BORRÉ, Giuseppe, conte de la Chavanne
Nato a Chambéry da Giuseppe nella prima metà del '700 (non si conosce con esattezza la data di nascita), fu ben presto destinato alla carriera diplomatica: infatti qualunque altra carica o impegno politico nell'amministrazione interna del Piemonte era preclusa alle vecchie famiglie della Savoia, alle quali Vittorio Amedeo II rimproverava un contegno troppo favorevole alla Francia durante l'occupazione francese. Il B. percorse la carriera diplomatica dal grado di segretario a quello di ambasciatore con notevole rapidità, attraverso incarichi delicati e di importanza politica motto rilevante. Segretario di ambasciata presso la corte di Madrid dal 1732 al 1735, testimone e anche intelligente relatore a Carlo Emanuele III della tortuosa politica di Elisabetta Farnese fu uno dei pochi diplomatici sabaudi capaci di una collaborazione non del tutto passiva.
I suoi dispacci rivelano infatti, aldilà delle minute e anonime descrizioni richieste tradizionalmente all'ambasciatore piemontese, una certa capacità di cogliere i lati politicamente più interessanti delle questioni in discussione a scapito di molti particolari meno rilevanti. I ritratti delle persone che lo circondavano a Madrid sono infatti assai poco formali e volti invece a precisare gli elementi che potevano interessare la corte di Carlo Emanuele III; così i suoi giudizi sono precisi e le valutazioni politiche senza incertezze, come nel caso di una sua concisa definizione del governo spagnolo, "un fantôme de gouvernement", all'epoca delle discussioni per il trattato di Torino del 1733.
Al ritorno da Madrid ricevette l'infeudazione di La Chavanne e Saint-Jeoire e il 6 maggio 1737 fu investito del titolo di conte trasmissibile in linea maschile.
La buona prova fatta a Madrid gli fruttò nel 1736 un altro più rilevante incarico: quello di successore del conte di Canale nella sede dell'Aia, come ministro "sans caractère", con uno stipendio annuo di lire 9.000 per lo "stabilimento", aumentato più tardi (13 ott. 1740) a 10.000 lire. Dei primi due anni della sua residenza in Olanda egli ha lasciato una Relazione istorica in cui è attentamente studiato il mondo politico europeo nel periodo del terzo trattato di Vienna.
Una decina d'anni più tardi, nel 1749, quasi allo scadere del suo mandato all'Aia, il B. sarà uno dei protagonisti del tentativo di alleanza, poi fallito, tra Carlo Emanuele III e Federico II, spinti a questo progetto dai comuni rancori verso l'Austria. Toccò a lui, infatti, tentare i primi cauti passi presso l'ambasciatore prussiano von Ammon, e suggerirgli, come idea sua personale e non come progetto ufficiale, un avvicinamento tra le due corti, ugualmente minacciate dall'Austria; ciò allo scopo di sondare le disposizioni di Berlino in caso di un eventuale attacco austriaco alla Lombardia. Quest'incarico d'alta diplomazia, fu affidato, molto più di quanto non fosse nelle abitudini del centralismo della corte sabauda, all'abilità e all'iniziativa del B.; ma il progetto naufragò improvvisamente, quando già sembrava dovesse realizzarsi. Subito dopo il B. fu bruscamente richiamato a Torino (aprile 1749) quasi che si fosse troppo allontanato dalla compassata mediocrità, che era in genere la caratteristica comune a quasi tutti gli ambasciatori di Carlo Emanuele III. Tornato in Piemonte, non pare abbia avuto altri incarichi di qualche rilievo; di lui si sa che fece testamento il 27 ag. 1752, pubblicato il 23 nov. 1755, con il quale legava il feudo con il titolo di conte de la Chavanne e Saint-Jeoire al nipote Giuseppe Charrost.
Fonti e Bibl.: Per le relazioni diplomatiche e i dispacci cfr. Archivio di Stato di Torino, Sez. I, Lettere Ministri Spagna, mazzi 64-67 (1732-1735); Lettere Ministri Olanda, mazzi 3346 (1736-1749); Negoziazioni Olanda, mazzo III, n. 3. Sul problema dei rapporti tra lo Stato sabaudo e le potenze europee e sul ruolo del B. come diplomatico, cfr. G. Quazza, Ilproblema italiano e l'equilibrio europeo (1720-1738), Torino 1965, pp. 13, 24, 49, 60, 69, 83, 114 s., 190 s., 196, 206 ss., 214, 217, 223, 243, 247, 263, 265, 275, 277, 281, 290, 293, 299, 312, 321, 347; Id., Le riforme in Piemonte nella prima metà del Settecento, Modena 1957, I, pp. 26, 98, 100 s., sul problema del controllo e della scelta della diplomazia sabauda. Sulle trattative d'alleanza tra Carlo Emanuele III e Federico II cfr. F. Valsecchi, Un fallito progetto di alleanza tra Carlo Emanuele III di Sardegna e Federico II di Prussia (1749), in Arch. stor. ital., CIV(1947), pp. 64-74. Per alcune notizie particolari anche se frammentarie e poco controllabili cfr. A. Manno, Il patriziato subalpino, I, Firenze 1895, sub voce Chavanne.