BORROMEA LEGA
. Fu stretta a Lucerna, il 5 ottobre 1586, dai sette cantoni cattolici della Svizzera (Lucerna, Uri, Schwitz, Unterwalden, Zug, Friburgo e Soletta), allo scopo di difendere la religione cattolica, e per iniziativa dello sculdascio lucernese Lodovico Pfyffer. Il primo nome fu quello delega cristiana o fratellanza cristiana; più tardi fu chiamata lega aurea, dall'iniziale dorata del patto scritto. Il nome di Lega borromea venne in uso solo dopo il rinnovamento del 1655, quando i sette cantoni avevano scelto a loro patrono Carlo Borromeo, che nel frattempo era stato canonizzato. Secondo il patto, i contraenti si considerano reciprocamente come concittadini e compaesani e promettono di volersi sempre chiamare in tutti i loro atti col nome di fratelli sinceri. Saranno tenuti, indipendentemente da qualsiasi impegno preso in precedenza, ad impedire, per quanto sta in loro, la defezione di uno dei sette cantoni dalla fede cattolica e a punire i sediziosi. Se qualcuno di religione acattolica assalisse, per motivi religiosi o per altri motivi, uno dei sette cantoni, o lo costringesse, con misure di violenza, a prendere le armi, gli altri dovranno soccorrere con tutte le loro forze l'assalito. Nessuna lega precedente o posteriore deve impedire questo aiuto. L'importanza diretta della lega stava in questo, che gl'impegni che Friburgo e Soletta avevano verso Berna in virtù delle loro alleanze precedenti venivano a cadere e in pari tempo Soletta recedeva di fatto dal patto di protezione per Ginevra. Il sistema difensivo dei cantoni cattolici fu completato e rinsaldato con la conclusione dell'alleanza difensiva milanese-spagnuola. Nella Lega borromea, la politica confessionale ebbe il sopravvento su quella nazionale, con gravissimo danno all'id-a di stato svizzera. Per due secoli, la Svizzera restò effettivamente divisa in due Confederazioni, una riformata e una cattolica. La Lega fu rinnovata il 3 ottobre 1655 e il 15 dicembre 1713.
Bibl.: Il testo del patto, in Amtliche Sammlung der Eidgenöss. Abschiede, IV, Berna 1861, pp. 1590-93; Dierauer, Gesch. d. schweiz. Eidgenoss. Gotha 1921, III; Segesser, L. Pfyffer und seine Zeit, III, i, Berna 1882, p. 145.