BONSI, Bonso Pio
Non si hanno notizie della sua vita: le poche che si posseggono attestano che fu un ecclesiastico fiorentino giunto a maturità nella seconda metà del sec. XVIII. Buon conoscitore di lingue classiche, curioso di belle arti e di storia, rimane traccia della sua attività in una serie di testi da lui tradotti e annotati. Nel 1767 dettò l'orazione ufficiale in occasione della "mostra" organizzata dall'Accademia del disegno di S. Luca in Firenze. Una ricca serie di citazioni, un discorrere sulle finalità morali ed educative dell'arte ne mostrano la rigorosa preparazione nell'arte oratoria, in grazia della quale i concetti più tradizionali assumono brillantezza e quasi pregnanza.
Qualche anno dopo il B. si cimenta in un'impresa filologica, curando un'edizione del Volgarizzamento degli atti apostolici attribuito al Cavalca. La scelta non fu casuale se, in seguito, egli, confermando il suo intento pedagogico "onde il popolo col mezzo dell'idioma natio sormontare potesse quelle tante difficoltà", dedicò gran parte della sua attività a tradurre e ad annotare testi sacri come gli Inni sacri del Breviario romano (Firenze 1796) e il Salterio davidico (Firenze 1798): opere destinate "all'unico oggetto, che il popol messo a parte della loro intelligenza s'interni nel suo spirito di pietà, dal quale è stata mossa la Chiesa stessa ad ordinarli".
La fama di ricercatore di notizie rare relative a opere famose dovette rendere apprezzabile l'intervento del B. in occasione di un'edizione, avvenuta nel 1774, della Istoria d'Italia del Guicciardini.
Il libro che portava come luogo di stampa Friburgo, ma che fu appurato essere stato stampato a Firenze, venne conosciuto da pochissimi a causa del breve tempo in cui rimase in circolazione in conseguenza della lettera che precedeva il testo e che l'editore assicurava essergli pervenuta da un anonimo corrispondente di Firenze. Il compilatore della lettera afferma che gran parte delle notizie in essa contenute gli furono fornite dal Bonsi. Recentemente si è prospettata l'ipotesi che autore della lettera fosse lo stesso Bonsi. In essa viene sviluppata una cauta, ma precisa apologia del Guicciardini in riferimento alle riserve vertenti sulla prolissità dell'opera, sui concetti ispiratori, nonché su certi atteggiamenti critici nei confronti di taluni principi, quali il duca di Urbino, o di alcuni governi, quale il francese, oltre che sul giudizio in merito all'opera del Papato. Su quest'ultimo punto l'autore della lettera, nonostante una formale ammissione che il Guicciardini avesse errato nel radicalizzare la posizione critica, in definitiva, ritiene di giustificare lo storico sia con ragioni di carattere contingente (lo scrittore venne incontro a una diffusa tendenza ostile nei riguardi della Chiesa) sia storiche (il Papato ha attraversato periodi oscuri; alcuni papi, del resto, con il loro comportamento hanno fornito materia di scandali). L'opera venne ritirata dal commercio per censura ecclesiastica e ad essa ne fu sostituita un'altra sempre con luogo di stampa Friburgo e datata 1775-76. In quest'ultima, oggi facilmente consultabile, non è riprodotta la lettera dell'anonimo fiorentino allo stampatore Michele Kluch e, quindi, non vi è traccia del curatore.
Altra fatica del B. fu la traduzione dell'opera La grandezza di Dio (Firenze 1786), che un esemplare della Biblioteca Nazionale di Roma assegna a un non meglio identificato Paolo Alessandro Dulard. Ignota è anche la data di morte del B. che, tuttavia, pare fosse ancora vivo negli ultimi anni del secolo XVIII.
Fonti e Bibl.: B. P. Bonsi, Sopra l'utilità delle Bell'arti, in Iltrionfo delle Bell'arti, Firenze 1767, pp. XIX-LXVI; D. Cavalca, Volgarizzamento degli atti apostolici, per cura del canonico B. P. Bonsi, Firenze 1769; F. Guicciardini, Della Istoria d'Italia, I, Friburgo 1774: alle pp. VIII-IX la Lettera scritta a Michele Kluch da un suo corrispondente da Firenze; Delizie degli eruditi toscani, I (1770), p.CXIV; Novelle letterarie di Firenze, 1770, pp. 21, 22; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, I, Firenze 1895, p. 145; P. Guicciardini, La censura nella storia guicciardiniana, in La Bibliofilia, LVI (1954), 1, p. 33.