BONAPARTE, Napoleone Giuseppe Carlo Paolo, detto il principe Girolamo
Nato a Trieste il 9 settembre 1822, morto a Roma il 18 marzo 1891. Era terzogenito di Girolamo, ex re di Vestfalia, e di Caterina, figlia del re del Württemberg. È noto col nome di principe Girolamo, cioè col nome del padre e con quello del proprio fratello (Girolamo Napoleone Carlo, principe di Montfort, 1814-1847); in famiglia era chiamato Plon Plon.
Trascorse gli anni della gioventù a Roma, ospite dello zio Luigi B., ex re d'Olanda, a Firenze, poi in un collegio di Ginevra e ad Arnenberg, presso la zia Ortensia. Di là, per desiderio dell'avo materno, passò a Ludwigsburg, per ricevere l'educazione militare insieme col fratello maggiore e vi rimase tre anni (1837-1840). Negli anni del regno di Luigi Filippo viaggiò per l'Europa, ma alla caduta della monarchia orleanista tornò in Francia e nel 1848 fu deputato alla Costituente, prendendo viva parte alle lotte parlamentari. Il principe era allora focoso e convinto repubblicano, e rimase sempre acceso partigiano delle teorie "plebiscitarie". Nel 1849, facendo forse ombra a suo cugino, presidente della repubblica, fu mandato ambasciatore a Madrid, ma ne tornò presto indietro. Dal 1849 al 1851 fu deputato all'Assemblea legislativa, tanto ostile a Luigi B. Fu avversissimo al colpo di stato del 2 dicembre, assumendo quasi di fronte al futuro imperatore l'atteggiamento che aveva avuto il duca d'Orléans contro Luigi XVI. Pur continuando sotto il secondo Impero la sua opposizione "teorica", in pratica collaborò con Napoleone III di buon animo: accettò la successione al trono (e ne fu l'erede legittimo dal dicembre 1851 al 1856, quando nacque il principe imperiale); fu senatore (e pronunciò in senato parecchi discorsi, fra cui notevolissimo quello per l'alleanza franco-italiana del 1859); fu generale di divisione (1853) e partecipò come tale alla guerra in Crimea (1854-1855), donde tornò gravemente ammalato; coprì l'ufficio di ministro d'Algeria (1858), in cui diede impulso all'attività coloniale francese. Nel 1859, il suo matrimonio con Clotilde di Savoia, che precedette di pochi mesi la guerra contro l'Austria e fu trattato diplomaticamente dal conte di Cavour, gli permise di accordare pienamente la sua condotta politica con le sue teorie sul principio di nazionalità. L'amicizia del principe per l'Italia non si dimostrò solo nel 1859, ma anche nel 1860, nel 1866 e nel 1870. Stava navigando col suo piroscafo verso la Norvegia quando nell'estate del 1870 lo sorprese la notizia telegrafica della dichiarazione di guerra fatta dalla Francia alla Prussia. Napoleoleone III, che nelle prime settimane della guerra sperava d'indurre l'Austria e l'Italia ad allearsi con lui, mandò il principe in missione a Firenze per sollecitare l'aiuto militare di Vittorio Emanuele II: è nota la parte avuta da Q. Sella per controbilanciare gli sforzi del genero del re d'Italia. Caduto l'Impero (4 settembre 1870), il principe visse alcuni anni in ritiro, ma nel 1876 si gettò di nuovo nella politica e accentrò intorno a sé un forte nucleo di bonapartisti, cercando di imprimere al suo partito una tinta anticlericale e democratica che lo opponesse alla corrente conservatrice, che riconosceva a suo capo il principe imperiale. Alla morte del principe imperiale, egli rimase capo della famiglia e pretendente al trono di Francia, finché nel 1884 il figlio suo primogenito, Napoleone Vittorio (v.), si separò da lui e i bonapartisti perdettero ogni speranza, allorché il partito loro, già debole, si scisse in partigiani di Girolamo e in partigiani di Vittorio. Abbandonato dal figlio, separato non legalmente dalla moglie, ricacciato in esilio con la legge che espelleva dal territorio della Francia i pretendenti al trono, trascorse gli ultimi anni di vita nella tristezza e nella solitudine svizzera, nel suo castello di Prangins. Diede alla luce, oltre ai suoi discorsi in senato e altrove, una relazione sull'esposizione universale del 1855 a Parigi, e un volume: Napoleon et ses détracteurs (Parigi 1887); con questo libro il principe entrò in polemica col Taine.
Bibl.: R. Bonghi, Il principe Napoleone, in Nuova Antol., (1° aprile 1891); H. Délorme, Le neveu de Bonap., in Le Correspondant (1893); F. Masson, Les Bonaparte et la Corse, in Revue de Paris (1904); A. Lumbroso, La principessa Matilde, in Attraverso la Rivoluzione e il primo Impero, Torino 1905; D. Angeli, Storia di trent'anni in Marzocco (1928-29); A. Comandini, Il principe Napoleone nel Risorgimento italiano, Milano 1922; O. Aubry, Napoléon III, Parigi 1929.