BONGIOVANNI
Nativo di Piacenza, non sono note né la data di nascita né la famiglia. Elevato nel 1348 alla cattedra vescovile di Diacovar nell'Ungheria, fu trasferito, il 28 genn. 1349, da Clemente VI alla diocesi di Fermo.
L'Eubel (pp. 112, 518) lo identifica con Bongiovanni, vescovo di Ascoli Piceno fin dal 13 dic. 1285, che sarebbe stato trasferito nel 1312 a Veglia e successivamente nel 1326a Diacovar. Ma tale identifitazione è senz'altro da escludere, dato che Bongiovanni vescovo di Ascoli morì in sede prima del 9 maggio 1312:a quella data Clemente V aveva eletto il successore Boninsegna "dicto Boniolianne viam universe carnis ingresso".
L'anno stesso del suo trasferimento a Fermo B., trovandosi in Avignone, ottenne da Clemente VI due rescritti, uno del 15 marzo riguardante la facoltà di chiedere e di ricevere il sussidio caritativo e l'altro del 29 dello stesso mese riguardante un mutuo di 600 fiorini d'oro. Dallo stesso papa il 19 giugno 1350 gli fu conferita la giurisdizione spirituale nella Marca Aliconitana per tutto il tempo nel quale il piacentino Giovanni de Fulgomis sarebbe rimasto nell'ufficio di vicerettore della Marca ed anche la facoltà di usare le lettere apostoliche concesse a Giovanni riguardo alla censura ecclesiastica.
Altri incarichi ricoprì sotto il pontificato di Innocenzo VI, successo a Clemente VI nel 1352. Il nuovo papa lo inviò quale legato a Venezia, come si rileva dalla lettera apostolica del 10 ag. 1356 al doge Giovanni Gradenigo, per tentare di porre fine alla guerra che la città sosteneva contro Ludovico, re d'Ungheria, ma poi, essendo riusciti vani i tentativi di pacificazione, gli revocò la legazione l'8 febbr. 1357. L'insuccesso della missione, forse dovuto alla morte (già l'8 ag. 1356) di quel doge, non venne comunque attribuito a B., che nel 1360 fu nominato rettore pontificio di Campagna e Marittima.
B. figura spesso come teste negli atti con cui il cardinale Albornoz, durante la sua permanenza a Fermo, ricevette i giuramenti di fedeltà e concesse le assoluzioni dalle scomuniche e dagli interdetti a vari signori e castelli della Marca, nei mesi di settembre, ottobre e novembre 1355. Riaccesasi nel 1360 la lotta contro Bernabò Visconti per il possesso di Bologna, lo stesso Albornoz mandò B. alla Curia avignonese per discutere con il pontefice la linea di condotta da seguire nei confronti del signore di Milano. Durante il viaggio, nella primavera del 1361, egli si fermò anche a Milano per trattare con il Visconti che si dimostrò intransigente, rivendicando per sé il possesso di Bologna. Solo la sconfitta subita dalle truppe milanesi il 20 luglio 1361 a Ponte San Ruffillo, presso Bologna, indusse finalmente il Visconti ad accondiscendere a serie trattative. Il 2nov. 1361 il cardinale Albornoz nominò B. suo procuratore per discutere i capitoli della pace. Le trattative da lui condotte con il Visconti nel castello di Pandino si conclusero il 27 novembre con un accordo, di cui non sono noti i particolari, ma che prevedeva la restituzione di Bologna alla Chiesa entro sei mesi, a condizione però che il cardinale ottenesse dall'imperatore la restituzione al Visconti del vicariato imperiale in Lombardia.
Nella sua diocesi B. esercitò, oltre che la spirituale, anche la giurisdizione temporale. Innocenzo VI, con bolla del 24 giugno 1353, ordinò al rettore della Marca di immettere B. nel possesso dei suoi castelli e specialmente di Monte San Pietro. Nel 1357 Andrea Gentile ebbe il mandato di ricevere i pallii di Ripatransone, Monte Rubbiano, Monte Giorgio e Monte Cosaro "nomine civitatis Firmi et episcopi Firmani". Nei documenti che ricordano la consacrazione della chiesa di S. Fortunato dei minoriti di Falerone il 7 ag. 1352 e nel suo testamento a favore del monastero di S. Caterina, B. si sottoscrisse come vescovo e "principe" di Fermo. È sbagliata l'asserzione dell'Ughelli (II, col. 784) secondo il quale B. sarebbe stato il primo vescovo ad usare questo titolo; già Catalani (p. 212) ne provò l'uso anche da parte del predecessore Giacomo e il Tabarrini pubblicò due documenti, nei quali il vescovo Gerardo (1250-1272) si qualificò "episcopus et princeps Firmanus" (Doc. di storiaitaliana, IV, Firenze 1870, pp. 546 s.).
Dopo tredici anni di episcopato fermano, il 5 apr. 1363 B. fu trasferito all'archiepiscopato di Patrasso. Ma morì poco tempo dopo, dato che già il 21 luglio dello stesso anno fu eletto il successore Bartolomeo.
Fonti e Bibl.: Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat.,Clem. V, 560, f. 118a; Ibid., Reg. Vat.,Clem. VI, 144, f. 33v (de camera); Ibid., 145, f. 223 (littere gratiose); Ibid., 244 N, f. 64, n. 143; Ibid., 206, f. 2, n. 5 (de curia); Ibid., Reg. Avin., 118, f. 391; Sezione Arch. di Stato di Fermo - Arch. Com. di Fermo, Pergg. a. 1353, n. 2034; a. 1357, n. 1312; Bologna, Coll. Spagn., Arch. Albornoz, VI, nn. 27-28; Clément VI, Lettres closes,patentes et curiales intéressant les Pays autres que la France, a cura di E. Déprez e G. Mollat, Paris 1901-1961, nn. 2228 s., 2612; Correspondance des légats et vicaires généraux: Gil Albornoz et Androin de la Roche (1353-1367), a cura di J. Glénisson e G. Mollat, Paris 1964, ad Indicem; F. Ughelli, Italia sacra, I, Romae 1644, col. 526; II, ibid. 1647, coll. 784-785; L. Wadding, Annales Minorum, VIII, Romae 1733, p. 115 n. XI; M. Catalani, De Ecclesia Firmana eiusque Episcopis et Archiepiscopis commentarius, Firmi 1783, pp. 213-217, 377-378; T. Trebbi-G. Filoni Guerrieri, Erezione della chiesa cattedrale di Fermo a metropolitana: terzo centenario, [Fermo 1890], pp. 45, 68-70; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, pp. 142, 249, 394; G. Giovanardi, Mem. stor. della Prov. Picena dei Minori Conventuali, in Picenum Scraphicum, 1915, pp. 489-492; G. Falco, I Comuni della Campagna e della Marittima nel Medio evo, in Arch. della Soc. rom. di storia patria, XLIX (1926), p. 207; G. Biscaro, Le relazioni dei Visconti con la Chiesa, in Archivio storico lombardo, n.s., II (1937), pp. 161, 169, 171; F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955, pp. 412-416; G. Mollat, Pour parlers de paix entre le cardinal Albornoz et Bernabò Visconti en 1361, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, LXXVIII (1966), pp. 192 ss.