Vedi BOSTRA dell'anno: 1959 - 1994
BOSTRA (v. vol. Il, p. 149)
Il tessuto urbanistico di B. romana, decisamente modificato dall'insediamento moderno (XIX-XX sec.) che ha occupato l'intera area della città antica, sta gradualmente venendo alla luce a seguito dell'attuazione del progetto governativo inteso alla valorizzazione del più importante sito archeologico della Siria meridionale (Ḥawrān). A tal fine operano, tramite il locale Dipartimento, la Direzione Generale delle Antichità e dei Musei della Repubblica Araba Siriana e le missioni straniere. Al 1969 risalgono il restauro e il ripristino del teatro romano (II-III sec.) inglobato nella cittadella ayyubide.
Se in questo vasto cantiere gran parte dei monumenti oggetto di scavo e restauro stanno riacquistando la loro fisionomia, è ancora prematuro tracciare un quadro organico dello sviluppo della città. Tuttavia si può affermare che il periodo di occupazione più antico, risalente al Bronzo Medio II e al Bronzo Recente I, interessa la zona NO di B., servita da sorgenti perenni (scavi dell'Università Americana di Beirut: H. Seeden), e che le testimonianze nabatee si trovano quasi esclusivamente nell'ambito dell'area successivamente occupata dalla B. romana, con un programma di urbanizzazione che si è potuto parzialmente verificare nel quartiere E, al di là della «Porta Nabatea», arco-diaframma oltre il quale la strada prosegue con inclinazione decisamente diversa rispetto all'arteria principale («decumano») che taglia longitudinalmente, con direzione O-E, la città romano-imperiale. Una connotazione di monumentalità è conferita a B. dalle vie colonnate che in gran parte sono ancora nascoste nella sinuosa rete dei vicoli dell'insediamento moderno. È stata estesamente sbancata solo l'arteria principale (O-E) nel suo tratto maggiore dalla porta O (Bāb al-Ḥawā, Porta dei Venti) sino all'altezza del mercato e delle terme S: si è rimessa in luce quasi completamente la sequenza dei resti architettonici dei porticati che la fiancheggiavano.
Quanto all'assetto viario complessivo di B. romana, si deve osservare anzitutto l'irregolarità dei tracciati stradali rispetto alla tipologia canonica: non solo i decumani minori - che si individuano nella parte Ν della città - non presentano un andamento parallelo all'arteria principale, ma le vie a essa perpendicolari non l'attraversano che in un caso in corrispondenza con il tetràpylon, che sorgeva su una piazza circolare (37 m di diametro), di cui è stata messa in luce la pavimentazione della parte N. Questo impianto risulta però posteriore alla strada stessa, dato che ha provocato la distruzione della porzione O del criptoportico che fiancheggiava l'arteria principale (a partire da questo punto, per 106 m verso E), e che doveva essere in relazione con la grande piazza (foro?), a N, che si riesce a individuare nella configurazione dell'abitato moderno. Il «decumano massimo» inoltre non presenta un asse lineare, ma varie flessioni: un'irregolarità di tracciato che denuncia la sua esistenza già in epoca pre-romana come in altre città carovaniere (cfr. Damasco, Palmira, Apamea, Gerasa). A tale irregolarità si sarebbe ovviato mediante artifici ottici (Cerulli), con suture monumentali, come il suddetto tetràpylon e anche un ampliamento ellissoidale della strada (evidente nella parte N, scavata), poco dopo la monumentale porta urbica O, laddove l'asse è deviato di 7° verso N. Si potrebbe dunque ritenere che l'urbanizzazione romana sia stata vincolata da un antico asse viario, proprio delle città carovaniere quale dovette essere B., caratterizzata altresì da una configurazione ovaloide, documentata nel circuito murario di NO e SE. La via N-S - in relazione con il tetràpylon e con la sorgente - che verosimilmente doveva collegarsi con le porte Ν e S, avrebbe anch'essa un tracciato che si adatta (tentando di rettificarlo) a un precedente asse viario (K. Mukdad). Ritornando al «decumano», un altro episodio monumentale, in riferimento a un'altra deviazione dell'asse stradale, è l'arco trifornice e quadrifronte d'epoca antonina (Bāb al-Kandīl, Porta della Lanterna) affacciato sul lato S, che funge da ingresso alla via colonnata che conduce al teatro. Oltre l'arco v'è, lungo il «decumano», l'imponente complesso termale (in fase di scavo e restauro), mentre di fronte si trovano gli edifici del grande mercato, corredato forse da terme (in fase di scavo) e confinante a E con una via colonnata diretta alla porta Ν (indicata nella pianta del Butler) e quindi al castrum. Il mercato è verosimilmente in relazione con il criptoportico del «decumano» e certamente con un altro criptoportico rinvenuto lungo la strada colonnata di cui si è appena detto, che presenta un monumentale sbocco sul decumano stesso: nel punto di intersezione, un ninfeo a esedra mediana e ali rettilinee, abbellito da 4 enormi colonne corinzie, è collocato in angolo in modo da determinare uno slargo trapezoidale; al ninfeo si oppone a E l'edificio della Kalybe, di cui restano 3 altissime colonne corinzie due delle quali, lungo il lato Ν del decumano stesso, recano una parte di trabeazione. Sembra da escludersi, secondo recenti ritrovamenti lungo il fianco E delle terme, che tale via debba considerarsi l'asse N-S della città romana ipotizzato da K. Mukdad. Il tracciato di tale via N-S, nella sua porzione settentrionale, non dovette subire sostanziali modifiche, dal momento che risulta fiancheggiato da edifici islamici, la Moschea di Omar e i bagni mamelucchi (scavi e restauri D.A.I., Damasco: M. Meinecke) che occupano l'area delle botteghe e dei porticati, mentre la strada colonnata (decumano minore) che lo interseca a Ν del mercato, e che sbocca nel quartiere NE tra la basilica e la chiesa dei Ss. Sergio, Bacco e
Leonzio («Cattedrale»), risulta interrotta dall'inserimento del minareto della Moschea di Fatima, e poi dal Palazzo «episcopale». Di questa strada è stata messa in luce solo la parte prospiciente il mercato. Anche il quartiere a E dell'arco «nabateo» è interessato da scavi e restauri. Verso S, presso la grande cisterna, sorge il c.d. Palazzo di Traiano, certamente un edificio di rappresentanza, forse sede del governatore della Provincia Arabia, di cui B. era capitale.
A NE le esplorazioni archeologiche della missione francese (J.-M. Dentzer) stanno rivelando strutture pertinenti a un grande edificio a pianta centrale, interpretato per le sue dimensioni come la «cattedrale» del V secolo. La sua planimetria, pur non ancora definita, si accosterebbe a quella della c.d. Cattedrale, la chiesa dei Ss. Sergio, Bacco e Leonzio (c.a 512-513) oggetto delle ricerche della missione italiana (R. Farioli Campanati). Tale chiesa sorge nel quartiere NE, accanto alla basilica romana ancora ben conservata e a un altro edificio che, in base all'esame dei resti dell'atrio (esedra N, in corso di studio), è databile al II-III secolo. La planimetria della chiesa, così come è ora chiaramente leggibile, rientra nella tipologia degli edifici tetraconchi a doppio involucro; si articola in un corpo quadrato con nicchie angolari, e reca al centro quattro pilastri a L disposti in quadrato, dai quali si dipartono esedre colonnate. Sul lato E del corpo centrale, si innesta il superstite organismo absidale articolato in cinque ambienti: quello mediano, il presbiterio provvisto di synthronon a 5 gradini, è concluso da un'abside esternamente poligonale. I due ambienti estremi, absidati, di Ν e S, che nei loro alzati sembrano rivelare una seconda fase, posteriore - sia pur di poco, - all'edificazione della chiesa, si collegano strutturalmente ciascuno ad altre due absidi esterne all'edificio che potrebbero essere interpretate come le parti terminali di un porticato: ipotesi che non è possibile verificare a causa del livellamento subito dal terreno circostante.
Si è appurato che la chiesa del VI sec. doveva recare una sontuosa decorazione musiva al di sopra di una zoccolatura in marmo; il pavimento ritrovato nel presbiterio era a lastre basaltiche; le volte erano costituite da blocchetti di scorie vulcaniche regolarizzate da filari di mattoni. L'apparato murario - come in tutti gli edifici di B. - è caratterizzato da blocchi perfettamente squadrati e levigati, qui di reimpiego, al pari delle colonne, capitelli e cornici che mostrano singolare analogia con il cornicione della Kalỳbe. Recenti esplorazioni archeologiche, condotte in vari punti del corpo quadrato e nella zona absidale, hanno rivelato l'esistenza di un precedente impianto romano, ascrivibile al III secolo.
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