BOTTONE di San Giuseppe, Alessandro
Nacque a Gassino (Torino) il 24 maggio 1799 dal conte Vittorio Amedeo e da Costanza Speciani. Nel 1820 si recò negli Stati Uniti, ove manifestò accese idee repubblicane e viva simpatia per i popoli dell'America latina. Lettere ricevute dall'Italia, probabilmente relative alla rivoluzione napoletana e ai progetti carbonari in Piemonte, lo indussero a partire precipitosamente alla fine di novembre. Era in quarantena nel lazzaretto di Genova quando questa città insorse. Non vi è traccia di una sua attiva partecipazione agli eventi di quei giorni; ma, sconfitta la rivoluzione, il B. decideva di prendere la via dell'esilio imbarcandosi il 14 apr. 1821 per Marsiglia, donde raggiungeva Barcellona.
Qui partecipò alle polemiche sorte nell'ambito dell'emigrazione piemontese; pubblicò anche in spagnolo (supplemento al Constitucional del 18 luglio 1821) una difesa della "nazione italiana", e più precisamente dei suoi amici ufficiali piemontesi, in risposta alle accuse del generale francese G. Vaudencourt.Nel novembre 1821 il B. era in Inghilterra, nel febbraio 1822 in Toscana. A Pisa, con passaporto britannico intestato all'"americano" Bouquette, s'iscriveva alla facoltà di giurisprudenza per l'anno accademico 1822-23; nel maggio 1823 contestava il professor Carmignani "mentre stava in cattedra": reato per cui fu punito con una settimana di domicilio coatto e l'espulsione dall'università. Nel giugno 1823, in seguito al ritrovamento di sue lettere compromettenti presso l'amico piemontese C. Perrone, subiva varie perquisizioni domiciliari (fu sequestrato, tra l'altro, un certificato di nascita che lo costrinse ad ammettere la sua vera identità). Espulso dal granducato, ritornò successivamente in Spagna, ove combatté con i costituzionali. Sconfitto il governo costituzionale, si rifugiò in Francia; rifiutò la residenza coatta di Alençon, e proseguì per l'Inghilterra. Da qui (1824) si recò più volte nei Paesi Bassi.
Il B. fu certamente carbonaro oltre che massone. È assai probabile che nei suoi molti viaggi fungesse da corriere della setta, ma le sue peregrinazioni vanno ascritte anche alla Wanderlust così frequente all'epoca, e che lo aveva spinto a viaggiare anche prima del 1820. Convinto assertore della costituzione spagnola, fu sempre solito esprimere liberamente le sue idee: già nel 1820 era stato denunziato da C. Castillia (viveva allora nel Pavese, presso gli zii materni) per discorsi filocarbonari, ma nulla si poté appurare sul suo conto. Forse questa consuetudine diede lo spunto all'avventuriero napoletano G. Malatesta, arrestato nel 1824 a Napoli, per una romanzesca deposizione in cui sosteneva di essere stato indotto ad assassinare Carlo Alberto a Pisa nel 1822 da un Fouquet (dal Benedetto identificato col Bottone). Il Malatesta, pentito, avrebbe rinunziato al tentativo e rivelato il complotto alla vittima designata.
Non è nota la data del rientro del B. in Piemonte. Era sindaco di Castiglione Torinese, ove viveva in una sua proprietà, allorché fu eletto deputato, nel 1848, per il collegio di Gassino al primo Parlamento subalpino. Lo stesso collegio lo rielesse per la II e la III legislatura. Sconfitto nel dicembre 1849 a Gassino, nel febbraio 1850 fu eletto (IV legislatura) nel collegio di Caselle, che lo rielesse poi fino alla morte. Fu sempre tra i più assidui deputati della Sinistra; dal dicembre 1853 fu eletto più volte questore. Partecipò frequentemente ai dibattiti, con interventi brevi, spesso brevissimi. Svolse un certo ruolo nei dibattiti finanziari: più che in quelli relativi alla Banca nazionale (si oppose costantemente al corso legale dei biglietti emessi dalla Banca), dimostrò competenza nelle questioni tributarie. Tipica la sua battaglia, non priva di successi parziali, nel febbraio 1853, per elevare il minimo imponibile e creare ulteriori categorie di redditi tassabili più elevati (fino al 15%), o per esentare certe categorie dal pagamento della tassa personale, e graduare la stessa.
Attivo in campo anticlericale, fu vicepresidente del comitato per l'erezione dell'obelisco commemorativo dell'abolizione del foro ecclesiastico (Torino, piazza Savoia, 1854). Dal novembre 1853 fu presidente del comitato elettorale della Sinistra parlamentare, senza purtuttavia svolgervi un ruolo importante (vedi gli appelli quotidiani pubblicati per mesi dalla Gazzetta del Popolo; anche se tutti recano la sua firma, non sembrano dovuti alla sua penna).
Il B. morì a Torino il 17 genn. 1858.
Il fratello conte Emilio, che non si trovava in Piemonte all'epoca della rivoluzione, esulò anch'egli in Spagna (a Barcellona nel 1822 pubblicò un pamphlet anticlericale, Causas y remedios de los males de Cataluña)e visse poi in Inghilterra fino alla concessione dello Statuto. Morì ottantaquattrenne a Leinì (Torino) il 24 dic. 1877 (Gazzetta del Popolo, 26 dic. 1877).
Fonti eBibl.: Arch. di Stato di Firenze Buon Governo Segreto, anni 1822-24, filza 7: aff. 73; Atti del Parlamento subalpino. Camera dei Deputati. Discussioni, I-VIlegislatura, a cura di A. Pinelli e P. Trompeo, Torino 1856 e ss., ad Indices;G. Mongibello, Panorama politico ossia la Camera Subalpina..., Torino 1849, pp. 104 s.; C. Beolchi, L'11 marzo 1821.Il fatto di San Salvario..., Torino 1873, p. 29; A. Baretta, Le società segrete in Toscana, Torino 1912, pp. 74-78, 159-164; A. Segre, I profughi sardi del 1821 in Ispagna, in Rass. stor. del Risorg., fasc. spec., VIII (1921), pp. 201 s. nota 79 (per Emilio); C. Bornate, L'insurrez. di Genova nel marzo 1821, in La rivol. piemontese dell'anno 1821, Torino 1923, p. 465; A. Segre, Note e docc. sui casi e sui profughi piemontesi del 1821, in La rivol. piemontese del 1821, a cura di T. Rossi e C. P. Demagistris, I, Torino 1927, p. 288 nota 2; E. Benedetto, Cospiratori piemontesi in Toscana ed un fallito tentativo alla vita di Carlo Alberto nel 1822, in Rass. stor. del Risorg., XXIII (1936), pp. 1197-1218 (vedi S. De Simone, Un fallito attentato alla vita di Carlo Alberto in Pisa nel 1822, in Risorg. ital., s. 3, XX [1927], pp. 61-79); I costituti di F. Confalonieri, a cura di F. Salata, III, Bologna 1941, pp. 176, 180, 183; E. Michel, Maestri e scolari dell'univ. di Pisa..., Firenze 1949, pp. 24 ss., 32; S. Carbone, Fonti per la storia del Risorgimento ital. negli archivi naz. di Parigi. I rifugiati ital. 1815-1830, Roma 1962, ad Indicem; Storia del Parlamento ital., I-IV, Palermo 1963-66, ad Indices;C. Pischedda, Elez. polit. nel Regno di Sardegna (1848-1859), I, Torino 1965, p. 232 ed Appendice, passim; Il Regno di Sardegna nel 1848-49 nei carteggi di D. Buffa, a cura di E. Costa, I, Roma 1966, ad Indicem; Banche,governo e parlamento negli Stati sardi. Fonti documentarie (1843-1861), a cura di E. Rossi e G. P. Nitti, Torino 1968, ad Indicem.