BOZZA, Bartolomeo, detto Bartolomeo del musaico, Bertoletto
Figlio di "Francesco del musaico", è conosciuto per vari musaici eseguiti nella chiesa di S. Marco a Venezia. Numerosi documenti sulla sua attività sono registrati dal Saccardo al quale si fa riferimento quando non è indicato diversamente. Iniziò la sua attività come apprendista, o puer, nella basilica marciana; compensato con tre ducati all'anno (18 apr. 1532), aveva l'obbligo di eseguire restauri, bordi ed altri lavori di poco impegno. Nel 1562 eseguì il Profeta Isaia sull'arco sopra l'altare di S. Paolo (p. 292); nel 1563, insieme con altri musaicisti, accusò i fratelli Zuccato, che ottenevano gli incarichi più importanti, di avere in parte dipinto alcune storie loro affidate, anziché eseguirle completamente in musaico secondo le regole. Tiziano, lo Schiavone, il Tintoretto, il Veronese compirono un sopralluogo sulle impalcature di S. Marco per vedere se l'accusa era fondata, e, con l'occasione, Tiziano elogiò l'esecuzione dell'Isaia del B. (22 maggio). Questi, insieme al maestro di cappella, sosteneva di aver visto nei musaici incriminati alcune nuvole dipinte col pennello, poi scomparse (5 giugno); Francesco Zuccato replicò che tali nuvole potevano essere state dipinte da qualche suo collaboratore e forse dallo stesso B. (6 giugno; Documenti..., pp. 58-71). Sempre nel 1563, i procuratori della chiesa indissero un concorso per un S. Gerolamo; la giuria, composta dal Sansovino, dal Veronese e dal Tintoretto, giudicò il B. terzo su quattro (p. 90); la sua prova, compensata con 170 ducati, è conservata nel Museo Marciano. Inoltre gli vennero affidati 40 piedi di figure e 50 di campo d'oro, con il salario di 70 ducati annuali. Eseguì l'Ascensione di Cristo su cartone del Salviati (distrutto nel 1852); le Nozze di Cana da I. Tintoretto (1566-1568; p. 64 n. 1); il Lebbroso guarito ed il Cieco nato dal Veronese (1568-1572); a tale pittore antecedentemente aveva versato 12 ducati quale compenso dei cartoni (pp. 64 n. 2, 294). Intanto aveva assunto (1570) un garzone, Zuanantonio de Marin. Degli anni 1571-76 sono i profeti David ed Isaia su cartone del Salviati (p. 306; pagati nel 1591, pp. 238 s.) e del 1577-94 un Cristo assiso su le nuvole tra la Madonna e san Giovanni Battista e La Croce adorata dagli angeli su cartoni del Tintoretto; tali musaici, detti "del Paradiso" furono distrutti e rifatti circa il 1874 (p. 264). Il salario nel 1575 gli era stato aumentato ad 80 ducati (p. 288); ciò non pertanto si fece dare un anticipo per i lavori successivi (1577), che non riuscì a finire entro i termini stabiliti (1581). Nel 1587 ebbe in affitto una casa di proprietà della Procuratoria di S. Marco sita in S. Sofia (p. 303). Nel 1591 ricevette ancora un compenso per i musaici dell'arco del Paradiso (pp. 65 nota 1, 296 s.) per i quali aveva fatto fare altri disegni al Tintoretto nel 1587-88; ma i musaici laterali della stessa volta, con Apostoli e Angeli, rimasero incompiuti a causa della morte. Negli ultimi mesi di vita il B. aveva pressantemente chiesto per iscritto che venisse intimato al Tintoretto di dargli i disegni per continuare il lavoro musivo che gli era stato affidato, visto che questi, cui si era rivolto reiteratamente, non lo accontentava: probabilmente il Tintoretto (che morì il 31 maggio 1594), non poteva mantenere i suoi impegni perché invalido. Nello stesso documento "Bartolo Bozza del musaico" ricorda pateticamente: "dalli primi anni della mia adolescenza fino alla presente mia vecchiezza son statto posso dir arlevatto" nella chiesa marciana. Morì a Venezia prima del 24 ott. 1594.
Francesco Bozza, suo commissario e nipote, fu quindi incaricato di misurare, ai fini della valutazione, il lavoro finito nell'arco del Paradiso (25 ott. 1594). All'epoca del B. la grande arte del musaico bizantino era da tempo morta ed era nata la "pittura a musaico"; la preoccupazione maggiore degli esecutori, che lavoravano su cartoni preparati e immaginati da pittori (nel caso di Venezia illustri), era di fare musaici che sembrassero dipinti, servendosi, però scrupolosamente, solo di tessere vitree.
Il B. fu tra i musaicisti più stimati del tempo e come tale a lungo ricordato. Attualmente non sembra si possa distinguere particolarmente dai suoi contemporanei, se non per una tecnica certamente scrupolosa, data la durata di molta parte dei suoi musaici.
Anche le notizie su Febo, figlio del B., sono riferite dal Saccardo. Il 23 genn. 1583 fu assunto come apprendista dal padre, "con salario de duc. XII all'anno iuxta l'ordinario dovendo esso Phebbo attender a detta proffessione et non attendendo debba esso suo padre restituir il salario" (p. 303). Il 13sett. 1587 i procuratori gli commisero una figura di S. Giovanni Damasceno da fare come prova di musaico sopra il corridoio che conduce all'organo grande di sinistra; per tale figura, siglata "Feb. B. F.", ed eseguita su cartone di Iacopo Tintoretto (pagato il 27 ag. 1588 con 7 ducati), il musaicista fu compensato il 30 giugno 1589 con venti ducati (p. 305). In seguito, assunto come garzone, continuò a lavorare per la chiesa in opere di secondo piano, compensato con 24 ducati all'anno; il 18 giugno 1599 fu nominato maestro con il salario di 36 ducati annuali, per eseguire 19 piedi di figure o 22 piedi di campo d'oro (p. 306). La personalità di Febo è certamente inferiore a quella del padre, e passa, piuttosto indistinta, tra le tante che hanno cooperato a tramandare la scuola di musaico di S. Marco.
Fonti eBibl.: G. Vasari, Le vite dei pittori..., a cura di G. Milanesi, VII, Firenze 1881, p. 468; F. Sansovino-G. Stringa, Venetia città nobilissima et singolare..., Venezia 1604, pp. 20, 53, 69; G. Stringa, La chiesa di San Marco, Venezia 1610, p. 12 (attribuisce a un Vincenzo Bozza il musaico con il Giudizio di Salomone; è stato seguito da tutta la critica sino al Thieme-Becker; ma il Saccardo, pp. 44, 53, 229, giustamente rivendica quest'opera a Vincenzo Bianchini; si deve quindi ritenere che un Vincenzo Bozza non sia mai esistito); M. Boschini, Descriz. di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia, Venezia 1733, p. 95;A. M. Zanetti, Della pittura venez. e delle opere pubbliche de' veneziani maestri, Venezia 1771, pp. 572-581 passim; Documenti per la storia dell'augusta ducale Basilica di San Marco in Venezia..., Venezia 1886, ad Indicem;P.Saccardo, Les mosaïques de Saint-Marc à Venise, Venise 1896, ad Indicem (anche per Febo); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 495 (anche per Febo).