BOTTIGLIA (fr. bouteille; sp. botella; ted. Flasche; ingl. bottle)
Recipiente per liquidi, di varie dimensioni e di forma genericamente rigonfia, cilindrica, conica o tonda nel basso, verso l'alto assottigliata in un collo di varia lunghezza e larghezza.
L'antichità classica conobbe vasi di fogge diversissime: destinati, come la nostra bottiglia, non solo a contenere liquidi, ma anche a versarli, si possono considerare specialmente l'olpe (v.) e l'oinochoe (v.). L'uso di tenere sulla mensa i vasi contenenti le bevande incominciò in epoca molto recente. Ma di bottiglie si trova menzione fin dal sec. XIV: erano di cuoio, specie di piccoli otri come si usavano del resto fin dalla più remota antichità, per portare vino o acqua nei viaggi, nelle cacce, ecc. Pare che l'Inghilterra si fosse acquistata il primato nella fabbricazione di queste bottiglie. Ma se ne facevano anche di metallo, ricoperto di cuoio o di panno: come le deux grans bouteilles de fer blanc pour porter à la chasse, ricoperte di gros drap, possedute da Amedeo VIII, o quelle d'acier couvertes de cuir.... pour porter vin avecques le roy quant il va en déduit, di Carlo VI di Francia. Il quale possedeva anche deux bouteilles de verre riollé garnye d'argent. Ma il vetro era un'eccezione, tanto più se si trattava di vere bottiglie, non di flaconi per liquori preziosi. Più tardi, con lo sviluppo dell'arte vetraria, si ebbero bottiglie di varia foggia: specialmente i vetrai di Murano amarono sbizzarrirsi in bottiglie di forma schiacciata, a due colli attorcigliati, a conchiglia, ecc. Ma si fabbricarono bottiglie anche di pietra dura, d'alabastro, di porcellana, di bronzo, d'argento e d'oro.
Oggi le bottiglie si fanno quasi esclusivamente di vetro per il grande commercio dei liquidi. Le esigenze di un gusto sempre più raffinato, quelle giustamente meticolose dell'igiene, nonché l'esperienza e lo studio dell'azione che i diversi liquidi esercitano sul vetro, e questo su quelli, azione talora deleteria, portarono l'industria delle bottiglie a grandi complicazioni, ma in pari tempo ad elevato grado di sviluppo e di perfezione, specialmente da quando anch'essa ha sentito il bisogno di ascoltare i dettami della scienza e di ricorrere alla meccanica, che sono le due grandi dominatrici d'ogni moderna industria.
Le bottiglie appartengono alla categoria dei vetri soffiati (v. vetro); nella seconda metà del secolo scorso erano ancora soffiate, come nel Medioevo, in forme aperte e lo stirare del collo era affidato alla maestria dell'operaio, procedimento che non poteva dare uniformità di prodotto; si adottarono nel seguito forme chiuse, a cerniera; poi ancora forme rotanti per evitare all'operaio la fatica d'imprimere la rotazione del vetro entro le forme a mezzo della canna da soffio, perché ne risultasse lucida la superficie. A rivoluzionare l'antica industria vennero le macchine soffiatrici, vere meraviglie della meccanica; nel 1894 apparve a Cognac, in Francia, la prima macchina del Boucher (per tacere di precedenti tentativi senza seguito nella pratica) e, certamente fattore massimo del progresso innovatore, la macchina dell'americano Michael J. Owens, (brevettata, nel principio informatore, fino dal 1899 e poi negli anni 1903 e 1908), la quale automaticamente succhia il vetro infocato direttamente dal forno nell'apposita forma e da le bottiglie finite, pronte a passare, sempre mediante congegni automatici, nel forno della tempera e da questo all'imballo. La macchina del tipo da 15 elementi (15 bracci) produce al minuto 40 bottiglie da un litro o 200 flaconcini da medicinali. Un solo meccanico basta a sorvegliarne il funzionamento. Sul tipo della macchina Owens si costruiscono oggi in varî stati macchine particolarmente adatte alle diverse misure di recipienti: da 3 cmc. di contenuto a 50 litri.
Bibl.: T. Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo, Venezia 1665; Levi, L'arte del vetro a Murano, Venezia 1905; A. Kisa, Das Glas im Altertum, Lipsia 1908; V. Gay, Glossaire archéologique, I, Parigi 1928, s. v. e II, ivi 1929, p. 457 seg.; per la tecnica industriale: W. S. Walbridge, American bottles old and new, Toledo (Ohio), 1920; R. Dralle, Die Glasfabrikation, Monaco 1926.