BONIFACIO (Bonifatius)
Generale romano, al servizio degli imperatori Onorio e Valentiniano III. Ci sono ignoti l'anno e il luogo della sua nascita; lo troviamo ricordato per la prima volta nel 414, quando difese Marsiglia dai Goti, ferendo di propria mano il loro re Ataulfo, successore di Alarico. Nel 422 combatté contro i Vandali in Spagna; passò poi in Africa, dimostrando il suo valore contro i Mauri e acquistando grande potenza in quella provincia. Colà conobbe S. Agostino, allora vescovo d'Ippona, e si dimostrò fervente cristiano ortodosso, tanto che pensò perfino di farsi monaco; più tardi invece sposò in seconde nozze un'ariana e da un prete ariano fece battezzare la sua figliola. Aiutò, anche con denaro, Placidia, sorellastra di Onorio, quando essa fu mandata in esilio e, morto Onorio, sostenne di nuovo la causa di lei e del suo piccolo figlio Valentiniano contro l'usurpatore Giovanni; ebbe allora il titolo di Comes Domesticorum (425). Ma la semindipendenza che egli si era procurata in Africa gli suscitò i sospetti della corte di Ravenna e nel 427 fu invitato a lasciare quella provincia e a tornare in Italia. In seguito al suo rifiuto, gli furono mandati contro successivamente due eserciti. Il primo non concluse nulla per le gelosie dei tre comandanti. Di fronte al secondo, comandato dal Goto Sigisvulto, Bonifacio corse ai ripari, persuadendo il famoso Genserico, re dei Vandali, a passare con tutto il suo popolo dalla Spagna in Africa (429). Placidia iniziò allora trattative di pace con Bonifacio; questi si sottomise e tentò, ma invano, di arginare l'invasione dei Vandali: per quanto aiutato da un esercito venuto da Costantinopoli con Aspare, fu sconfitto per due volte e poi richiamato in Italia. Ivi Placidia lo nominò patricius e magister militum e lo inviò a combattere contro il potentissimo Ezio. La guerra civile fra i due generali si concluse con una battaglia presso Rimini: Bonifacio riuscì vittorioso, ma due mesi dopo morì in seguito a una ferita riportata in combattimento (432). Soldato valoroso, abile politico, oscurò la sua gloria con l'invito rivolto ai Vandali, i quali peraltro sarebbero stati, prima o poi, ugualmente attratti dalla fertile provincia d'Africa.
Bibl.: O. Seeck, Geschichte des Untergangs der antiken Welt, VI, Stoccarda 1920, pp. 54, 90, 105-117; Bury, History of the later Roman Empire, Londra 1923, I, pp. 196, 223, 243-247.