Dati, Bonturo
, Popolano lucchese; al principio del Trecento raggiunse grande importanza nella vita pubblica della città. Fu più volte chiamato come ambasciatore nell'interesse del comune (cfr. a questo proposito l'episodio sull'ambasceria di Bonturo presso Bonifacio VIII, tramandato nei commenti di Benvenuto, del Buti e dell'Anonimo); fu tra i popolani eletti il 23 febbraio 1303 a determinare l'aiuto militare chiesto al comune di Lucca dal comune di Firenze (G. Villani VIII 68).
Il Sercambi narra che, con il trionfo del partito democratico in Lucca (1310), Bonturo con altri due popolani salì al governo: fu arbitro della città fino al 1314.
Di questo periodo lucchese di Bonturo sappiamo però molto poco per la mancanza dei documenti periti nella distruzione dell'archivio pubblico compiuta il 14 giugno 1314 dalle truppe di Uguccione della Faggiuola. Gli atti privati, più che altro di carattere mercantile, vanno dal 13 giugno 1300 al 5 aprile 1314. Nel giugno di quest'anno, infatti, a conclusione di varie lotte fra Lucca e Pisa, fomentate probabilmente dai Fiorentini alla cui politica Bonturo era molto legato, Uguccione della Faggiuola entrò in Lucca alla testa delle sue truppe, la città passò sotto il suo dominio signorile e il governo si trasferì nella fazione ghibellina. Bonturo, che durante il periodo di lotta si era adoperato per mantenere un costante clima di ostilità (a questo proposito è significativo l'episodio del castello di Asciano narrato da Benvenuto), coerente con la sua fede guelfa e avendo perso il favore popolare, preferì farsi fuoruscito e al principio di ottobre si recò a Genova, ove il suo concittadino Luti del Drago dal 7 di quel mese gli aveva preso in affitto per un anno una casa da certo Antonino de Camilla. Il soggiorno di Bonturo in questa città durò due anni, come ci confermano due atti di procura, uno in data 11 dicembre 1315 e l'altro 7 luglio 1316. Trasferitosi da Genova a Firenze Bonturo vi trovò molti concittadini come lui esuli, essendo succeduta in Lucca alla signoria del della Faggiuola quella di Castruccio Castracani, e questi costituivano una comunità che, di quando in quando, si riuniva per prendere deliberazioni nell'interesse comune. Un documento datato 1 e 4 aprile 1320 dà molti nomi di quei fuorusciti, non quello di Bonturo forse portato via da qualcuno dei guasti nella pergamena. Questi aveva preso dimora nel popolo di S. Maria Soprarno, in una casa di Sandro di Banduccio dei Minutoli, e qui il 10 gennaio 1324 dettò le sue ultime volontà al notaio lucchese Tolomeo di Bardetto; Bonturo visse ancora quasi un anno: infatti le sue tre figlie, il 7 gennaio 1325, provvidero a dare esecuzione ai legati testamentari paterni terminando l'operazione il 5 febbraio. Il corpo del grande barattiere ebbe sepoltura nella chiesa di S. Maria Novella e sopra il suo sepolcro si leggeva la seguente iscrizione: S(epulcrum) Bunturi Dati de Luca et heredum.
Osserva su Bonturo il Minutoli: " se negli anni che seguitano al 1300 lo vediamo in tanto favor del popolo da condurlo a suo grado, da fare o disfare la pace coi vicini, se lo incontriamo ambasciatore a papa Bonifazio... e se questi presolo familiarmente per braccio e scossolo alquanto, poté Bonturo dirgli senza temerità: "Scotesti mezza Lucca"... saremo di necessità condotti nell'avviso che tanta potenza e sicurtà in cittadino privato non poté essere l'opera di un giorno, ma di più anni, venutasi maturando per gradi, con quelle arti onde agli scaltri a poco a poco vien fatto di entrare negli animi e dominarli ". Anche il Luiso non è di parere diverso quando scrive: " la poesia dantesca rispecchia fedelmente la realtà della storia; l'iperbole ciascun v'è barattier coincide col giudizio del giurista nonché poeta Cino da Pistoia e dell'anonimo autore delle Istorie Pistoiesi; l'eccezione ironica fuor che Bonturo aderge questo borghese demagogo sulla massa plebea che fece dei pubblici uffici il più sfacciato mercimonio ".
Per D. infatti Bonturo è un barattiere (If XXI 41), anzi il più grande della sua città; il più spregevole fra i dannati, quindi, in quanto la sua colpa " è offesa antiumana, perché spezza il vincolo costitutivo della vita civile, tradisce la fede nei reggitori dello Stato, e agisce degradando l'intelligenza a istrumento di frode e malversazione " (Scolari). Questi dannati non suscitano nel poeta neppure un moto di pena fisica per la loro tortura, ed è particolarmente notevole il rilievo che assume la colpa di Bonturo nell'ironica esclamazione del diavolo ogn'uom v'è barattier, fuor che Bonturo.
Bibl. - C. Minutoli, Gentucca e gli altri lucchesi nella D.C., in D. e il suo secolo, Firenze 1865, 215-220; A. Ferretto, Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria la Toscana e la Lunigiana ai tempi di D., in " Atti della Soc. Ligure di Storia Patria " XXXI (1901) XII, XIV, XV; S. Debenedetti, Pergamene Orlandini, in Gli archivi della Storia d'Italia, a c. di G. Mazzatinti e G. Degli Azzi, V, Rocca San Casciano 1907, 201-206; A. Ferretto, Personaggi della D.C. in Genova e nel Genovesato, in D. e la Liguria, Milano 1925, 53-55; F.P. Luiso, L'Anziano di Santa Zita, in Miscellanea lucchese di studi storici e letterari in memoria di S. Bongi, Lucca 1931, 61-91; Davidsohn, Storia III 577, 765; A. Scolari, Il canto XXI dell'Inferno, in Lect. Scaligera 1730-734.