Pseudonimo dello scrittore russo B. A. Vogau (n. Možajsk 1894 - m. forse 1941). Conquistò una posizione di rilievo con il romanzo Golyi god, quadro della rivoluzione del 1917. Attaccato dalla critica russa per il romanzo Povest´ nepogašennoj luny, fu arrestato nel 1937; morì in campo di concentramento.
Il suo primo romanzo, Golyi god (1921; trad. it. L'anno nudo, 1965), vivido quadro della rivoluzione del 1917 costruito attraverso il montaggio di frammenti disparati, gli diede una posizione di assoluto rilievo tra gli scrittori dell'epoca, confermata dal successivo Mašiny i volki («Macchine e lupi», 1925) e dai racconti Ivan da Mar´ja («I. e M.», 1923) e Tret´ja stolica («La terza capitale», 1923). La sua narrativa fortemente sperimentale e la sua visione della storia russa, in cui alla razionalità occidentale si contrappone un'anima orientale barbarica e superstiziosa, lo resero inviso alla critica sovietica, che attaccò con violenza il romanzo Povest´ nepogašennoj luny (1927; trad. it. Storia della luna che non fu spenta, 1965). Espulso dall'Unione degli scrittori dopo la pubblicazione del racconto Krasnoe derevo (1929; trad. it. Mogano, 1965), P. tentò vanamente di riabilitarsi celebrando i successi del primo piano quinquennale in Volga vpadaet v Kaspijskoe more (1930; trad. it. Il Volga si getta nel Caspio, 1966). Terminò nel 1937 l'ultimo romanzo Soljanoj ambar («Il magazzino del sale»), tuttora inedito; dopo il suo arresto, avvenuto nello stesso anno, non si ebbero più sue notizie certe. Scrisse anche libri di viaggi sul Giappone (Kamni i korni «Pietre e radici», 1934) e sugli USA (O᾿kei "Okay", 1933). Nel 1983 fu pubblicato il romanzo Dvojniki («I sosia»), già comparso postumo nel 1959 in trad. polacca.