è il tramite naturale ed il paese è animato di nuova vita industriale e commerciale. Intorno ai castelli comitali di Bruxelles e di Lovanio, sulla strada che da Bruges va a Colonia sorgono città che sono veri e proprî centri di produzione e di commercio. Anche qui, come in Fiandra, l'industria delle lane - dapprima si utilizzò la lana indigena, ma dopo, prestissimo, la lana inglese - costituisce l'elemento essenziale dell'attività dei centri urbani e di altre città meno importanti, come Nivelles, Tirlemont, Léau o Vilvorde. Le loro popolazioni hanno bisogno di leggi e d'istituzioni capaci di metterle al sicuro dai pericoli esterni. Il duca Enrico I (1190-1235) figlio di Goffredo III, provvide a questi bisogni. Nel 1229 egli concede a Bruxelles la sua prima charta, contemporanea alla sua prima cinta di mura e verso la medesima epoca anche le altre città brabantine ottengono concessioni analoghe; con un ritardo, dunque, di quasi un secolo sulle città della Fiandra.
Così, al principio del sec. XIII, il Brabante era diventato un principato di prim'ordine, con larga autonomia. L'autorità dell'imperatore, che andò sempre più declinando dalla fine del sec. XI, non si fa più sentire nel ducato; quella dei vescovi di Cambrai e di Liegi, che se ne dividevano il potere spirituale, era rigorosamente limitata al campo religioso. I conti vicini di Fiandra, di Hainau, di Namur, erano tenuti a rispetto da una linea di castelli-fortezze scaglionati lungo la frontiera. Il duca Enrico I si sforzò di estendere questo territorio, secondo la direzione indicata dagl'interessi commerciali delle città: si trattava di rendere sicure le comunicazioni fra il Brabante e il Reno. Per impadronirsene egli cercò di opprimere il principato episcopale di Liegi, approfittando del conflitto che metteva alle prese il partito anglo-guelfo (Giovanni senza Terra e Ottone IV) col partito franco-ghibellino (Filippo Augusto e Filippo di Svevia, e poi Federico II). Facendo una politica di equilibrio, egli riuscì a isolare il suo avversario, a strappargli il passaggio della Mosa a Mastricht, di cui conservava il condominio, saccheggiò Liegi (1212), dove peraltro non poté rimanere per la disfatta subita a Steppes nel 1213. Questa politica fu continuata da suo figlio Enrico II (1235-1248) e da suo nipote Enrico III (1248-1261) che, a poco a poco, riuscirono a stabilire una specie di protettorato sulle terre comprese fra il Brabante e il Reno. Giovanni I (1261-1294), figlio di Enrico III, ne estese e consolidò gli effetti. Alla morte della duchessa di Limburgo (1283), sostenuto dalla nobiltà del suo ducato, dalle milizie delle sue città, preoccupate dei bisogni del loro commercio e della loro industria, alleato coi borghesi di Colonia, i cui interessi erano solidali con quelli degli abitanti di Bruxelles e di Lovanio, egli cercò di mettere la mano su questo ducato. La vittoria riportata a Worringen il 5 giugno 1288, sull'arcivescovo di Colonia e una coalizione di principi renani, finì col condurre all'unione personale definitiva del Limburgo col Brabante e col permettere poi la riunione al ducato dei paesi d'oltre Mosa (Fauquemont, Rolduc, Dalhem). La vittoria di Worringen, coronando con un successo definitivo la politica della dinastia brabantina, favorì lo svilupparsi d'una fedeltà e di un patriottismo brabantino che sono notevoli, p. es., nella Rijmkronijk di Jan van Heelu. Il sec. XIV fu il periodo più brillante nella storia del ducato: l'industria e il commercio delle lane prendono un'importanza grandissima: nelle fiere di Champagne, nell'interno della Francia e perfino in Italia, i mercanti brabantini fanno la concorrenza ai commercianti della Fiandra. La prosperità economica del ducato fa accrescere la popolazione delle grandi città: Lovanio nel 1356 e Bruxelles nel 1357, sostituiscono la loro prima cinta di mura con un'altra di sviluppo assai più considerevole.
Giovanni II (1294-1312) e Giovanni III (1312-1355), figlio l'uno e nipote l'altro di Giovanni I, seguirono la medesima linea politica del loro avo. Sotto il loro governo il Brabante si rivelò così forte, che furono vani tutti gli sforzi fatti dal conte di Fiandra, Luigi di Nevers, dal duca del Lussemburgo, Giovanni il Cieco, dal vescovo di Liegi, Adolfo di La Marck, per rovesciarne la potenza. Nel 1347, ai convegni di S. Quintino, il duca Giovanni III apparve come il principe più potente dei Paesi Bassi, come il rappresentante del partito francese, e riuscì ad unire al suo ducato la città di Malines, alla quale il conte di Fiandra Luigi di Male, il cui padre l'aveva acquistata nel 1333 dal vescovo di Liegi, fu costretto a rinunziare. Giovanni III morì senza figliuoli e gli successe la figlia Giovanna che aveva sposato il duca Venceslao di Lussemburgo, fratello dell'imperatore Carlo IV. Ma l'avvento al potere di questo principe straniero diede modo alle città e alla nobiltà del ducato di esigere il riconoscimento di una charta generale detta Blijde Inkomst (Joyeuse Entrée), che fu giurata il 3 gennaio 1356. Questa charta, che fu legge costituzionale sino alla fine del sec. XVIII, stabiliva l'indivisibilità dello stato e l'accessione dei soli brabantini alle funzioni pubbliche. L'intervento delle città stava così per diventare decisivo nel governo del ducato. Queste città erano state governate, senza interruzione sino alla fine del sec. XIV, da una oligarchia di grossi mercanti, la Gilde de la Draperie (Lakengulde). Una serie di sanguinose insurrezioni del proletariato industriale, alla fine del sec. XIV e al principio del XV, portò all'istituzione di un regime misto di governo cittadino (1378 Lovanio, 1421 Bruxelles) diviso fra i patrizî e le corporazioni.
Giovanna e Venceslao erano senza prole; e il conte di Fiandra, Luigi di Male, sposo di Margherita di Brabante, sorella di Giovanna, approfittando di una guerra contro il Brabante (1356-1357) riuscì ad impadronirsi di Malines - che era alle spalle del porto di Anversa, pericoloso concorrente di Bruges - e soprattutto ad assicurarsi alcune prospettive di successione nel Brabante; le realizzò suo genero, Filippo l'Ardito, duca di Borgogna e conte di Fiandra e dell'Artois, il quale, nel 1388, aiutando il Brabante contro la Gueldre, seppe imporre a Giovanna che scegliesse, quale successore, Antonio, il secondo figlio di lui.
Il governo di Antonio (1406-1415), quello dei suoi figli Giovanni IV (1415-1427) e Filippo di Saint-Pol (1427-1430), sono contrassegnati dalla lotta pertinace di questi duchi, guidati da Giovanni senza Paura e da Filippo il Buono, capi del ramo primogenito della casa di Borgogna, per mantenere alla loro casa i ducati del Brabante e di Limburgo, nonché i loro annessi della Mosa e il ducato di Lussemburgo, l'ereditiera del quale, Elisabetta di Gorliz, aveva sposato Antonio nel 1409. Essi incontrarono la resistenza accanita della casa di Lussemburgo e particolarmente dell'imperatore Sigismondo, il quale aveva concepito il sogno di ristabilire effettivamente l'autorità della Germania sull'antica Lotaringia. Il 5 ottobre 1430, gli sforzi della casa di Borgogna venivano coronati dal successo: Filippo il Buono era riconosciuto quale duca.
D'allora in poi la storia del Brabante si confonde con quella dei Paesi Bassi (v.). I principi hanno continuato a portare tutti il titolo di duchi di Brabante e fra queste provincie, unite tra loro da una comunità d'interessi e d'istituzioni centrali, solo il Brabante riuscì a conservare la sua individualità. I prelati, i nobili, le città continuano a costituire gli Stati del Brabante, il cui consenso è indipensabile per la riscossione delle imposte; un consiglio del Brabante giudica in ultima istanza e conserva una grande autorità nell'amministrazione del ducato, la direzione del quale è affidata al cancelliere del Brabante. A partire dal sec. XVI il Brabante, fra tutte le provincie belghe, esercita un'influenza sempre più preponderante. Non vi è estranea l'importanza, che alla fine del sec. XV e nel XVI assume il porto di Anversa, che col suo liberismo economico e con le facilità che procura al nuovo capitalismo toglie il primato a Bruges. E vi contribuisce anche, certamente, il fatto che Bruxelles, a partire dalla stessa epoca, diviene la residenza abituale del principe o dei suoi rappresentanti, dell'amministrazione centrale e della più alta aristocrazia. Nei secoli XVII e XVIII l'influenza del Brabante aumenta ancora e pare che la causa della "rivoluzione brabantina" del 1789 (che in realtà fu una rivoluzione belga), sia da ricercarsi nel fatto che Giuseppe II, nel 1787, violò la Joyeuse Entrée del Brabante. Dal sec. XVI al XVII il Brabante si trasformò notevolmente. La cessione alle Provincie Unite della "mairie" di Bosco Ducale, della baronia di Breda, del marchesato di Bergen op Zoom, dei territorî di Grave e di Cuyck, per il trattato di Münster del 30 gennaio 1648, l'amputava di tutta la parte settentrionale del suo territorio, mentre la chiusura della Schelda, rovinando Anversa, inaridiva la principale sorgente di ricchezza.
La conquista dei Paesi Bassi austriaci, fatta dalla Francia nel 1794, segna la fine della storia del ducato del Brabante. Sul suo territorio la repubblica eresse nel 1795 i due dipartimenti di Deux-Nètes (Anversa) e della Dyle (Bruxelles) che più tardi, nel 1815, divennero nel regno dei Paesi Bassi le provincie di Anversa e di Brabante. I territorî ceduti nel 1648, che avevano già costituito sotto il regno delle Provincie Unite, il "Brabante degli Stati" (Staats Brabant) diventavano la provincia del Brabante settentrionale. Le due prime di queste tre provincie, dal 1830 in poi fanno parte del Belgio, mentre la terza ha continuato a far parte dei Paesi Bassi. Il primogenito del re del Belgio porta per tradizione il titolo di duca di Brabante.
Bibl.: H. Pirenne, Histoire de Belgique, Bruxelles 1900-28, voll. 6 (per le diverse edizioni, v. belgio); Atlas de Géographie Historique de la Belgique, pubblicato sotto la direzione di L. van der Essen, Bruxelles e Parigi, in corso di stampa dal 1919; particolarmente: P. Bonenfant: La Flandre et la Lotharingie à la fin du XIe siècle; G. Des Marez, Le problème de la colonisation franque et du régime agraire dans la Basse-Belgique, Bruxelles 1906; L. Vanderkindere, La formation territoriale des principautés belges au moyen-âge, voll. 2, Bruxelles 1902; C. Knetsch, Das Haus Brabant, Darmstadt 1919; G. Smets, Henri I, duc de Brabant, Bruxelles 1908; A. Wauters, Jean I et le Brabant sous le règne de ce prince, Bruxelles 1862; G. Des Marez, Les fortifications de la frontière du Brabant au XII siècle, in Annales de la Société Royale d'Archéologie de Bruxelles XXVII (1913); H. S. Lucas: The Low Countries and the Hundred Year's War (Univ. of Michigan Publications; 1929); H. Laurent, Les conventions de Saint-Quentin, in Bulletin de la Commission Royale d'histoire, XCI (1927); H. Laurent e F. Quicke, La guerre de succession de Brabant, 1356-1357, in Revue du Nord, 1927; F. Quicke, Les relations diplomatiques entre le roi des Romains, Sigismond et la maison de Bourgogne, in Bulletin de la Commission Royale d'histoire, XC (1926); E. Poullet, Histoire politique nationale, voll. 2, 2ª ed., Lovanio 1882-1892; A. Gaillard, Mémoire sur la composition et les attributions des anciens États de Brabant, Bruxelles 1843. Cfr. anche Pirenne, Bibliographie de l'histoire de Belgique (v. belgio).