DELLA GHERARDESCA, Bonifazio
Figlio del conte di Donoratico Giovanni (Ianni), nacque con ogni probabilità intorno al 1260, dall'antica e potente famiglia feudale toscana. Abracciata la vita religiosa, entrò, come già suo fratello Gherardo (Gaddo), nell'Ordine dei frati predicatori: a partire dal 1308 risiedette presso il convento pisano di S. Caterina, nella cronaca del quale viene lodato per le sue qualità spirituali, morali e fisiche: "hic fuit nobilissima persona, tam corpore quani spiritu; et continentissimac vitae fuit; etiam valde sensatus". Nel 1297 era stato nominato vescovo di Sagona, in Corsica; nel 1306 era stato trasferito alla sede di Chirone, in Creta. A quanto ci risulta, tuttavia, egli aveva continuato a vivere a Pisa; e d'altro canto, non sembra verisimile che egli abbia potuto risiedere stabilmente nelle sue sedi episcopali o che vi si sia potuto semplicemente recare in visita.
Il fatto che si debba con ogni probabilità identificare nel D. quell'"arcivescovo di Modena" (o di "Modona") ricordato dal Villani tra i presuli creati cardinali nel 1328 dall'antipapa Niccolò V ha indotto alcuni studiosi a ritenere che tra il 1308 e il 1328 il D. fosse stato trasferito all'archidiocesi greca di Modone (od a quella di Corone). Una simile ipotesi, tuttavia, non è suffragata da alcuna prova documentaria, mentre le fonti note ci attestano invece che ancora nel 1328 il D. era vescovo di Chirone. La varietà delle sedi di cui i cronisti dicono presule il D. è dovuta sia al fatto che lo stesso D. fuori Cisa era uno sconosciuto - tanto che dal cronista senese Agnolo di Tura del Grasso viene definito "misser Fatio di Pisa vescovo di Donoratico" -, sia dalla circostanza che Sagona e Chirone erano sedi poco note, il cui nome poteva prestarsi a fraintendimenti ed a confusioni.
La cronaca del monastero di S. Caterina riporta che il D. deteneva la commenda della chiesa pisana di S. Pietro in Vincoli, ma non registra quando gli fosse stata conferita. La notizia è confermata da altre fonti. Risulta, infatti, ad esempio, che nel 1308 il vescovo di Chirone promise al priore di quella chiesa, frate Ugolino, di difendere i diritti che essa deteneva sulle chiese di S. Felice e di S. Andrea in Foriporta contro il rettore di S. Andrea, Ranieri, il quale, contravvenendo a precedenti accordi, li aveva usurpati. Nel 1315 il D., con il concorso del clero parrocchiale, nominò il proprio fratello Uberto hospitalarius dell'ospedale annesso alla chiesa di S. Pietro in Vincoli, e lo investì di tale ufficio consegnandogli l'anello e le chiavi dell'ospedale stesso.
Il D. godeva in quegli anni, a quanto ci consta, della fiducia del papa Giovanni XXII (1316-1334). Il 21 sett. 1321 ricevette infatti da quest'ultimo il compito di ristabilire, insieme col vescovo di Ampurias (Catalogna), l'ordine e la buona convivenza nella parrocchia pisana di S. Lucia de Hericuchis, nella quale erano stati compiuti atti di violenza, nei cui confronti l'arcivescovo della città si era rifiutato di intervenire. L'atteggiamento del D. nei confronti di Giovanni XXII, tuttavia, si mutò negli anni successivi, in coincidenza con l'inasprimento dei rapporti tra il pontefice e Ludovico IV di Baviera, poi sfociato in aperto conflitto. Se questo suo distacco dal papa fosse dovuto ad istanze spirituali - desiderio di una riforma morale e disciplinare della Chiesa, simpatia per le idee agitate dall'ala intransigente del movimento francescano, ostilità nei confronti del fasto mondano della corte avignonese -, a motivazioni di ordine ideologico - condivisiOne delle tesi conciliaristiche di Guglielmo di Ockham, favore per le teorie di Marsilio da Padova sull'origine popolare di ogni autorità -, o invece fosse provocato da fattori estranei alla sua esperienza religiosa ed ecclesiale - pressioni o interessi politici, tornaconto familiare -, non possiamo dire. Certo il D. fu uno dei numerosi esponenti della vita pubblica pisana, che nel dicembre del 1327 accompagnarono a Roma lo scomunicato Ludovico IV di Baviera, il quale vi si recava per cingervi, ad onta degli anatemi papali, la corona imperiale. Il D. fu, con Iacopo Albertini da Prato, vescovo di Castello (Venezia), e Gherardo Orlandini, vescovo di Aleria (Corsica), uno dei tre soli presuli che assistettero alla, incoronazione del sovrano germanico compiuta in Campidoglio da un presunto rappresentante del popolo romano il 17 genn. 1328. Con Iacopo Albertini e Gherardo Orlandini partecipò agli atti con cui il nuovo imperatore dichiarò deposto Giovanni XXII ed innalzò al soglio di Pietro, come antipapa col nome di Niccolò V, una sua creatura, il francescano Pietro Rainalducci (12 maggio 1328). Fu uno degli otto cardinali creati dall'antipapa il 15 maggio di quello stesso anno: come cardinale è ricordato in documenti rilasciati da Niccolò V in data 18, 21 e 31 maggio (che non indicano però il titolo cardinalizio che gli era stato attribuito). Il 18 maggio venne preposto all'Ordine dei frati predicatori; il 21 maggio gli venne attribuita la commenda della diocesi di Chirone.
Per la sua rivolta il D. venne punito dal papa Giovanni XXII, che il 4 luglio lo depose, assegnando alla sede di Chirone, come nuovo vescovo, il priore della basilica di S. Pietro in Vaticano, Giovanni. Nei documenti relativi il papa elenca, come cause del provvedimento, l'adesione del D. allo scomunicato Ludovico IV, la sua presenza all'incoronazione imperiale di quest'ultimo, il consenso e l'appoggio dato a Niccolò V. Nulla dice il pontefice della dignità cardinalizia, che il D. aveva accettato dalle mani dell'antipapa: forse non ne era ancora giunta notizia alla Curia avignonese.
Il D. rimase a Roma, a fianco di Ludovico IV e di Niccolò V sino alla fine dell'anno, svolgendo i compiti consueti ad un cardinale di Curia. Sempre al seguito di. Niccolò V fece ritorno a Pisa, dove giunse il 2 genn. 1329.
Morì poco dopo il suo rientro in patria, ignoriamo esattamente in quale giorno, ma in ogni caso prima del 29 di quello stesso mese, quando i suoi eredi chiedevano al priore di S. Martino di poter succedere al defunto presule nella locazione di un terreno con casa tenuto a culture orticole di proprietà dello stesso priore.
Fratelli del D. furono Enrichetto, Gaddo, Ranieri, Tedice (Tice) e Uberto. Gherardo (Gaddo) era entrato nell'Ordine dei predicatori, si era addottorato a Parigi, era stato predicatore e lettore nel convento pisano di S. Caterina. Enrichetto, che aveva sposato una figlia del conte Gugliemo di Beserno, nel 1303 prese possesso di 150 pezze di terra e della metà del castrum di Castiglione Mondigli, reclamati anche da altri eredi del suocero. Nell'aprile del 1310 acquistò dal fratello Ranieri diritti di pascolo, di taglio del legname ed altre giurisdizioni su un terzo del castello di Colle Mezzano. Ranieri, attivo nel mondo politico pisano tra il 1289 e il 1330 come esponente della fazione ghibellina, sposò Sofia di Guglielmo Staterini, che gli portò in dote lire 675. Nel 1322 Ranieri dette lire 250 di denari pisani in dote alla figlia Ghilla, che andava sposa ad Oddone di lacopo della Sala. Tedice, che era stato sospettato di aver ispirato nel 1307 l'attentato contro il cugino Bonifazio di Gherardo Della Gherardesca - il quale si era opposto con successo al suo matrimonio con Giovanna di Ugolino Visconti, erede della Gallura -, sostenne la signoria di Uguccione Della Faggiuola, e il 20 luglio 1314 ricevette l'incarico di recarsi come ambasciatore a Lucca. Nel 1315, in Maremma, comprò dai Della Rocca, per lire 300, un terzo del castello di Monte San Lorenzo, in diocesi di Massa Marittima.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Pergamene, Diplom. Olivetani, 10marzo 1308, 10 marzo 1315; Ibid., Diplom. S. Martino, 29 genn. 1329; G. Villani, Cronica, a cura di F. Dragomanni, Firenze 1844-45, X, pp. 54, 74; Chronica antiqua Conventus S. Catharinae de Pisis, a cura di F. Bonaini, in Arch. stor. ital., VI (1848), pp. 443, 498; Lettres communes de Jean XXII, a cura di G. Mollat -G. de Lesquen, Paris 1904-1947, nn. 14474, 41807, 42499, 42505, 42582, 43902, 47623; Cronaca senese di Agnolo di Tura del Grasso, in Rer. Ital. Script., XV, 6, a cura di A Sisini-F. Iacometti, p. 473; W. Altmann, Der Römerzug Ludwigs des Baiern, Berlin 1886, pp. 140-46; C. Eubel, Der Gegenpapst Nikolaus V. und seine Hierarchie, in Historisches... Goerresgesellschaft, Jahrbuch, XII(1891), pp. 286 ss., 291 s.; R. Davidsohn, Storia di Firenze, IV, Firenze 1960, pp. 1144, 1153, 1177; E. Cristiani, Alcune osserv. sui vescovi intervenuti all'incoronazione romana di Ludovico il Bavaro (17 genn. 1328), in Miscell. G. G. Meersseman, I,Padova 1970, pp. 247-256; G. Fedalto, La Chiesa latina in Oriente II, Verona 1976, p. 78; P. Litta, Le famiglie celebri ital., sub voce Conti Della Gherardesca di Pisa, tav. III; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I,Monasterii 1913, pp. 17, 185, 428.