BONGIOVANNI da Noto
Nobile siciliano, originario di Noto, ebbe parte attiva nella congiura di nobili isolani, tramata nel 1283contro Pietro d'Aragona, riconosciuto re di Sicilia in conseguenza della rivolta del Vespro nel 1282.
La congiura, che si alimentava del disagio provocato dalla ferma politica di restaurazione del potere reale perseguita tenacemente da Pietro d'Aragona, ebbe il suo epicentro nella Valle di Noto e fu diretta, oltre che da B., da Gualtieri di Caltagirone, Giovanni da Mazzarino, Adenolfo di Mineo, Tano Tusco e altri nobili. I congiurati puntavano soprattutto sulla partenza di Pietro dalla Sicilia per sollevare la popolazione dell'isola contro il governo aragonese.
Alla notizia della partenza del re da Messina per Trapani, dove doveva imbarcarsi per la Catalogna, B. e Tano Tusco sollevarono la bandiera della rivolta a Noto, assicurandosi in breve il controllo della città, nella quale godevano di una posizione di largo credito. Informato a Caltagirone degli avvenimenti lietini, re Pietro proseguì il viaggio per Trapani, incaricando il maestro giustiziere del Regno, Alaimo da Lentini, di provvedere all'immediata repressione della congiura. Il 30 aprile, presentatosi Alaimo a Noto con l'infante Giacomo d'Aragona, riuscì facilmente a riportare la città all'obbedienza reale, catturando anche B. e il Tusco. Messi alla tortura, i due nobili netini rivelarono i nomi degli altri congiurati, fra i quali quello di Gualtieri di Caltagirone, il loro esponente politico più in vista. Costui in un primo momento riuscì a tenere a bada, con lusinghe e smentite, Alaimo da Lentini, finché alla notizia della partenza del re da Trapani si asserragliò in Caltagirone, dichiarandosi apertamente per la rivolta. Anche la sua ribellione fu però domata in brevissimo tempo: il vicario regio Guglielmo Calcerando riuscì infatti a catturarlo di lì a poco. Il 22 maggio 1283 fu condannato e decapitato. In conseguenza anche B. venne condannato a morte e impiccato a Mineo non molto tempo dopo.
Il fatto che a questa congiura abbiano partecipato attivamente Gualtieri di Caltagirone e Giovanni da Mazzarino, che pure nel 1281 intrattenevano rapporti con Pietro d'Aragona (H. Wieruszowski, Politische Verschwörungen und Bündnisse König Peters von Aragon gegen Karl von Anjou am Vorabend der sizilianischen Vesper, in Quellen und Forschungen aus italien. Archiven und Bibliotheken, XXXVII[1957], p. 176), lascia supporre che anche B. abbia fatto parte di quello stesso gruppo di nobili siciliani che prima della rivolta del Vespro tramavano con l'aragonese per rovesciare la dominazione angioina in Sicilia.
Fonti e Bibl.: Bartholomaei de Neocastro Historia Sicula, in Rerum Ital. Script., 2 ediz., XIII, 3, a cura di G. Paladino, ad Indicem; G. Zurita, Anales de la corona de Aragón, I, Zaragoza 1669, f. 256;M. Amari, La guerra del Vespro siciliano, Milano 1886, I, p. 370; II, p. 11.