BOTO da Vigevano
Di lui sappiamo solo quanto si ricava dall'unica sua opera rimastaci: il Liber florum (o floridus), inedito, conservatoci in una copia del XIV secolo: il ms. Marciano lat., cl. XIII, 85 (4733, provenienza Morelli 221), cc. 1-12r. Si tratta di un manuale di ars dictandi destinato a uso scolastico, composto, come risulta dall'explicit, a Modena - dove dunque B. esercitava il suo insegnamento di "professor dictaminis" -, nel corso dell'invemo 1234, e "datus... scholaribus ad scribendum" nell'aprile. Le fonti sono dichiarate esplicitamente: Boncompagno da Signa, per il quale l'autore professa alta stima e ammirazione, e un non meglio identificato "magister Dalphynus elegantissimus orator", di cui B. si dice discepolo (c. 1r). Il titolo dell'opera viene spiegato dall'autore "eo quod e variis floribus dictatorie facultatis est magnifice decoratus...".
Il Bertoni (Il Duecento, p. 255) avanza - dubitativamente - l'ipotesi che B. sia identificabile con il Boto canonico che compare in un atto dell'11 giugno 1266 a Voghera.
Bibl.: G. Bertoni-P. Vicini, Gli studi di grammatica e la rinascenza a Modena, in Atti e Memorie della R. Deput. di st. patria per le prov. modenesi, s. 5, IV (1906), pp. 165 s.; G. Bertoni, B. da Vigevano, in Archivum romanicum, V (1921), pp. 258-260; Id., Il Duecento, Milano 1939, pp. 255 s., 275 s.