BOTHROS (βόϑρος)
Il termine indica cavità, buca, fossa scavata nella pietra (Odissea, vi, 92) o nella terra. Secondo Omero (Odissea, x, 517-520) nel b. era versata la libagione per i defunti (latte e miele, vino ed acqua) e sopra di esso venivano sgozzate le vittime onde il sangue di queste vi scendesse ed Hades e Persefone fossero propiziati (Odissea, xi, 25-47).
Secondo le parole di Elettra (Coeph., 90-95; 164) il b. presso il sepolcro aveva lo scopo di far giungere al morto le libagioni. Luciano (De astrol., c. 24) ricorda come intorno al bòthros aperto da Odisseo si raccoglievano i morti desiderosi di bere il sangue degli animali sacrificati. Porfirio (Apud Euseb., Praep. ev., iv, cap. ix, 3) indica il bòthros (insieme con il mègaron - De anthro Nymph., vi; insieme con la fossa - ταϕή - Apud Euseb., cit., iv, cap. ix, 7) la forma tipica di sacrificio per gli dèi sotterranei (ὑποχϑόιοι). Specifica inoltre che nel b. devono essere versati il sangue, il miele ed il vino (Apud Euseb., cit., iv, cap. ix, 2). È difficile tuttavia distinguere l'eschàra (secondo Porfirio forma tipica di sacrificio per gli dèi della terra - ctonî - e per gli eroi) dal b., tanto che le eschàrai vengono spesso chiamate bòthroi (Schol. Eurip., Ph., 274: σκαπτή; Steph. Byz., pp. 191, 7, ed. Mein). E così il termine mègaron, che in rapporto agli spiriti catactoni significa dimora, antro, sotterraneo, viene ad indicare fossa sacrificale, che conduce loro le offerte, confondendosi così con il bòthros. In questo senso lo usa Plutarco (De Iside et Osiride, vii, 1).
Quanto la favissa il b. è importante per l'archeologia, poichè in esso si rinviene in stratificazione naturale e non alterata la testimonianza (soprattutto ceramica) dei periodi durante i quali il b. rimase in uso, fornendo così una base cronologica per la vita di un santuario o di un determinato edificio. I bòthroi sono stati divisi in tre gruppi: domestici (gli house-pits degli scavatori anglosassoni), sepolcrali e sacri per eccellenza. I bòthroi domestici sono stati rinvenuti per la massima parte entro le case e sono dell'Età del Bronzo e dell'Età del Ferro. Dato che le fonti non ricordano l'esistenza di bòthroi sacri nelle case, assai incerta è la loro funzione, tanto che ad essi se ne volle attribuire una pratica piuttosto che una rituale. Essi infatti furono considerati come forni, pozzi di drenaggio, silos per grano e vegetali, vasche per molluschi, pozzi per rifiuti, secondo alcune caratteristiche che sembrano più consone all'una od all'altra funzione.
Particolarmente interessanti sono i bòthroi di Thermi (Lesbo) dell'Età del Bronzo, i più ampi dei quali misurano circa m 1 di diametro e m 0,50 di profondità, contenenti frammenti di ceramica e di metallo, resti di ossa di animali e cenere. Alcuni di essi presentavano una "incamiciatura" di argilla. Del primo periodo elladico sono i bòthroi di Asine (Argolide), cavità naturali nella roccia, ma allargate dalla mano dell'uomo, nei quali si rinvennero frammenti di ceramica, cenere, ossa calcinate, ed in uno di essi anche parte di un corno di consacrazione. Dello stesso periodo sono i bòthroi di Lerna, misuranti da m o,8o a m 1 di diametro e m 0,70 di profondità, pieni di frammenti ceramici, di ossa di animali e di sostanze bruciate. I bòthroi di Oszetivan (Ungheria), della prima Età del Bronzo, a forma di campana, misuranti da m 1 a m 2 di diametro e profondi da 2 a 3 m, contenevano frammenti ceramici, vasi interi, strumenti di pietra, ossi ed alcuni oggetti di metallo. Dell'Età del Ferro sono i bòthroi di Orchomenos, di forma circolare alla superficie ed a U in sezione, abitualmente "incamiciati" di argilla, ripieni di cenere entro la quale erano frammentini di ossa. Anche molti bòthroi dell'Età del Ferro rinvenuti in varie località dell'Inghilterra contenevano ossa, frammenti di urne decorate, pezzi di carbone combusto, ed in alcuni della tarda Età del Ferro si rinvennero monete romane e britanniche e ceramica romana e romano-britannica.
I bòthroi sepolcrali erano costruiti sul sepolcro stesso, come il b. circolare di Micene; oppure erano fosse preparate per sacrifici ignei e per libagioni, in prossimità di sepolcri, come la fossa davanti alla tomba a cupola di Vaphiò e quelle lunghe e strette di Vurva, Velanideza e Maratona.
Numerosi sono i bòthroi sepolcrali scoperti in Grecia ed in Asia Minore: particolarmente interessanti sono quelli di Thera, in numero di 44, del VII e VI sec. a. C., di forma ovale più o meno regolare, con pareti leggermente oblique, misuranti in larghezza da m 0,80 a m 2,10 ed in profondità da m 0,30 a m 1,10. In essi si rinvennero frammenti ceramici, statuette fittili, ossa bruciate, cenere, punte di lance, pesi da telaio, astragali.
I bòthroi sacri erano destinati alle offerte per divinità catactonie e si trovano nei templi o dentro i recinti (tèmenoi) dei santuarî.
Nel tempietto di Vroulià, presso l'altare rettangolare vi è una fossa, purtroppo manomessa, e all'interno del santuario principale si mise in luce una buca (m 1,50 di diametro, m 0,90 di profondità) contenente frammenti di kölikes; di grossi vasi, di lucerne e tracce di carbone e terra bruciata. Mentre incerta è la destinazione di alcune fosse o di blocchi, come i tre massi squadrati entro la cella del tempio di Marazà (Locri Epizefirî), come il riquadro in muratura entro il piccolo recinto di Hekate Propylaia a Selinunte e come la fossa aperta nella roccia entro il Ploutonion di Eleusi o la cavità entro l'Asklepieion di Atene, più verosimile è l'identificazione come bòthroi delle due fosse rivestite alla sommità da massi lavorati entro il tempio più arcaico e della fossa rivestita da lastroni di marmo ed avente in alto una gola per ricevere una pietra di chiusura all'interno del nuovo tempio dorico in marmo a Samotracia. I due bòthroi di Priene e di Tebe sono indubbiamente tra i meglio conservati dell'antichità greca e sulla loro destinazione non possono sorgere dubbi. A Priene, nel santuario di Demetra, il b. era costruito con grande cura, a blocchi sovrapposti e scendeva fino alla viva roccia ad una profondità di m 2. La bocca misura m 1,85 × 1,75 e le pareti sono dello spessore di m 0,55. I muri E ed O si alzano da terra a spiovente, ed una pietra che unisce i due culmini doveva sostenere una chiusura a tetto che impediva il diffondersi dell'odore delle vittime sacrificate. Lo scavatore però non ha specificato se in esso sia stato rinvenuto materiale. A Tebe, nel Kabirion, vennero in luce due fosse contigue, di m 0,90 x 2,18 ciascuna, profonde m 1,50, fasciate da lastroni di pietra. La parete in comune era più alta delle altre, onde sostenere, come a Priene, una copertura a forma di tetto. Nella fossa più a S si rinvennero fino alla sommità ossa di animali. La costruzione, pur appartenendo ad epoca romana, doveva essere preceduta da fosse per sacrifici di epoca anteriore. Presso il tempietto di Demetra ad Agrigento fu rinvenuto un b., in vicinanza dell'altare, del diametro di m 2,70, colmo di kèrnoi infranti, i vasi sacri a Demetra. È incerto se quelli che lo scavatore chiama bòthroi, rinvenuti in prossimità del tempio I (cosiddetto dei Dioscuri) debbano essere invece considerati come eschàrai. Allo Heraion del Sele, nel 1935 e nel 1937, vennero rinvenuti due bòthroi particolarmente notevoli, intatti e sicuramente riferibili a Hera, divinità che nella zona ha carattere catactonio. Il primo, profondo m 3,52 (10 piedi ionici), aveva le pareti formate da grossi lastroni di calcare e conteneva, sotto un leggerissimo strato di materiale adrianeo, separato, un fittissimo strato di vasi più o meno frantumati frammisti ad ossa di animali ed a legname in parte carbonizzato. Il secondo, profondo m 4,23 (12 piedi ionici), anch'esso con lastroni di calcare appoggiati alle pareti, diede numerosissimi frammenti di vasi (chòai) tipo Gnathia, di aröballoi, di kölikes, di olle, brocche, anfore, piatti, statuette, ossa di animali, frammenti di bronzo ed un askòs con graffita la dedica ad Hera. Nel santuario di Eracle a Thaso furono rinvenute, presso l'altare, dodici cavità, irregolari, ma aperte dalla mano dell'uomo. Variano da una profondità di m 0,30 ad una di m o,8o. In una di esse fu trovata cenere mista ad alcuni frammenti di ceramica a figure rosse. Nell'area triangolare dello stesso santuario venne messo in luce un edificio circolare al centro del quale era un b., il quale conteneva solamente un frammento architettonico.
Bibl.: Per la definizione e per le fonti: H. Steph., Thesaurus Graecae linguae, 1851, s. v. βόϑρος, col. 308. Uno studio sui bòthroi dell'antichità con bibl. aggiornata fino al 1937 è in Not. Scavi, 1937 (U. Zanotti Bianco-P. Zancani Montuoro, Capaccio, p. 301 ss.). In particolare, per i pozzi domestici si confronti R. W. Hutchinson, Bòthroi, in Journ. Hell. Stud., LV, 1935, pp. 1-19, con tutta la bibl. in proposito. Per i recenti bòthroi di Lerna: J. L. Caskey, Excavations at Lerna, 1952-53, in Hesperia, XXIII, i, gennaio-marzo 1954, tav. 3 d, testo a p. 23. Per i bòthroi sepolcrali: E. Pfuhl, Der archaische Friedhof am Stadberge von Thera, in Ath. Mitr., XXVIII, 1903, pp. 249-251 e 273-278. Per i bòthroi sacri, oltre alla bibl. data dal già citato articolo in Not. Scavi, 1937, si confronti: M. Launey, Le sanctuaire et le culte d'Héraklès à Thasos. École française d'Athènes, Parigi 1944, p. 28 e pp. 167-168. Alla p. 174 è dato un catalogo dei templi con b. all'interno. Per il b. del tempio recente di Samotracia, cfr. Hesperia, XX, 1951, tav. 13 a, testo a p. 27. F. Robert (Thymélè, Biblioth. des Éc. fr. d'Athènes et de Rome, Parigi 1939) studia le costruzioni rotonde che possono avere attinenza con bòthroi.