BONZI (Bonci, Bongi, Bonsi), Pietro Paolo, detto anche Pietro Paolo Gobbo, il Gobbo dei Carracci, il Gobbo dei Frutti
Nato a Cortona verso il 1576, era figlio d'un falegname; l'appellativo fa pensare a una menomazione fisica e a un alunnato presso i Carracci. In effetti le fonti sono concordi nel collegare la formazione del B. con l'ambiente bolognese di Roma, facendo in particolare il nome di Annibale Carracci e di Giovan Battista Viola (Malvasia); i critici sono invece discordi sul problema dei maestri del B., fondamentale per le attribuzioni, in quanto sono pochissime le sue opere finora individuate. È probabile che egli abbia avuto a Roma la prima formazione artistica, a palazzo Crescenzi, dove, attorno a Giovan Battista Crescenzi e al Cavarozzi, gravitava un gruppo d'artisti: secondo il Baglione, cominciò qui a dipingere dal vero "frutti ed uva diverse", indirizzandosi così al genere della natura morta che gli fu peculiare (e che, oltre a indirizzare i critici verso un'interpretazione in senso caravaggesco, gli fece poi attribuire a catena opere consimili), mentre contemporaneamente trattava la pittura di paesaggio (avviatovi forse dal Viola) e s'ingegnava a "formar figure".
Il 22 giugno 1622 il B. cominciò a lavorare nella galleria del palazzo di Asdrubale Mattei: dallo strumento del 3 maggio (Arch. di Stato di Roma, Arch. 30, Not. Cap. Uff. 2, LXXXVII, ff. 802 s.) si apprende che era l'imprenditore dei lavori e che a lui erano affidati gli stucchi finti e i festoni di frutta e fiori; i pagamenti al B. continuano sino al 4 dic. 1623, quando la galleria, per la quale Pietro da Cortona dipinse le scene centrali, era finita (Roma, Arch. Antici Mattei, 41, IV, Gall., f. 10). Per lo stesso marchese il B. dipingeva dal 1626 quadri con fiori e frutta (Ibid., 54, f. 96). I documenti sono pubblicati in Panofsky-Soergel, p. 183.
Personalità varia e complessa, il B. mostra nelle opere di sicura attribuzione spiccatissime capacità decorative, con evidente influsso bolognese nella pennellata larga e fresca. Le opere firmate dall'artista sino ad oggi note sono la Bottega del verduriere (Madrid, Casa Palencia, forse del 1606, firmata "Pietro Paolo Gobbo f.": Cavestany, 1936), sulla cui scorta sono state proposte altre attribuzioni (nature morte delle collezioni già Canessa [Bottari, 1960], Molinari Pradelli, ecc.), e due Nature morte, entrambe firmate "P. Paolo di Cortona", rispettivamente nella collezione B. Lorenzelli di Bergamo e in quella Wetzlar di Cannero, Verbania (tavv. 11a-b in Lanat. morta ital., 1964)in base alle quali è stata attribuita quella della Galleria Estense di Modena (n. 219) con la sua replica nei depositi delle gallerie fiorentine a Poggio Imperiale (fot. della sopr. alle Gall. di Firenze, n. 94953). Nei depositi di palazzo Pitti sono conservate le nature morte con cavolo e melograno pubblicate dal Marangoni e dal De Logu.
Altre attribuzioni proposte dal Battisti non sono accettate dal Bottari. Ricordiamo qui alcuni dipinti non reperiti: l'Incredulità di s. Tommaso (1633), forse copia dal Caravaggio, per la chiesa romana di S. Maria della Rotonda (Baglione), dove era anche un S. Pietro e s.Caterina (Eroli); "molti quadri a olio" a Parigi, palazzo Mazzarino (Malvasia); ritratti e quadri di cavalletto per i Velluti di Cortona e per la galleria Olivieri di Pesaro (Lanzi), mentre nella collezione Massimi di Roma figurava un "paesino" (Orbaan); "due grandi paesi a olio con le figure del Sig. Francesco Albani ed altri, in particolare uno ove rappresentavasi la festa solita farsi il primo giorno di maggio", a palazzo Montalto (Malvasia); Fanciullo con colomba, forse già a Monaco (inciso da C. von Mechel); un quadro di soggetto ignoto eseguito per un amatore fiorentino (Baglione). Tra i freschi, oltre a quelli citati dalle fonti, quali i Paesaggi dei giardini dei cardinali Montalto e Pio, ora distrutti (Malvasia), il Paesaggio per il casino Ludovisi (Malvasia), i Paesaggi per i palazzi Giustiniani e Rospigliosi (Baglione), sulla scorta di quelli di palazzo Mattei, gli sono stati attribuiti (Hess) i festoni di S. Bibiana (1624-1626 circa) e la volta della sacrestia di S. Giovanni in Laterano, parzialmente attribuita dal Baglione (p. 132) a C. Alberti. Fra i disegni, notevoli quelli degli Uffizi.
Il B. fu anche incisore: siglate "P.P.B.C." (Pietro Paolo Bonzi Cortonese), si hanno di lui alcune acqueforti, di influenza bolognese-carraccesca, che avrebbero potuto costituire una base per una più rapida comprensione stilistica dell'artista; alcune, per errata interpretazione del monogramma, sono attribuite dal Bartsch (Le peintre graveur, XVIII, Leipzig 1879, pp. 330-334) a Giacinto Cavedone. Altre sue incisioni sono citate dal Bruilliot e dallo Heinecken. Da suoi disegni, specialmente da quelli del Cabinet du Roy e della collezione Jabach, incisero, oltre agli incisori già citati, Philippe de Caylus (Paesaggio con s. Gerolamo penitente,Paesaggio con Diana cacciatrice,Paesaggio con alberi,Paesaggio con un albero), Jean Pesne (Paesaggio con aia e chiesa, per cui vedi Robert-Dumesnil, altro Paesaggio con s. Girolamo, e due Paesaggi), Charles Massé (Paesaggio) e Orazio Borgianni.
Il B. godette a Roma di una certa fama: nel 1634 compare tra gli accademici di S. Luca; all'atto di morte (17 marzo 1636) risulta abitante in via Rasella, vicino di casa del Domenichino e nei pressi di palazzo Barberini che fu uno dei principali centri artistici della Roma barocca (Battisti, pp. 292 s. n. 8).
Suoi allievi furono Felice Boselli e Michelangelo Cerquozzi (per il problema della priorità fra quest'ultimo pittore e il B. nell'interpretazione "movimentata e barocca" del rapporto natura-paesaggio vedi L. Salerno, in Il Seicento europeo [catal.], Roma 1956-57, pp. 74 s.).
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 330 s., da usarsi con cautela, in quanto lacunoso e inesatto, vedi: G. Baglione, Le vite de' pittori scultori et architetti..., Roma 1642, p. 343 (per le varianti alla vita del B. sul manoscritto autografo, vedi Hess, 1954, p. 305); C. C. Malvasia, Felsina pittrice…, Bologna, 1841, II, pp. 91 s. (sub voce Viola); G. Campori, Racc. di catal. ed inventarii ined., Modena 1870, p. 519; J. A. F. Orbaan, Doc. sul Barocco in Roma, Roma 1920, p. 519; G. Panofsky-Soergel, Zur Geschichte des Palazzo Mattei di Giove, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XI(1967-68), pp. 142-148, 183, 184; K. H. v. Heinecken, Dictionnaire des artistes..., IV, Leipzig 1790, p. 354 (sub voce P.P. Cortonese); F. Brulliot, Dictionnaire des monogrammes..., I, Munich 1832, p. 105 n. 830; III, ibid. 1834, p. 69 n. 480; S. Ticozzi, Diz. degli arch.,scultori,pitt. …, II, Milano 1830, p. 197 (sub voce Gobbo); L. Lanzi, Storia pittorica dell'Italia, Firenze 1834, p. 177; G. K. Nagler, Neues allgemeines Künstlerlexikon, II, München 1835, p. 48; A.-P.-F. Robert-Dumesnil, Le peintre graveur français, III, Paris 1838, p. 174 n. 145; R. Weigel, Die Werke der Maler in ihren Handzeichnungen, Leipzig 1865, p. 253 nn. 60-68; P. N. Ferri, Disegni antichi e moderni della Galleria degli Uffizi in Firenze, Roma 1890, p. 397; G. Eroli, Raccolta gen. delle iscriz. ... nel Pantheon di Roma..., Narni 1895, pp. 249-252, 461; M. Marangoni, Valori mal noti e trascurati della pitt. ital. del Seicento in alcuni pittori di natura morta, in Riv.d'arte, X (1917), pp. 22 s. (ristampato in Arte barocca, Firenze 1953, pp. 24, 25, 246, 247); G. J. Hoogewerff, Nature morte italiane del Seicento e Settecento, in Dedalo, IV (1923-1924), pp. 614 ss.; R. Buscaroli, Pittura di paesaggio in Italia, Bologna 1935, pp. 259, 297; J. Cavestany, Floreros y bodegones en la pintura española, Madrid 1936, p. 47, fig. 23; A. Petrucci, Il Pesarese acquafortista, in Boll.d'arte, XXXII (1938), p. 54; Bibl. Nat., Départ. des estampes, Inventaire du fonds français. Graveurs du XVIII siècle, IV, Paris 1940, p. 60 nn. 39-42; L. Martin Costa, Algunas "naturezas mortas" no museu nacional de Belas Artes, in Anuario do Museu Nacional de Belas Artes (Rio de Janeiro), VII (1945), pp. 129-158; R. Longhi, Un momento import. nella storia della natura morta, in Paragone, I (1950), 1, pp. 34-39; E. Battisti, Profilo del Gobbo dei Carracci, in Commentari, V (1954), pp. 290-302; J. Hess, Tassi,Bonzi e Cortona a Palazzo Mattei,ibid., pp. 303-315 (anche in Kunstgeschichtl. Studien zur Renaiss. und Barock, Roma 1967, pp. 265-273); L. Salerno, in Il Seicento europeo (catal.), Roma 1956, pp. 74 s.; S. Bottari, Un'opera di P. P. B., in Arte ant. e mod., 1960, n. II, pp. 294 s.; G. Briganti, Pietro da Cortona o della pittura barocca, Firenze 1962, pp. 155, 161, 163, 169; G. De Logu, La natura morta ital., Bergamo 1962, pp. 55, 157, 173; C. Volpe, in La natura morta ital. (catal. della mostra a Napoli-Zurigo-Rotterdam 1964-65), Milano 1964, pp. 31 s.