Letterato fiorentino (m. dopo il 1292); fu giudice ed è ricordato in numerosi documenti d'archivio dopo il 1261. È tra i migliori volgarizzatori: tradusse l'Arte della guerra di Vegezio e le Storie di P. Orosio; non sono invece suoi il volgarizzamento del Viridarium consolationis di Iacopo da Benevento e quello del Trésor di Brunetto Latini, che per lungo tempo gli sono stati attribuiti. Unica sua opera originale è una specie di romanzo allegorico in prosa volgare, il Libro de' Vizi e delle Virtudi (più noto come Introduzione alle Virtù), scritto probabilmente poco dopo il 1274, la cui cornice deriva da Boezio e il nucleo fondamentale dalla Bibbia e da s. Gregorio Magno. Nell'opera di G. confluiscono la corrente trattatistica, a contenuto etico-filosofico, e quella allegorico-narrativa e per molti aspetti essa costituisce un avvio notevolissimo alla migliore prosa trecentesca.