BONO
Fu l'organizzatore della vita monastica e il primo abate di S. Michele in Borgo, a Pisa. La trasformazione della chiesa di S. Michele in monastero avvenne nel 1016: il 25 aprile di quell'anno S. Michele, come attesta una donazione ad essa compiuta, era ancora una chiesa sottoposta alla cattedrale pisana e retta dai canonici di questa; ma già il 10 maggio successivo l'actum di un inedito doc. lucchese (Arch. arcivescovile, p. 23) parla di "ecclesia monasterio s. Michaelis Archangeli". Il primo documento in cui sia menzionato l'abate B. è una promessa di non recare turbative stipulata il 15 ag. 1024. Successive menzioni di B. quale abate di S . Michele si hanno in tre donazioni di terre, rispettivamente del 14 ag. 1030, del 18 marzo 1041 e del 22 maggio 1046. E il 27 febbr. 1046 B. riceveva in livello, per conto del monastero, un pezzo di terra con casa appartenente ad "Eritio f.b.m. Enrighi qui fuit iudex d. imperatoris". La prima menzione del suo successore nell'abbaziato di S. Michele (Rustico) è del 15 dic. 1057.
Se tutti gli atti fin qui utilizzati sono giunti a noi negli originali, è invece perduto - e conoscibile oggi solo grazie a copie ed edizioni dei secc. XVII-XVIII - il documento che fornisce gli elementi principali della biografia di B. e che è, al tempo stesso, un testo importantissimo per la storia del monachesimo nel sec. XI. Si tratta di un breve recordationis steso dal medesimo B. trent'anni dopo la fondazione del monastero: quindi verso il 1046. Da esso apprendiamo che B., in compagnia di uno zio, Pietro, era giunto a Pisa da Nonantola, su invito di un "senior Stefanus" dal quale ricevette l'investitura della cappella di S. Michele.
Nel breve B. dipinse se stesso come l'artefice della ricchezza materiale (di edifici, suppellettili sacre, codici e, naturalmente, di possedimenti fondiari) di S. Michele in Borgo, sottolineando l'indigenza in cui aveva mantenuto la propria persona per non indebitare il monastero. Tutto il breve è incentrato sul paragone tra l'iniziale povertà della chiesa di S. Michele e l'abbondanza conseguita grazie all'opera dell'abate: in luogo del primitivo tugurio e della torre, la nuova chiesa ornata di colonne (per ottenere le quali B. si era recato a Roma), e il campanile con sette pesanti campane; in luogo dell'unico camice, della piccola pianeta e della stola di lino, soli paramenti trovati da B. al suo arrivo in Pisa, si contavano adesso tredici camici (di cui tre "tam perfecti et optimi ut episcopus Opizus... possit cum honore cantare missas in die Pasche"), tre pianete, tre stole, tre "corporales de pallio valde optimo"; in luogo di un unico messale, una biblioteca di complessivi trentaquattro codici: a scrivere uno di essi (Sermonum liber unus)si era adoperato il medesimo B.; in luogo dell'antico calice di stagno, quattro calici d'oro e d'argento. Per i monaci B. aveva fatto costruire delle abitazioni ex novo:in cattivo legname prima, sostituite poi da altre "de lignis castanietis quas venire feci per mare de Luni"; in pietra e calce era stata edificata una "domus" con colonne fatte venire dall'Elba e da Luni. Infine, ad attestare l'eccellente gestione degli affari del monastero, B. evocava l'ampiezza della proprietà fondiaria: 600 staia di terreno e, in Corsica, una "curtis" vastissima.
Il carattere apologetico e polemico del breve risulta ad evidenza dall'ironica esclamazione: "hoc est malum quod ego feci cum monachis meis per annos XXX in ipsum locum", con la quale B. conclude l'elencazione delle proprie benemerenze. Non abbiamo elementi che consentano di precisare quali fossero le persone e le circostanze che indussero B. a quella polemica. Puramente congetturale è la versione del Mittarelli, secondo cui B., in seguito alle calunnie dei denigratori, avrebbe abbandonato l'amministrazione di S. Michele e si sarebbe recato in Corsica, per poi passare nell'isola di Gorgona. E altrettanto ipotetica appare l'identificazione di B. con il "B. religiosissimus abbas" cui Pier Damiani dedicò l'opuscolo De fuga dignitatum ecclesiasticarum (Migne, Patr. Lat., CXLV, cc. 455-464): identificazione suggerita dal Mittarelli e, in epoca recente, dal Lambert, anche se ambedue gli autori indicarono un più probabile destinatario dell'opuscolo in Bonizone abate di S. Pietro a Perugia.
Appaiono invece meno improbabili altre identificazioni di B. con omonimi abati della stessa epoca e della stessa zona: anzitutto con il primo abate di S. Matteo di Pisa, nominato nell'atto di fondazione del 18 maggio 1027; S. Matteo era un monastero femminile e già nel gennaio del 1028 si trova menzione di una badessa Ermengarda: B. avrebbe dunque retto il monastero per un brevissimo periodo iniziale, in attesa della regolare elezione della badessa. Un abate B. figura anche, dal 19 dic. 1033 al 6 febbr. 1034, a capo del monastero di S. Quirico in Moxi, nella diocesi pisana, presso Rosignano. Infine, è ammessa comunemente, dal Mabillon in poi, l'identità di B. pisano con l'abate omonimo del monastero della Gorgona cui è indirizzato un privilegio di papa Leone IX del 16 nov. 1051 che poi il passaggio di B. alla Gorgona avesse coinciso con l'abbandono dell'abbaziato di S. Michele in Borgo in seguito alle controversie cui si accenna nel breve, è un'altra di quelle ipotesi non verificabili delle quali, nel tracciare la presente biografia, non si è voluto tenere conto.
A partire dal sec. XVI si riscontra l'attribuzione a B. del titolo di beato. Nel Menologium del Bucelin lo si commemora al 3 aprile. Il 1070 viene tradizionalmente indicato come anno della morte di B.: ma, ancora una volta, senza alcuna base documentaria.
Fonti e Bibl.: I contratti in cui è nominato B. abate di S. Michele in Borgo sono editi in G. B. Mittarelli-A. Costadoni, Annales Camaldulenses, I, Venetiis 1755, App., c. 268 n. 118; II, ibid. 1756, App., cc. 40 n. 17, 93 n. 47, 116 n. 60, 121 n. 64; e nella tesi di laurea di M. Nannipieri, I piùantichi doc. dell'Arch. di Stato di Pisa fino al 23 maggio 1084, Univ. di Pisa, anno acc. 1960-61, pp. 59 n. 23, 75 n. 29, 93 n. 37, 105 n. 42, 111 n. 44.
Il breve recordationis (già noto al Fortunio e ad altri) fu edito e annotato da G. Grandi, che era abate di S. Michele in Borgo e aveva fatto porre una lapide a B. nel 1718, nella Epistula de Pandectis, Florentiae 1727, p. 128 n. 4. Il Grandi affermava di avere veduto a suo tempo il documento originale, ma di essersi dovuto servire per l'edizione di una copia di M. Corsi, che era stato abate di S. Michele in Borgo e, dal 1662, vescovo di San Miniato; la copia manoscritta del Corsi si conserva oggi nel ms. 54 della Bibl. Univ. di Pisa, alle pp. 132-133v. Dopo l'edizione del Grandi, il breve fu ancora pubblicato da L. A. Muratori, Ant. Ital. Medii Aevi, IV, Mediolani 1741, c. 787, che si valse di una copia del Grandi, e dal Mittarelli, op. cit., II, App., c. 123 n. 65, sulla base delle due precedenti edizioni.
Il doc. del 1027 relativo a B. abate di S. Matteo, in Mittarelli, cit., II, App., c. 8 n. 5; regesto, in Reg. della Chiesa di Pisa, a cura di N. Caturegli, in Reg. Chart. It., XXIV, Romae 1938, p. 57 n. 99. I doc. relativi a B. abate di S. Quirico in Mittarelli, cit., II, App., c. 55 n. 26; regesto, in Reg. della Chiesa di Pisa, pp. 63 n. 105, 64 n. 106. Il privilegio di Leone IX in F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1718, c. 357; regesto in P. F. Kehr, Italia Pontificia, III, Berolini 1918, p. 382 n. 1. Vedi inoltre A. Fortunius, Historia Camaldulensis, Florentiae 1575, II, pp. 65 ss.; A. Wion, Lignum vitae, Venetiis 1595, p. 44; G. Bucelin, Menologium Benedictinum, Veldkirchii 1655, p. 247; Acta Sanctorum aprilis, I, Antverpiae 1675, p. 236; Firenze, Bibl. Naz. Centrale, ms. II, III, 170-171: P. Cardosi, Mem. sacre delle glorie di Pisa... (1675), pp. 141-144 (ms. 170), pp. 178-181 (ms. 171); A. P. Lubin, Abbatiarum Italiae brevis notitia, Romae 1693, p. 296; J. Mabillon, Annales Ord. S. Benedicti, IV, Luteciae Parisiorum 1707, pp. 435, 525-526; G. Grandi, Dissertationes Camaldulenses, Lucae 1707, diss. II, pp. 115, 135; diss. III, p. 82; G. Farulli, Istoria cronologica del nobile ed antico Monastero degli Angioli di Firenze, Lucca 1710, pp. 121-123, 160; Pisa, Bibl. Univ., ms. 72: G. Grandi, Vita del B. Buono abate..., pp. 88-101v; L. A. Muratori, Ant. Ital. Medii Aevi, IV, Mediolani 1741, c. 788; G. B. Mittarelli-A. Costadoni, Annales Camaldulenses, I, Venetiis 1755, pp. 387-389, 415; II, ibid. 1756, pp. 14, 101, 102, 106, 114, 123, 124, 233, 241, 336, 337, 379; App., p. 298; III, ibid. 1758, p. 60; A. F. Mattei, Ecclesiae Pisanae Historia, I, Lucae 1768, pp. 164-165; II, ibid. 1772, App., p. 97; A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, III, Livorno 1812, pp. 150-156; R. Grassi, Descriz. stor. e artist. di Pisa e de' suoi contorni, III, Pisa 1838, p. 136; G. Piombanti, La Certosa di Pisa e dell'Isola di Gorgona, Livorno 1884, pp. 40 ss.; G. Sainati, Vite dei Santi,Beati e Servi di Dio nati nella diocesi pisana, Pisa 1884, pp. 249-254; P. F. Kehr, Italia Pontificia, III, Berolini 1918, pp. 347, 350, 378, 381; A. Lambert, B., in Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, cc. 1133-1134; A. M. Zimmermann, Kalendarium Benedictinum, Metten 1933-1938, II, p. 13; Bibl. Sanctorum, III, col. 345.
Per l'iconografia cfr. V. Kienerk al luogo citato della Bibl. Sanctorum. Altre raffigurazioni di B. si trovano, oltre che nei due manoscritti del Capitolo della Primaziale pisana menzionati dalla Kienerk, anche nei manoscritti del Cardosi citati qui sopra, rispettivamente alle pp. 141 e 178.
Un'ampia discussione di alcuni problemi, soprattutto cronologici, relativi a B., è contenuta nella tesi di laurea di M. L. Magnani, Imonasteri pisani dalle origini al 1076, Univ. Pisa, anno acc. 1964-65, pp. 38-56.