BOSFORO (gr. Βόσπορος; lat. Bosphorus; turco Istanbul boğazï; A. T., 88-89)
Nome di origine tracia, spiegato poi dai Greci con βοῦς e πόρος, per il mitico passaggio di Io. È il braccio di mare che dal Mar di Marmara (Προποντίς, Marmara Denizi) porta al Mar Nero (Πόντος Εὔξεινος, Kara Deniz): può quasi dar l'illusione di essere un fiume, data la sua corrente superficiale che dal Mar Nero si dirige verso il Mediterraneo ed anche per la scarsità del moto ondoso. È lungo 30 km., largo da un massimo di 3 km. alle bocche a un minimo di uno a Kandïllï e ad Orta. È profondo in media 30-40 m., e deve in realtà la sua origine all'affondamento di una valle fluviale, che nel Pliocene ancora mandava le sue acque attraverso l'Egeide verso il Mar Nero. Ha tuttora l'aspetto di una tipica valle di erosione. Le rive della Tracia e quelle asiatiche dell'antica Bitinia sono assai simili nei riguardi del rilievo, dell'aspetto fisico e della vegetazione, e presentano la massima altezza (m. 247 s. m.) nei monti KabataŞ, presso la foresta di Belgrado (Belgrat Ormanï) sulla riva europea. Ambedue le costiere sono ricche di acque correnti e ricoperte di una lussureggiante vegetazione, il che conferisce al paesaggio un aspetto magnifico.
Il braccio di mare è percorso da quasi tutte le compagnie di navigazione straniere che fanno rotta per il Mar Nero, e le due rive sono battute dai vaporetti di una compagnia di navigazione turca, che fa il servizio dal Ponte di Galata fino a Rumelikavagï, impiegandovi in media due ore e mezzo. Numerosi sono i villaggi posti lungo le rive. Si può dire che fino a Therapia (Tarabya) si ha una continuazione dei sobborghi di Istanbul e un succedersi continuo di case e di ville.
Il primo approdo sulla riva europea è quello di KabataŞ provvisto di un piccolo molo. È una propaggine di Pera e si adorna di edifici e monumenti degni di nota. Due chilometri più avanti è il villaggio BeŞiktaŞ, che possiede la tomba del famoso corsaro Barbarossa (v.). A sette chilometri da Pera troviamo KuruçeŞme (fontana secca), residenza estiva dei facoltosi levantini; prossimo ad esso è il villaggio degli Albanesi (Arnayutköy), oggi abitato da Greci e da Ebrei. Nelle vicinanze di questo paese si trova il Capo della Corrente (Akinti Burnu), detto dai Greci μέγα ῥεῦμα e così chiamato per la corrente impetuosa delle acque, tanto che tutti i carichi debbono essere rimorchiati da vaporetti. Il Bosforo poi si allarga in una vasta baia con un paesaggio incantevole: sulla riva europea vi è l'approdo di Bebek, l'antim Cheleae. Al 10° chilometro da Istanbul il Bosforo si fa più stretto e la corrente diviene impetuosissima: la località viene detta dai Turchi Keitan Akintisi. Si incontra infine Rumelïhisarï o castello di Rumelia, detto anche Boğaz Kesen, costruito da Maometto II nel 1452, cioè un anno prima della conquista di Costantinopoli. Si crede che corrisponda all'antico promontorio πυῤῥιας χύων; quivi infatti le acque sono tranquille e la corrente è minima. In questo punto la tradizione vuole che Dario gettasse il ponte di barche dove passarono 700 mila uomini, guidati nella guerra contro gli Sciti. Al chilometro dodicesimo da Pera vi è il villaggio di Boyacïkoyü o villaggio dei tintori, abitato prevalentemente da Armeni e Greci e quasi unito al paese di Emïrgan, l'antica Kyparódes o villaggio dei Ciprioti immigrati. Procedendo sempre sulla riva europea si incontrano successivamente Yeniköy (l'antica Cantes Bacchiae), e la celebre Thérapia (Tarabya), che per analogia ha sostituito l'antico nome di Farmakeion, la cui origine risale alla leggenda di Medea; è così chiamata per la dolcezza del clima e per la bontà delle sue acque. Nel golfo sbocca la vallata del Krio neró (acqua fresca), così chiamata per le sue acque minerali freschissime. All'estremità settentrionale del golfo, doppiando il Capo della Calce (Kïrecburnu) si può scoprire da lontano il Mar Nero. A 19 km. e mezzo da Istanbul si trova il più aristocratico dei villaggi del Bosforo: Büyükdere o la grande vallata, abitato da cristiani. Poco dopo si nota il capo delle tombe o Mesarburnu (antico promontorio Sintas), dove si elevava un tempio a Venere Meretrice. Altri villaggi sulla riva europea sono Yenimahalle e Rumelikavagï, ultima stazione dei battelli costieri. Prima dell'imboccatura del Bosforo sul Mar Nero, cioè alle isolette Cyanee, si trovano i paesi di Büyük Liman, Garïpçe e Rumelï Fenerï.
Seguendo nel senso contrario, dal Mar Nero al Mar di Marmara, la costa asiatica troviamo Anadolu Fenerï, Poiras Kale, che porta un forte, a difesa dell'entrata. Ad Anadolukavagï si fermano tutti i battelli per ottenere la libera pratica. Sul promontorio Hieron (120 m.) si leva un poderoso castello genovese, chiamato dai Turchi Yoros Kalesi che si crede costruito nel sec. XIV. Poco lungi si elevava il tempio di Giove "del buon vento" (Ζεύς οὔριος), elevato dai Calcedoni e trasformato da Giustiniano in un tempio cristiano. Presso Anadolukavagï si eleva la collina YuŞa Tepesi o Monte del Gigante (m. 195). Poco dopo si trovano i villaggi di Beykoz, Unkiar Kalesi, PaŞabahçe, Cubuklu. A 13 km. da Costantinopoli il battello si ferma a Kanlïca (il Villaggio sanguinante), situato presso il promontorio omonimo (Kanlica Burnu): quivi sbocca il vallone di Peha Körfez e più lontano la vallata del Büyük Göksù, che bagna l'incantevole prateria delle Acque dolci dell'Asia. A 11 km, dal ponte di Galata si trova l'approdo di Anadoluhïsar o castello d'Asia, detto anche Güzelhisar (Bella fortezza); poco dopo si vede la località Kandïllï (la lanterna), così chiamata dal fanale, che era issato sul promontorio per far riconoscere ai naviganti le rive dello stretto, nel punto dove la corrente è rapidissima; nell'antichità era detta περιῤῥόον Seguono i villaggi di Vaniköy ai piedi della collina Icadiye, poi Cengelköy, Beylerbey, alla base del monte Bulgorlu, Kuzguncük a 5 km. da Scutari; in ultimo Scutari (Üsküdar), che dista dall'approdo una ventina di minuti. Il battello costeggia la torre di Leandro o della Vergine (Kiz-Kalesi) che s'innalza a 30 m. s. m. all'entrata del Bosforo. Scutari ha due approdi: Harem e Salacak Iskelesi. (V. tavv. CXIII e CXIV).
Per la parte politica del Bosforo v. dardanelli.
La battaglia del bosforo tracio. - Dalla denominazione del Bosforo, di cui possediamo minuta descrizione geografica per l'antichità in uno scritto di Dionisio di Bisanzio, è designata la grande battaglia navale ivi combattutasi, nell'autunno del 318 a. C., fra le forze di Antigono e quelle di Poliperconte. Antigono, stretta alleanza con Cassandro e con Lisimaco contro Poliperconte (v. antigono), si disponeva a passare in Europa attraverso l'Ellesponto, per congiungersi con Cassandro. Per parare il pericolo, Poliperconte fece partire alla volta della Propontide (Mar di Marmara) la flotta al comando di Clito, mentre quella di Antigono e di Cassandro si radunava nell'Ellesponto (stretto dei Dardanelli) al comando di Nicanore. La battaglia, che ci è descritta da Diodoro (XVIII, 72; cfr. Polieno, IV, 6, 8), si combatté nel Bosforo, in vicinanza del Mar Nero: la vittoria arrise in un primo momento a Clito, che poté affondare 17 navi avversarie e catturarne circa 40. Nella notte però Antigono, con l'aiuto degli alleati Bisanzî, fece passare lo stretto ad una parte delle sue truppe e con esse attaccò, all'alba, il campo nemico, mentre le 70 navi superstiti della flotta di Nicanore l'attaccavano dalla parte del mare. L'abile manovra sorprese completamente Clito; tutta la flotta cadde, senza possibilità di resistenza, nelle mani del nemico: lo stesso Clito fu ucciso nella fuga dai soldati di Lisimaco.