BORGO, Carlo Gerolamo Solaro Moretta, marchese del
Appartenente ad una delle più cospicue famiglie della nobiltà piemontese (ignota è la data di nascita), era figlio di Lodovico, primo marchese di Dogliani dal 1615, gentiluomo di camera di Carlo Emanuele I e quindi ambasciatore presso Filippo II e governatore dal 1606 di Nizza, e di Paola di Challant.
Di stanza a Vercelli dal 1635, il B. emerse alla ribalta della vita politica piemontese nel corso della guerra civile fra madamisti e principisti, schierandosi, come del resto altri membri della sua famiglia di sentimenti tradizionalmente filofrancesi, dalla parte della reggente Maria Cristina, e partecipò alle complesse trattative preliminari dell'aprile-maggio 1642, intese a stabilire il terreno favorevole per una soluzione di compromesso fra Madama Reale e i principi cognati. Assolse quindi, dal dicembre 1642 al marzo 1644, alle funzioni di governatore del giovane principe Carlo Emanuele (la cui tutela era stata affidata alla reggente dalle clausole del patto di riconciliazione del giugno 1642) prima a Chambéry, poi a Fossano. Uomo di fiducia di Maria Cristina (nel luglio 1642 un sostanzioso donativo gli era stato accordato a compenso del suo "servizio segreto"), veniva inviato nell'aprile 1644 in missione straordinaria a Parigi con il compito di attenuare i risentimenti di quella corte nei confronti delle iniziative del marchese di Pianezza, intese al rafforzamento dei presidi piemontesi nelle piazzeforti occupate durante il conflitto e all'esclusione delle guarnigioni francesi.
Egli avrebbe dovuto anche sondare presso il Mazzarino ("non volendo S.A.R. promuovere alcun negotio che non sia sotto la favorevole protettione di S.E.", riferirà il B. al cardinale nella prima udienza del 9 maggio) le reali intenzioni dei circoli francesi circa la normalizzazione dei reciproci rapporti politici e diplomatici e i tempi e le modalità d'attuazione degli impegni sottoscritti nel 1642. Al centro delle discussioni, protrattesi per quattro mesi, verrà posto, in particolare, il problema della restituzione da parte francese delle piazze occupate in territorio piemontese. Missione difficile quella del B., che si concludeva alla fine di agosto con la generica promessa da parte del Mazzarino di provvedere alla evacuazione di quattro piazze, ma a condizione di subentrare nel presidio di Verrua, ferma restando sempre la cessione di Pinerolo, e con la garanzia per Madama Reale dell'appoggio francese nei confronti delle richieste dei principi cognati di estendere ulteriormente il loro controllo sulle deliberazioni del Consiglio ducale.
Riprese le funzioni di gentiluomo di camera di Carlo Emanuele al suo ritorno in patria, veniva nominato nell'aprile 1649 governatore della contea di Asti, con il compito di consolidare le postazioni difensive piemontesi, minacciate dalla controffensiva del marchese di Caracena, e di controllare i movimenti e i passaggi di truppe spagnole da Finale verso il Milanese. In tali circostanze egli riusciva a contenere, il 21 sett. 1650, l'assalto portato dal conte Galeazzo Trotti al borgo di Santa Maria, l'ultimo caposaldo rimasto in mano agli assediati, e a rovesciare nella stessa giornata la situazione, ricacciando gli Spagnoli - grazie anche all'aiuto del marchese Villa e di un corpo di cavalleggeri francesi - dal forte d'Asti e dal borgo di San Pietro.
Richiamato a Torino nel 1653, preposto dall'aprile 1654 ai primi del 1656 a governatore della piazza di Alba, quindi a governatore del marchesato di Ceva e delle Langhe dal settembre 1657 al febbraio 1658, il B. ritornava infine nel successivo ottobre all'attività diplomatica con la nomina ad ambasciatore sabaudo a Roma.
Alla corte di Alessandro VII il B. (che aveva conservato comunque titolo e stipendio di governatore di Ceva) ebbe a trattare soprattutto questioni relative a immunità ecclesiastiche e a benefici vacanti, cercando di difendere puntigliosamente i diritti acquisiti dai Savoia ("qui - scriveva fin dal suo primo rapporto impegnativo del 14 ag. 1659 - volevano fare una congregatione, sovra li Privileggi di S.A.R. e il Sig. Cardinale Dattario pensava colle sue arti di ridurmi ed andarvi per dedurre le ragioni dell'A.S.R. quasi che occorresse un giudicio, al che non ho voluto condiscendere"), anche se non sempre con la dovuta fortuna. "Per l'Abbazia di Susa - riferirà in un successivo rapporto dei primi del 1660 - qui non l'ammetterebbero di jure patronato, perché quando l'ammetterebbero tale, non vi sarebbe difficoltà però come quelle che cadono sotto il privilegio. Non ho mancato di farne domanda separata dalle altre, ma sempre il Papa ha risposto che voleva provveder a tutte, ed aspetta la risposta del Nontio, et intanto godono li redditi".
Lasciata Roma nel maggio 1662, il B. si trasferiva per breve tempo a Venezia, incaricato nel luglio di una missione straordinaria relativa agli aiuti sabaudi a Venezia per la guerra nel Mediterraneo orientale contro i Turchi, prima di far ritorno in patria alla vigilia della morte di Madama Reale. Carlo Emanuele II lo nominava nel marzo 1664 governatore e luogotenente generale di Saluzzo, e gli conferiva nel luglio 1666 il collare dell'Annunziata. Un anno dopo, nell'aprile 1667, era chiamato a sostituire il marchese di Voghera nella carica di gran maestro dell'artiglieria con la pensione di 3.000 lire; entrerà più tardi, dal giugno 1675, dopo la morte di Carlo Emanuele, nel Consiglio di reggenza, chiamato da Giovanna Battista di Nemours a collaborare con l'abate d'Aglié nell'opera d'impostazione della politica diplomatica.
Il B. morì a Torino nel 1678. In data imprecisata aveva acquistato dalla famiglia Forni di Modena il feudo di Borgo San Dalmazzo, e gli era stato riconosciuto il titolo marchionale.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sez. I, Lettere Ministri Francia, mazzo 46, fasc. 5 (corrispondenza dal 29 aprile al 24 ag. 1644); Lettere Ministri Roma, mazzi 72-76, 78 s. (corrispondenza dal febbr. 1659 al maggio 1662); Lettere Ministri Venezia, mazzo 9 (corrispondenza del luglio-settembre 1662); Materie Militari, Intendenza generale d'artiglieria, mazzo I, fasc. 8; Lettere particolari S, mazzo 80 (corrispondenza dal 1642 al 1678); Sezioni Riunite, Patenti Piemonte, reg. 146, f. 54; Controllo Finanze, regg. 1642, f. 162; 1643 in 1644, ff. 5 e 84; 1649, f. 61; 1658 in 1659, ff.38 e 93; 1664 in 1665, f.46; 1666 in 1667, ff.156 s.; 1677, f. 146; V. Angius, Sulle famiglie nobili della monarchia di Savoia, Torino 1841, pp. 948 s.; D. Carutti, Storia del regno di Vittorio Amedeo II, Torino 1856, p. 44; A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Roma 1946, p. 378; G. Quazza, Guerra civile in Piemonte. 1637-1642, in Boll. storico-bibl. subalpino, LVIII(1960), 1-2, p. 60; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, VI, pp. 346, 349.