BOTTIGELLA, Bonifacio
Nacque a Pavia nella prima metà del sec. XIV. Entrato nell'Ordine degli eremitani di s. Agostino, sin dal 1357 risulta stabilito nel convento presso la basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro, ove rimase sino al 1393. Incerta è la notizia di un suo priorato nel 1362, durante il quale sarebbe stata iniziata l'erezione dell'arca, di s. Agostino (per tale questione, vedi Majocchi-Casacca, I, p. 131 n. 4). Si dedicò agli studi teologici, che ebbe forse modo di approfondire anche a Parigi (ma certamente errata è la notizia che egli vi avrebbe seguito le lezioni del celebre agostiniano Egidio Romano, morto già nel 1316). Almeno dal 1370 il B. era "magister in sacra pagina"; dal 1373-74 insegnava teologia e filosofia morale presso lo Studio di Pavia, insegnamento che continuò fino al 1391. L'incarico gli era stato conferito anche per i buoni uffici interposti da Bianca di Savoia, moglie di Galeazzo II Visconti, di cui il B. era confessore, come risulta dal testamento di Bianca (del novembre 1387: edito in C. Dell'Acqua, Bianca Visconti di Savoia in Pavia... Pavia 1893, pp. 106 ss.): in esso il B. appare, oltre che testimone, designato quale esecutore testamentario.
Nel 1379 figura come provinciale dell'Ordine per la Lombardia; nel 1386 il generale dell'Ordine, Bartolomeo da Venezia, lo costituì suo procuratore per alcune cause concernenti il convento pavese di S. Mostiola, incaricandolo nello stesso anno di altre incombenze di rilievo presso il convento di Pavia.
Venuto a morte verso la fine del 1392 Pietro della Scala vescovo di Lodi, Gian Galeazzo Visconti propose a Bonifacio IX la nomina del Bottigella. L'elezione è da collocare tra gli ultimi giorni del 1392 e i primi del 1393, mentre l'ingresso solenne (dopo la consacrazione avvenuta, pare, il 5 febbr. 1393) ebbe luogo il 10 maggio seguente.
Gli esordi dell'episcopato del B. furono caratterizzati dalla energica azione di recupero dei beni appartenenti alla mensa vescovile, depauperati e in gran parte dispersi in seguito alle vicende politiche che travagliarono i suoi immediati predecessori. Egli fu largo di aiuti agli eremitani di Lodi, che poterono così riedificare la chiesa di S. Agnese e il convento attiguo. Ottenne inoltre dal pontefice l'indulgenza plenaria a favore di coloro che, in occasione della festività mariana del 5 agosto, avessero compiuto offerte per la cappella della Madonna della Neve della cattedrale (da tale indulgenza ebbe origine una festa di tre giorni con relativa fiera, detta poi appunto "Fiera di Lodi"). Compì poi notevoli lavori di restauro nel palazzo vescovile.
Nel 1404 il B. si recò a Pavia, ospite degli eremitani di S. Pietro in Ciel d'Oro, probabilmente in seguito alla guerra mossa contro i Visconti da Giovanni Vignati, signore di Lodi. Nel convento pavese morì il 27 ott. 1404; fu sepolto nell'attigua basilica (per l'epitaffio del sepolcro, ora scomparso, vedi Majocchi, II, p. 370).
La paternità del B. è stata proposta per la Vita di Bonacosa da Beccaloe, da parte dell'editore A. Ratti: si tratta di uno scritto edificante in volgare alto-italiano sulla vita di una gentildonna milanese morta nel 1381, che l'anonimo autore, religioso, aveva personalmente conosciuto e assistito durante la sua morte. Tale Vita è tramandata dal cod. Riccard. 1399, dove è seguita da un breve Tractatus de regulanda vita, composto su richiesta di Bianca di Savoia: circostanza che ha fatto pensare alla possibile attribuzione al B. di ambedue gli scritti (A. Ratti, Vita di Bonacosa da Beccaloe (1352-1381) ..., Milano 1909, pp. LI s.).
Fonti e Bibl.:R.Majocchi-N. Casacca, Codex Diplom. Ord. E. S. Augustini Papiae, I-II, Padiae 1905-1906, ad Indices;R. Majocchi, Cod. dipl. dell'Univ. di Pavia, I-II, Pavia 1905-1913, ad Indices;C. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1913, p. 296; G. Agnelli, Lodi ed il suo territorio, Lodi 1917, ad Indicem;L. Samarati, I vescovi di Lodi, Milano 1965, pp. 154-158.