BONAVENTURA da Bagnoregio, Santo
B., al secolo Giovanni Fidanza, nacque a Bagnoregio intorno al 1217. Nel 1234 entrò nell'Ordine minoritico a Parigi e fu affiliato alla provincia romana; sempre a Parigi compì gli studi teologici conseguendo il titolo di magister cathedratus. Ministro generale dell'Ordine dal 1257, nel 1273 fu nominato da Gregorio X cardinale vescovo della diocesi di Albano; cessò dalla carica di ministro generale nel 1274 e il 15 luglio dello stesso anno morì a Lione. Fu canonizzato a più di due secoli dalla morte, nel 1482, su istanza del papa francescano Sisto IV; nel 1588 gli fu attribuito il titolo di dottore della Chiesa.Gli scritti di B. ebbero grande importanza, oltre che, come è ben noto, in campo filosofico e teologico, anche nei confronti delle arti figurative, contribuendo in particolare a determinare l'impostazione e i caratteri tipici del linguaggio artistico francescano del secondo Duecento (Simi Varanelli, 1988, II, pp. 124-130). Alcuni scritti di B. furono inoltre fondamentali nell'elaborazione di specifici temi iconografici: la Legenda Maior è, per es., alla base di molte delle raffigurazioni della vita di s. Francesco, a partire dal ciclo nella basilica superiore di Assisi, mentre il Lignum vitae, un trattatello che forniva in forma schematica e per uso mnemonico una sintesi della vita, passione e glorificazione di Cristo, fu più volte tradotto in immagini nel corso del Trecento.Sin dagli inizi del secolo B. viene raffigurato come un frate di mezza età, tonsurato, glabro o con una corta barba, vestito del saio francescano stretto in vita dal cordiglio, i sandali ai piedi; solitamente è munito di aureola, anche se in qualche caso quest'ultima sembrerebbe aggiunta nel corso di interventi successivi. In alcune immagini B. indossa il galero o la mitra, in ricordo della sua carica di cardinale vescovo di Albano; il piviale e il bastone pastorale divengono attributi costanti di B. solo nel sec. 15°, in particolare dopo la canonizzazione. In precedenza l'immagine isolata di B. è raramente proposta alla venerazione dei fedeli, il che è forse da mettersi in rapporto con il fatto che si tratta di un personaggio assurto agli onori della Chiesa, più ancora che non per episodi di vita santa e miracolosa, clamorosi a livello di devozione popolare, per la sua opera di teologo e mistico. Facevano eccezione naturalmente i Francescani, che fin dall'inizio del Trecento annoverano B. fra i beati dell'Ordine; anche in ambito francescano, tuttavia, la raffigurazione dell'immagine di B. è limitata nel corso del Trecento quasi unicamente alle rappresentazioni pittoriche relative o connesse al Lignum vitae, ove B. è rappresentato come autore del trattato a cui le immagini fanno diretto riferimento. In questo caso l'effigie di B. risulta di più sicura identificazione, mentre in ambiti figurativi diversi può essere facilmente confusa, specialmente se priva degli attributi vescovili o cardinalizi, con quella di altri santi e beati francescani.Nella tavoletta raffigurante il Lignum vitae realizzata da Pacino di Bonaguida all'inizio del Trecento e proveniente dal convento delle Clarisse di Monticelli (ora a Firenze, Gall. dell'Accademia), B. è stato identificato con la poco leggibile figura di francescano che, munita di cartiglio, emerge a mezzo busto dalla grotta scavata nel Calvario (Thode, 1885, p. 504): B. vi assumerebbe un ruolo di particolare rilievo, collocandosi là ove il simbolico albero della vita affonda le sue radici. Analogamente l'anonimo autore del Lignum vitae affrescato nel 1347 sulla parete meridionale del transetto di S. Maria Maggiore a Bergamo - in un contesto questa volta non specificamente minoritico - pone B. in ginocchio di fronte all'albero della vita, in posizione privilegiata rispetto alla Vergine, a s. Giovanni e agli altri quattro santi che occupano la metà inferiore del dipinto; vestito del saio francescano, B. tiene fra le mani un libro aperto e due cartigli che sottolineano la sua autorità dottrinale; il cardinalato è invece rievocato dal galero appeso al tronco dell'albero. Nel Lignum vitae affrescato a Firenze da Taddeo Gaddi nel refettorio del convento di Santa Croce (ora Mus. dell'Opera di Santa Croce), B. condivide la posizione ai piedi della croce-albero con s. Francesco; vestito dell'abito francescano e con la mitra vescovile, B. siede a terra e scrive su di un cartiglio il primo verso di un ritmo inserito nel suo trattato ("O crux frutex salvificus"); incarna dunque l'anima intellettuale e istituzionale dell'Ordine, laddove Francesco, devotamente rivolto alla croce, ne rappresenta l'originaria vocazione mistica. Dell'affresco di Taddeo Gaddi esiste una fedele replica attribuita ad Antonio Vite nella sala capitolare del convento di S. Francesco a Pistoia (1386 ca.): rispetto al dipinto in Santa Croce, nell'affresco pistoiese viene celebrata anche la dignità cardinalizia di B. mediante l'aggiunta del galero, librato al di sopra della mitra vescovile secondo una tipologia iconografica che avrebbe avuto ampio seguito nei decenni successivi.
Bibl.: H. Thode, Franz von Assisi und die Anfänge der Kunst der Renaissance in Italien, Berlin 1885 (19042); G. Kaftal, Saints in Italian Art, I, Iconography of the Saints in Tuscan Painting, Firenze 1952, coll. 215-217; F. Petrangeli Papini, s.v. Bonaventura da Bagnoregio - Iconografia, in Bibl.SS. III, 1962, coll. 278-283; Gerlach van's-Hertogenbosch, O. Schmucki, s.v. Bonaventura von Bagnoreggio, in LCI, V, 1973, coll. 420-425; F. Petrangeli Papini, Il Dottore Serafico nelle raffigurazioni degli artisti, in S. Bonaventura, 1274-1974, I, Grottaferrata 1973, pp. 17-276; G. Kaftal, F. Bisogni, Saints in Italian Art, IV, Iconography of the Saints in the Painting of North West Italy, Firenze 1985, coll. 174-176; E. Simi Varanelli, Giotto e Tommaso. I fondamenti dell'estetica tomista e la "renovatio" delle arti nel Duecento italiano, 2 voll., Roma 1988.