BORJA Y ARAGÒN, don Francisco de, Principe de Esquilache [Squillace]
Nacque a Madrid nel 1581 o '82 da D. Juan de Borja conte di Mayalde e Ficaltro e da Donna Francisca de Aragón y Barreto. Sposò una sua parente erede del principato di Squillace nel regno di Napoli, donn'Anna de Borja, la quale gli trasmise i suoi titoli e feudi. Rivestì la carica di gentiluomo di camera di Filippo IV e, dal 1615 al 1622, fu viceré del Perù con sommo onore suo e vantaggio della sua nazione. Durante il suo governo, furono perseguitati e annientati i pirati e i filibustieri che infestavano le coste, fortificato il porto di Callao, eretto il Tribunale del Consolato, conquistata la comarca dei Maynas nel Marañón e fondata la città di San Francisco de Boria. Tornato in patria, visse alcuni anni a Valenza, ritirato a vita privata. Morì il 26 ottobre 1658.
Fu un vero principe e poeta, sebbene lontano dall'essere principe della poesia, come lo salutò l'adulazione dei contemporanei. Nonostante che Lope de Vega, nel suo Laurel de Apolo lo chiami nuevo de España Taso, il suo poema eroico, in dodici canti, in ottava rima, Nápoles recuperada por el rei don Alonso (Saragozza 1651, ma composto molti anni prima, e ristampato ad Anversa nel 1658) è definito dal Menéndez y Pelayo, "un' insipida e manierata imitazione del Tasso": nuda prosa in versi, distinti dalla prosa per la sola misura metrica. Eppure, nelle epistole morali e nei sonetti egli si mostrò degno discepolo di Bartolomé Leonardo de Argensola, conservando la tradizione del buon gusto opposta al gongorismo dominante; e nei romances, nelle letrillas e nei metri tradizionali spagnoli rivaleggiò a volte con Lope de Vega in grazia e freschezza. Fra i lirici del Seicento - osservò già il Menéndez y Pelayo - pochi meritano, come il principe di Esquilache, una completa riabilitazione, e gioverà a fargliela conseguire chi dal suo grosso volume in quarto delle obras en verso (Madrid 1639; ristampate a Madrid nel 1648 e, con numerose aggiunte, ad Anversa nel 1654 e 1663) sceglierà tutto ciò che merita di vivere.
Ediz.: Il poema del B. fu ristampato nel t. XIX e alcune poesie nel t. XLII della Bibl. de aut. españ. Poesie inedite pubblicò il Gallardo nell'Ensayo de una Bibl. españ. II, ecc. 112-114. Alcune liriche tradussero G. B. Conti nella scelta di Poesie castigliane (Milano 1828, pp. 219-223) e P. Monti in Romanze storiche e moresche e poesie scelte spagnuole (Milano 1853, pp. 229-231).
Bibl.: R. Schevill e A. Bonilla, nota bio-bibliogr. al Viage del Parnaso del Cervantes, Madrid 1922, pp. 157-158; e M. Menéndez y Pelayo, Historia de la poesía hispano-americana, II, Madrid 1913, pp. 182-184.