BORBONE, Alfonso di, conte di Caserta
Nato nel palazzo reale di Caserta il 28 marzo 1841, terzogenito di Ferdinando II re delle Due Sicilie e di Maria Teresa d'Asburgo, fu avviato fin da fanciullo alla carriera militare. Alfiere del 3º reggimento di fanteria di linea dal 9 ott. 1853, fu promosso secondo tenente il 23 dic. 1854 e primo tenente il 1º sett. 1857. Il 1860 lo trovò componente della Commissione "pei cannoni rigati", maggiore di fanteria e destinato al comando di una divisione. Partito da Napoli il 3 settembre all'avvicinarsi dei garibaldini, si distinse nella lotta per l'estrema difesa del Regno, combattendo al Volturno e al Garigliano, guadagnando sul campo il grado di colonnello e partecipando infine alla difesa di Gaeta. Esule a Roma dal '61 al '70, a lui fece capo la parte più retriva dell'aristocrazia napoletana che aveva seguito i Borboni e si opponeva all'indirizzo "costituzionale" impersonato dal presidente del Consiglio, Pietro Calà Ulloa. Naturale quindi che, con tali principi, combattesse con l'esercito pontificio a Mentana - ove meritò un encomio solenne del generale Kanzler - e che nel 1870 prendesse le armi contro l'esercito italiano. Nel 1868 egli sposò la cugina Maria Antonietta, figlia del conte di Trapani. Nel 1873 si recò in Spagna e combatté nelle file carliste.
Maggiore d'anni del pretendente, freddo e calcolatore, avvezzo già a campagne militari egli fu - a detta degli stessi Spagnoli - "el Borbon que mas se distinguió en el campo carlista". Capo dell'esercito del Nord, negli ultimi difficili momenti della guerra, riuscì ancora a tener desta una fiamma che si andava oramai spegnendo.
Più tardi, invece, i suoi figli vennero in Spagna protetti dalla regina Isabella e dalla sua famiglia: quando nel 1900 si conclusero le nozze di Carlo, suo figlio secondogenito, con la principessa delle Asturie, a Madrid non mancarono però manifestazioni ostili contro l'antico condottiero carlista. Dopo quell'occasione, nonostante il posto che il figlio, che aveva rinunziato alle sue prerogative di principe napoletano per assumere quelle di infante di Spagna, occupava nella corte, non ritornò più a Madrid. La sua vita trascorse monotona nella villetta Maria Teresa a Cannes, confortata dai sereni affetti familiari e dalla compagnia di pochi amici fidati. Dopo la conciliazione tra Stato e Chiesa in Italia, il conte di Caserta, che nel 1894 era stato salutato, alla morte di Francesco II, come il nuovo "re" di Napoli, e che aveva attenuato via via i suoi risentimenti contro lo stato di cose creatosi con l'unità ed aveva guardato con interesse al regime fascista, compì un gesto che volle significare anche un atto di formale adesione e riconoscimento della realtà italiana: modificò gli statuti dell'Ordine costantiniano di San Giorgio, stabilendo all'articolo primo che la carica di gran maestro dell'Ordine spettava, non più al re del Regno delle Due Sicilie, ma al "capo della Casa Borbone Due Sicilie". Frattanto, i beni posseduti in Roma, tra cui palazzo Farnese, villa Madama, la Caprarola, ecc., erano stati via via alienati. Non sognando rivendicazioni impossibili, negli ultimi anni della sua vita egli tenne in varie occasioni a proclamarsi "cittadino italiano", prima di spegnersi a Cannes il 26 maggio 1934.
Fonti e Bibl.: Arch. Borbone,Inventario sommario, I, Roma 1961, ad Indicem; Le relaz. diplom. fra l'Austria e il Regno delle Due Sicilie, s. 3, II (22 maggio1859-19 febbr. 1861), a cura di R. Moscati, Roma 1964, pp. 239, 252, 262, 267. Per la biografia del B. vedi: G. De Felice, Il Re, Napoli 1895; Id., Necrologio, in Historicus,bollettino del Gran Magistero dell'O.S.M. costantiniano di S. Giorgio, aprile-maggio 1934; R. Moscati, Gli ultimi borbonici e il conte di Caserta, in Rassegna stor. napoletana, I (1933), pp. 75-81; Id., Il conte di Caserta, in Rass. stor. del Risorgimento, XXI (1934), pp. 868-871. Per l'attività del B. fino al 1861 v. anche H. Acton, Gliultimi Borboni di Napoli (1825-1861), Milano 1962, ad Indicem (bibl. alle pp. 621-628). Per l'esilio in Roma, P. Calà Ulloa, Un re in esilio. La corte di Francesco II a Roma dal 1861 al 1870, a cura di G. Doria, Bari 1928, passim. Per i suoi contrasti di interesse con l'Italia e per il suo mutato atteggiamento dopo la conciliazione, molti documenti si conservano nell'Archivio storico del ministero degli Esteri in Roma.