PASSERI, Bonaventura da Nola
PASSERI (Passero), Bonaventura da Nola. – Non è possibile specificare la data di nascita né i nomi dei genitori di questo frate minore conventuale. Nacque, in data imprecisata, a Nola da genitori locali.
A 15 anni entrò nell’Ordine dei minori conventuali e, secondo le fonti, avrebbe compiuto i suoi primi studi di teologia a Nola.
Il 1° gennaio 1584 fu creato baccelliere di logica. Il 13 settembre 1589, e non, come sostenne Luca Wadding (1650, p. 83), nel 1588, si laureò in occasione del capitolo francescano tenutosi a Civitanova Marche.
Il suo primo insegnamento in un collegio francescano fu nel 1590 a Salerno. Nel 1593 raggiunse Milano, dove dal capitolo provinciale fu eletto reggente del collegio meneghino. Nel 1595 era ancora a Milano, quando uscì alle stampe I soliloquii scritturali, opera sua e di Filippo Gesualdi, all’epoca ministro generale dei minori conventuali. Nel 1596 passò alla guida del collegio francescano di Bologna, dove fu anche lettore pubblico di metafisica.
Contrariamente a quanto sostenuto in precedenza da Wadding (1650, p. 83), Giovanni Franchini rifiutò l’ipotesi che Passeri fosse stato, negli stessi anni dei suoi soggiorni, provinciale a Bologna e Milano, in quanto il nome di Bonaventura non fu riscontrato nelle liste dei padri provinciali consultate a fine Seicento. Inoltre, a ulteriore conferma dell’impossibilità della copertura di tali incarichi, lo stesso Franchini (1693, pp. 124-127) sottolineò che il frate all’epoca non aveva i requisiti d’età e luogo di nascita, essendo originario di altra provincia francescana.
Nel 1599 Passeri fu chiamato a reggere il collegio di Napoli, alla cui guida venne confermato nel 1602, nel 1605 e nel 1608. Nel 1605 era sicuramente vicecancelliere del Sacro Collegio dei teologi napoletani, così come si desume dal titolo di una sua raccolta di prediche pubblicata in quell’anno.
La rilevante esperienza nell’insegnamento e nella guida dei collegi dei conventuali, nonché lo stretto rapporto con il ministro generale Gesualdi testimoniato dall’opera a stampa comune furono probabilmente motivi per i quali venne chiamato a essere componente di una commissione di frati francescani che procedette alla riforma degli studi dell’ordine. Incerta è, tuttavia, la data dei lavori.
Franchini ritenne che la designazione fosse avvenuta nel capitolo del 1605 e che sodali di lavoro di Passeri fossero stati Girolamo Pallantieri, Capulio da Cortona e Guerreschi da Proceno. Da studi più recenti risulta che il conferimento del compito risalisse al triennio 1599-1601, all’epoca dell’ultimo mandato generalizio di Gesualdi, la cui riforma degli studi francescani portò alla definizione di quattro categorie disciplinari (logica, filosofia, teologia e ‘studio comune’ per i meno dotati). È più probabile la seconda ipotesi, tenuto conto che una successiva riforma degli studi, a completamento della prima, avvenne, in realtà, nel 1620, a seguito delle deliberazioni del capitolo generale del 1617, in data, quindi, molto successiva a quella del 1605.
Negli anni a cavallo dei due secoli, oltre alla direzione dei collegi francescani, Passeri svolse un’intensa opera di predicatore. Nel 1605 pubblicò, quindi, la raccolta di alcune sue prediche tenute in diverse occasioni e su diversi temi religiosi. Le occasioni erano state, perlopiù, le celebrazioni dei capitoli francescani.
In quello generale tenutosi a Roma nel 1602 aveva tenuto nella chiesa dei Ss. Apostoli una predica sull’ascensione di Cristo. Il tema dell’Eucarestia era stato trattato a Napoli nella chiesa di S. Lorenzo nel 1604, in occasione della celebrazione del capitolo provinciale. Nello stesso anno predicò a Melfi nella chiesa di S. Francesco, sempre per il locale capitolo provinciale. Ancora nel 1604, l’8 dicembre, a Napoli tenne all’arcivescovado una predica sull’Immacolata concezione.
Il tema dell’Immacolata concezione fu particolarmente coltivato dal frate francescano. Esso ritorna in diverse parti dell’Ufficio della gloriosissima Vergine Maria, opera in realtà del reverendo Battista Valentini pubblicata da Lelio Carlucci, ma rivista da Passeri e uscita alle stampe a Roma nel 1618. Dello stesso Passeri è anche un’altra opera, purtroppo dispersa, la Summa (oppure Stemma) gentilitium pro Immaculata conceptione, pubblicata a Napoli nello stesso anno, o nel 1623. L’epoca della stampa di entrambe le opere farebbe pensare a un coinvolgimento del frate nella discussione che esplose nel 1618, quando il viceré, duca d’Osuna, con l’appoggio dei gesuiti, cercò di imporre celebrazioni ufficiali per il culto dell’Immacolata concezione, suscitando la viva opposizione dei domenicani. È, quindi, da ritenere che attraverso le sue opere il frate francescano avesse voluto sostenere sia il culto per l’Immacolata sia la politica religiosa del viceré napoletano.
Nella seconda metà del primo decennio del Seicento, dopo gli anni trascorsi nel collegio napoletano, Passeri assunse l’incarico di inquisitore a Siena. Anche su questo punto, tuttavia, esistono divergenze sugli anni del soggiorno senese del frate. Franchini ritenne che Passeri avesse dimorato ininterrottamente a Napoli dal 1599 al 1611, e che, pertanto, l’incarico di inquisitore dovesse per forza essere successivo. Da studi recenti sull’inquisizione senese risulta, tuttavia, che il primo editto di Passeri in qualità di inquisitore è datato 6 giugno 1606, lasciando pensare a un suo effettivo insediamento a Siena in tale anno. L’editto fu quello che da prassi veniva diffuso quando un nuovo inquisitore si insediava, con l’elencazione delle eresie e degli errori che dovevano essere denunciati dai fedeli entro 15 giorni, pena la scomunica. Passeri ritenne che il suo editto avesse sortito effetti più che positivi, poiché nei giorni successivi si erano avuti sei casi di sgravio della coscienza. Oltre a svolgere la funzione inquisitoriale in Toscana, Passeri fu anche consultore della congregazione dell’Indice a Roma, sebbene su questa attività non risulti alcuna notizia certa.
Nel 1616 tornò nuovamente all’insegnamento, con l’incarico autorevole di reggente del collegio romano di S. Bonaventura, carica alla quale rinunciò nel 1626. Agli inizi del Seicento, era, questo, uno dei quattro collegi dei minori conventuali attivi per la concessione della laurea nel magistero teologico. Era considerato il più prestigioso dell’ordine, nonché un luogo dove veniva privilegiato il pensiero di s. Bonventura da Bagnoregio, costituendo un’eccezione tra i conventuali, i quali, da tempo, preferivano il pensiero scotista. Nel XX secolo la critica ha messo però in questione questo giudizio e con esso anche l’indirizzo teologico di Passeri.
È stato Lorenzo Di Fonzo (1940, p. 181) a ridimensionare la presenza nel collegio romano della teologia del pensatore di Bagnoregio, sulla base della constatazione del fatto che, nei primi anni del Seicento, i più rilevanti esponenti che vi insegnavano pubblicarono, in realtà, opere ispirate dalla teologia dello Scoto, così come furono scotisti numerosi studenti usciti dal collegio. Di Fonzo ha, però, continuato a considerare bonaventurista proprio Passeri, giudizio respinto da studi più recenti alla luce di diverse considerazioni. In primo luogo, Passeri proveniva dal collegio di S. Lorenzo di Napoli, cioè da una roccaforte del pensiero scotista nell’Italia meridionale e larga parte della sua produzione teologica è stata giudicata coerente con questa impostazione. Particolarmente indicativa è poi la testimonianza di Bartolomeo Mastri, rilevante teologo francescano del Seicento, che giudicò Passeri, da lui personalmente conosciuto, teologo di tendenze scotiste. Va anche detto che tra numerosi frati minori conventuali, il pensiero di s. Bonventura appariva ampiamente conciliabile con quello di Duns Scoto, venendo il primo considerato una sorta di precorritore del secondo: un’impostazione questa che permetteva di sposare le dottrine di Scoto pur aderendo a Bonaventura.
Le dispute, comunque, non mancarono all’interno del collegio di S. Bonaventura, tanto che da alcuni studiosi la Pinacotheca selecta (1621), l’opera teologica principale di Passeri, sarebbe da considerare lo specchio delle discussioni presenti all’interno del collegio.
Nel 1626, ormai avanti negli anni e obeso, Passeri lasciò la sua carica e si ritirò a Portici, dove morì nel 1628.
La data di morte, generalmente accreditata nella tradizione storica francescana, fu tratta dall’iscrizione posta sotto un ritratto del frate lungamente conservato dai minori conventuali a Nola (Scaramuzzi, 1927, p. 181).
Opere. Soliloquii scritturali, Milano 1595 (con F. Gesualdi); Prediche, Napoli 1605; Summa [oppure Stemma] gentilitium pro Immaculata conceptione, Napoli 1618; Ufficio della gloriosissima Vergine Maria, Roma 1618; Pinacotheca selecta praecipuarum conclusionum, ac quaestionum diversas materias continentium... Tomus primus, De scientia Dei, Roma 1621.
Fonti e Bibl.: L. Wadding, Scriptores ordinis minorum, Roma 1650, p. 83; G. Franchini, Bibliosofia e memorie letterarie di scrittori francescani conventuali ch’hanno scritto dopo l’anno 1585, Modena 1693, pp. 124-127; G. Remondini, Della nolana ecclesiastica storia, III, Napoli 1757, p. 301; G. C. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos, Roma 1806, p. 179; D. Scaramuzzi, Il pensiero di Giovanni Duns Scoto nel Mezzogiorno d’Italia, Roma 1927, p. 202; L. Di Fonzo, Lo studio del dottore serafico nel Collegio di S. Bonaventura in Roma: 1587-1873, in Miscellanea francescana, XI (1940), pp. 153-186; P. Iannelli, Lo studio teologico Ordine frati minori conventuali nel S. Lorenzo Maggiore di Napoli. Cenni storici e serie dei reggenti-lettori e studenti (1482-1990), Roma 1994, passim; M. Forlivesi, Scotistarum princeps: Bartolomeo Mastri (1602-1673) e il suo tempo, Padova 2002, pp. 109-112; O. Di Simplicio, Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell’Italia moderna, Bologna 2005, pp. 33-34.