BONN (nome di etimologia celtica)
Città della Prussia posta sulla riva sinistra del Reno tra Colonia e Coblenza, nell'ultimo lembo della pianura di Colonia (a 47 m. s. m.) ai piedi del gruppo collinoso di Ville e dell'Eifel.
L'insediamento romano (castra Bonnensia) che la precedette era posto più a nord, presso l'odierno villaggio di Wichelshof; centro della Bonn medievale era l'attuale Marktplatz: la città acquistò importanza solo dopo che nel 1243 vi venne e vi pose la sua sede il vescovo di Colonia. La grande cattedrale (Münster), chiesa romanica del sec. XII-XIII con due cori, quattro torri piccole e una centrale alta 96 metri, ricorda il periodo in cui l'importanza di Bonn s'identificava con la potenza del suo vescovo. Notevole è la loggetta pensile esterna, una delle più antiche che si conoscano. Danneggiata fortemente da un incendio nel 1689, le sue mura non la difesero in modo sufficiente durante la guerra di successione spagnola, tanto che esse vennero abbattute nel 1717 (resto notevole di queste mura è l'"alter Zoll"). Il castello principesco costruito nel 1633 fu pure distrutto nel 1689. La ricostruzione, in gigantesca pianta quadrata, fu iniziata da Enrico Zuccali in stile italiano. L'architetto francese Robert de Cotte modificò e terminò la costruzione. Il Leveilly, autore del Municipio, costruì nel mezzo dell'ala laterale dell'edifizio la porta oggi detta di Coblenza. La città poté da allora allargarsi, ma fiorì specialmente perché scelta per soggiorno dal Principe Elettore che vi innalzò un bel palazzo e curò in particolar modo di farne un centro culturale e musicale. L'epoca d'oro per la cittadina fu il '700, durante il quale gli arcivescovi di Colonia lasciarono tracce durature del loro governo. Morto nel 1801 l'ultimo arcivescovo elettore di Colonia, Massimiliano Francesco, Bonn, occupata fin dal 1792 dagli eserciti francesi, passò sotto la diretta dominazione francese, cui pose fine nel 1815 il congresso di Vienna, il quale decretò l'incorporazione della città alla Prussia.
Sul finire del secolo era intanto sorta l'università, "concepita in spirito Giuseppino" come contraltare illuministico alla cattolica Colonia. Fratello dell'imperatore Giuseppe era l'arcivescovo elettore Massimiliano Francesco, che nel 1786 l'inaugurò; e l'editto stesso di fondazione l'annunciò come "un avvento di tempi nuovi sotto i segni della virtù e della ragione". Ma, insieme con tante altre cose, rapidamente la travolse l'occupazione francese. E nessun residuo di essa passò nell'università nuova che, ricostituita nel 1818 da Federico Guglielmo III, porta ancora il suo nome (Friedrich-Wilhelm-Universität). Ebbe anche questa tempi difficili, per i contrasti fra cattolici e protestanti e per l'oppressione e diffidenza del potere politico; ma il Rehfues, l'appassionato studioso dell'Italia (v. Italienische Miszellen, 1804-06; Briefe aus Italien, 1809, ecc.), che ne fu il primo curator, riuscì, destreggiandosi, ad evitare guai peggiori; e, se la nomina del Gorres fu rifiutata, la combattiva genialità dello Arndt e la celebrità di August Wiihelm Schlegel le conferirono subito una grande potenza di attrazione. Heinrich Heine, Wolfgang Menzel, Hofmann von Fallersleben vi studiarono in quegli anni; e più tardi vi si formò, alla scuola del Dahlmann, il Treitschke. Gottfried Kinkel, con la sua natura inquieta di agitatore, vi mise gli spiriti in subbuglio prima che la drammatica vicenda del 1848-49 lo conducesse a conoscere i rigori del carcere politico e poi a morire, esule, a Londra, dove fu amico di Giuseppe Mazzini. Il Ritschl, prima di passare a Lipsia, vi creò negli studî di filologia classica una tradizione severa; gli studî di filologia indiana, iniziati dallo Schlegel, vi giunsero col Lassen a rinomanza europea; e particolarmente gloriosa vi si mantenne, quasi costantemente, la tradizione degli studî di filologia romanza dal Diez, che primo l'instaurò, al Mever-Lübḱe, che tuttora nel campo linguistico la continua. alla il suo carattere essenziale, negli ultimi tre quarti di secolo, trasse l'università dal fatto che assurse ufficialmente a Prinzen-Universität. Nel 1850 Guglieimo I vi mandò il principe ereditario Federico Guglielmo, più tardi Federico III imperatore; e, fra numerosi membri di altre case regnanti negli stati del Reich, vi soggiornò, dal 1877 al 1879, anche il futuro Guglielmo II. Bonn diventò così la classica università dello Junkertum, dove la vita delle Körperschaften studentesche, in un'esaltazione di spirito nazionalistico, fiorì fastosamente in tutte le sue forme tradizionali. Da tutte le parti della Germania vi convennero i figli delle famiglie dell'aristocrazia vecchia e nuova e dell'alta burocrazia; e molti degli uomini giunti a posizioni dominanti nell'epoca guglielmina vi trascorsero per lo meno qualche semestre. A Bonn iniziò, fra gli altri, la sua carriera l'ultimo cancelliere della Germania imperiale, il Hertling; e a lui risale la fondazione, nel 1876, della Görresgesellschaft, che, per le numerose serie delle sue pubblicazioni nel campo degli studî storici e giuridici, e in quello degli studî letterarî e religiosi, è ancora oggi una delle più attive e importanti associazioni scientifiche della Germania cattolica.
La sede dell'università è nell'antico castello del principe Elettore, ora ampliato.
Gli studenti erano nell'anteguerra in media 4500; i due semestri del 1926 hanno avuto una frequenza di 3100 studenti e 500 studentesse. La facoltà più importante è quella filosofica (con 1400 studenti); seguono la giurisprudenza (500), la medicina (415), la teologia cattolica (325) ed evangelica (60). L'importanza è avvalorata, oltre che da una biblioteca di 550 mila volumi, 2200 manoscritti e i 100 incunaboli, da una grande ricchezza di mezzi di studio (specie per la medicina). All'università si è recentemente aggiunto un istituto per lo studio iberico-americano che dal 1924 pubblica l'Iberoamerikanisches Archiv. Numerose società scientifiche curano prevalentemente lo studio della regione renana.
In tal modo B. ha assunto l'aspetto d'una città di studî, e per questo, oltre che per il clima mite, era scelta da persone facoltose come gradito soggiorno; copiose ville con giardini e l'aspetto signorile delle vie della città la distinguevano dai vicini centri industriali. Di recente però, specie nel dopoguerra (dal 1919 e fino al febbraio 1926 fu occupata dalle truppe prima inglesi e poi francesi), B. ha cominciato ad avere una certa importanza industriale: oltre alle già antiche fabbriche di oggetti di porcellana (Wessel, Villeroy e Boch) e di oggetti per cancelleria (Sonnecken) sono sorte fabbriche di mobili. Nel 1924 all'estremità settentrionale della città è stato costruito un piccolo porto sul Reno. Del 1896-98 è il ponte, lungo 432 metri, che unisce Bonn con Beuel, piccolo centro industriale sulla destra del Reno (5000 abitanti).
Lo sviluppo demografico mostra che l'importanza di Bonn è del tutto recente; nel 1814 aveva solo 8000 abitanti; nel 1864 ne contava 20 mila, nel 187926 mila. Ancora nel 1885 sono appena 36 mila; sono 51 mila nel 1900 e 93 mila nel 1925; di essi 70 mila sono cattolici, 17 mila protestanti, 1230 ebrei.
La vita culturale, oltre che dall'università, è rappresentata a Bonn da un'importante scuola superiore di economia (Landwirtschaftliche Hochschule Bonn Poppelsdorf) che ha sede nel castello di Clemensruhe a Poppelsdorf, costruito da Roberto de Catte e posto nella parte meridionale della città. Il Museo provinciale possiede notevoli raccolte d'antichità romane. Dal 1889 è stata trasformata in museo anche la casa di Beethoven, il più illustre dei figli di Bonn, quivi nato il 17 dicembre 1770.
Bibl.: Ritter, Entstehung der drei ältsten Städte am Rhein oder Urgeschichte von Mainz, Bonn und Köln, Bonn 1851; Holscher, Bonner Wanderbuch, Colonia 1894; Bezold, Geschichte der Rheinischen Friedrich-Wilhelms Universität, 1818-1870, Bonn 1920; E. Sadée, Das römische Bonn, Bonn 1925; K. A. Müller, Geschichte der Stadt Bonn, Bonn 1834; Hesse, Geschichte der Stadt Bonn während der französischen Herrschaft 1792-1815, Bonn 1879; Bilder aus der Geschichte von Bonn und seiner Umgebung, a cura di v. Hauptmann, voll. 2, Bonn 1887-1897; W. Ermann, Geschichte der Bonner Universitätsbibliothek, Bonn 1919; P. Clemen, Die Kunstdenkmäler der Stadt und des Kreises Bonn, vol. V dei Kunstdenkmäler der Rheinprovinz; id., Rheinfahrt, Düsseldorf 1926; R. Klaphek, Eine Kunstreise auf dem Rhein von Mainz bis zur holländischen Grenze, Düsseldorf 1927.