Barnet, Boris Vasil´evič
Attore e regista cinematografico russo, nato a Mosca il 16 giugno 1902 e morto a Riga (Lettonia) l'8 gennaio 1965. Autore dallo stile inconfondibile, dal taglio leggero, sensibile alla poesia dei gesti e dei sentimenti, B., grazie a una crescente rivalutazione critica, si può considerare uno degli esponenti più importanti del cinema classico sovietico.In gioventù aderì alla rivoluzione bolscevica (ottobre 1917), arruolandosi, durante la guerra civile, nell'Armata Rossa. Dopo aver fatto il pugile, si iscrisse al VGIK e seguì i corsi di Lev V. Kulešov; in seguito si unì al suo gruppo Vsevolod I. Pudovkin. Iniziò la sua carriera artistica come attore comparendo tra l'altro in Neobyčajnye priključenija Mistera Vesta v strane bol′ševikov (1924, Le straordinarie avventure di Mister West nel paese dei bolscevichi) di Kulešov. Nel 1926 curò la sceneggiatura, interpretò e codiresse, insieme a Fëdor Ozep, il film a episodi Miss Mend. Il suo esordio nella regia avvenne con Devuška s korobkoj (1927, La ragazza con la scatola). La scarsa aderenza ai principi stilistici del realismo socialista gli procurò diverse critiche nel corso della sua carriera. Ottenne invece nel 1935 un riconoscimento come attore: l'onorificenza di quinto grado come Artista emerito dell'URSS. Si suicidò nel 1965 a Riga, mentre stava lavorando a un nuovo film.
Forse proprio per il suo passato di attore e di ex pugile (senza però dimenticare la lezione del suo maestro Kulešov), B. rivelò ben presto la predilezione per un cinema dove la fisicità degli interpreti è esplorata per esprimere attraverso le passioni tutte le contraddizioni e i conflitti dell'esistenza. La sua vena tragicomica ‒ ripresa dai modelli del cinema statunitense, Charlie Chaplin in testa, ma anche dalla tradizione letteraria čechoviana ‒ si evidenzia già in Devuška s korobkoj e giunge a maturazione in Okraina (1933, Periferia), dove B. racconta la vita di una cittadina di provincia sullo sfondo della Prima guerra mondiale e della rivoluzione di febbraio con un affettuoso tono ironico, mettendo in scena i comportamenti dei personaggi attraverso il ricorso al burlesque e alla comicità scavata nella performance dei corpi. L'attenzione alla complessità dei sentimenti è invece testimoniata da un film come U samogo sinego morja (1935, Sulla riva del mare azzurro), in cui B. mostrò grande abilità nell'analizzare le vicende amorose di due pescatori innamorati della stessa ragazza. Il suo stile, ironico e leggero, nonostante le critiche subite, si sviluppò coerentemente lungo la linea di una messa in scena accu-rata quanto immediata, di attori che agiscono, si scontrano, si muovono, vivono con apparente naturalezza sullo schermo, al di fuori dei codici e delle regole che imperversavano nel cinema sovietico del tempo. E infatti B. riuscì a realizzare un cinema più o meno libero anche tra le pieghe di opere 'ufficiali', come Podvig razvedčika (1947, L'impresa della spia), un film di spionaggio ambientato durante l'ultima guerra mondiale nel quale un agente segreto sovietico riesce a sventare un piano nazista, ulteriore caso in cui l'ironia e il taglio particolare, che ricordano il cinema 'di genere' hollywoodiano, traspaiono pur nel contesto di una struttura codificata e costrittiva. L'interesse per i piccoli eventi che coinvolgono i singoli e le loro emozioni e la delicata descrizione degli ambienti rimasero comunque delle costanti nella sua opera, libera dai condizionamenti ideologici e da modelli precostituiti, tra le più importanti espressioni di una certa produzione sovietica che restò ai margini rispetto alla retorica celebrativa delle produzioni più apprezzate e famose. Questa sensibilità crepuscolare contrassegnò anche i suoi film successivi tra i quali Poet (1956, Il poeta), Borec i kloun (1957, Il lottatore e il clown), sino agli ultimi due, Alënka (1961) e Polustanok (1963, La stazioncina), in cui, pur sulla base di sceneggiature non particolarmente brillanti, si ritrovano alcuni dei tratti più tipici del suo cinema.
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