BONANNO
Operoso nella seconda metà del sec. XII, se ne ignorano le date di nascita e di morte; l'epigrafe già sulla distrutta porta centrale del duomo di Pisa, dove lo si qualificava "pisanus", e l'epigrafe della porta del duomo di Monreale, dove lo si dice "civis pisanus", non lasciano dubbi sulla sua patria. L'attività di B. come architetto e scultore consisté principalmente nella progettazione e nella fabbrica del campanile della cattedrale di Pisa, e delle porte bronzee della stessa cattedrale e di quella di Monreale.
La ricostruzione, fatta dal Sanpaolesi (1956), dei tempi e delle fasi del campanile permette di seguire l'operosità architettonica di B., coglierne gli orientamenti culturali, sottolineare l'eccezionale importanza del suo progetto, che si impose ai continuatori della fabbrica e fu modificato solo nel coronamento per sopravvenute esigenze statiche: si rimanda pertanto al Sanpaolesi per tutti i particolari.
Il campanile fu iniziato, secondo cronache coeve (Maragone, p. 59; Ranieri Sardo) nel 1173 (stile comune) il 9 di agosto; il Vasari riprende la data e aggiunge che architetti furono Guglielmo e B. "scultore" (cfr. Sanpaolesi, pp. 74 s., nota 19). Nel primo ordine fu poi murata l'iscrizione a ricordo AN[NO] D[OMI]NI MCLXXIIII. CA[M]PANILE HOC FUIT FU[N]DATU[M] M[EN]SE AUG[USTO]; presso il campanile, nel secolo scorso, fu ritrovato il calco di una lastra metallica con il nome di Bonanno, ora sullo stipite della porta d'ingresso (Sanpaolesi, fig. 3, p. 95).
II campanile fu collocato non presso la facciata, com'era più usuale, né presso l'abside, ma assai discosto da quest'ultima. La forma cilindrica adottata, comune ai campanili ravennati e alle torri arabe, era già nota in ambiente pisano: si ricordi il faro cilindrico a due ripiani alzato di fronte al porto pisano di Livorno, e il torrione cilindrico databile al sec. XII ora incorporato nella fortezza vecchia di Livorno (Sanpaolesi, pp. 47, 50 s.). Il partito ad arcate cieche nel pianterreno e a loggette sovrapposte negli ordini superiori, se deriva dalle strutture esterne della cattedrale, rivela anche influenze dell'architettura del periodo romanico del Lazio e della Terra di Lavoro, dove si trovano campanili a pianta quadrata ma a ordini sovrapposti separati da forti cornici, o a struttura portante interna rivestita da ripiani ad archetti.
Durante il primo anno furono compiuti i lavori di fondazione (Maragone, p. 69). Il progetto di B. doveva essere stato studiato e definito in ogni particolare già prima di iniziare i lavori, perché con l'altezza dei singoli piani è strettamente concatenata la struttura della scala a spirale interna, e già prima della data di fondazione doveva essere iniziata la lavorazione dei marmi (Sanpaolesi, pp. 1924). Un arresto della costruzione, per dissesti statici connessi alla natura del suolo, avvenne intorno al 1185, quando il campanile era a metà del terzo ripiano. Quando nel 1275 furono ripresi i lavori, Giovanni di Simone si attenne al progetto di B. lavorandovi per un decennio e usando il materiale già approntato precedentemente. Ancora all'esecuzione del progetto di B. lavorò, dal 1292, Giovanni Pisano. Solo con Tommaso Pisano, che costruì la cella campanaria come coronamento del campanile, il progetto subì sostanziali modifiche, richieste dalla statica dell'edificio.
All'esecuzione del progetto di B., e sotto la sua guida, attesero Biduino e una folta maestranza di lapicidi, forse anche Guglielmo scultore. Contemporaneamente, i tre maestri condussero i lavori nelle altre due fabbriche della cattedrale e del battistero; ma qui non è identificata la parte spettante a Bonanno. Non ha invece trovato conferma documentaria e critica la notizia che B. avrebbe disegnato la terza cerchia muraria di Pisa, iniziata nel 1155 e finita nel XIII secolo (Lupo Gentile, p. 16 nota 3 al Maragone, che però cita una fonte sbagliata).
Quanto all'opera scultoria di B., sua era la porta centrale in bronzo del duomo di Pisa, distrutta nell'incendio della notte del 24 ott. 1595. Il Vasari riferisce che fu eseguita nel 1180, e ne riporta parte dell'iscrizione: "Ego Bonannus Pis[anus] mea arte hanc portam uno anno perfeci tempore Benedicti operarii". Secondo lo stile pisano, la data 1180 significa che la porta fu eseguita tra il 25 marzo 1179 e il 24 marzo 1180. La stessa data è ripetuta dal Roncioni; il Tronci e il Da Morrona (pp. 170 e 442) completano l'iscrizione che fa supporre che in questa porta B. raccontasse la vita di Cristo (cfr. von Erffa 1965-66).
Cinque anni dopo B. eseguiva la grande porta per la facciata della cattedrale di Monreale, datata e firmata sul battente di sinistra ANNO D[OMI]NI MCLXXXVI I[N]DICTIO[N]E III BONA[N]NUS CIVIS PISANUS ME FECIT, lavorandovi cioè tra il 25 marzo e il 23 sett. 1185 (Bartoloni), per un periodo quindi ancora più breve di quell'unico anno di cui sembra gloriarsi nell'iscrizione della distrutta porta pisana.
L'adozione dello stile dell'Incarnazione al modo pisano (Bartoloni) potrebbe confermare l'opinione di chi ritiene l'opera di B. fatta a Pisa e trasportata in Sicilia anziché eseguita in loco. Altra conferma potrebbe essere l'aggiunta di un battitoio bronzeo a fascia decorato con fregio, che è di mano di scultore siculo normanno della fine del XII secolo, richiesto perché probabilmente i battenti non giungevano a chiudere perfettamente il vano della porta. I battenti bronzei, ciascuno diviso in venti riquadri, non tutti forse di mano di B., recano Storie del Vecchioe Nuovo Testamento (per la descrizione, cfr. Salvini).Una terza porta bronzea più piccola, con ventiquattro rilievi della Vita di Cristo, detta di S. Ranieri, nel transetto destro della cattedrale pisana, non datata né firmata, è concordemente assegnata a B., mentre la datazione è invece incerta e controversa. Non è intanto possibile datarla anteriormente al 1161, anno in cui Guglielmo, il caposcuola pisano, terminava il pulpito del duomo di Pisa oggi nel duomo di Cagliari, perché stilisticamente l'ipotesi non è credibile. Tra le varie datazioni proposte dagli studiosi, la più accettabile sembra quella del Martinelli che colloca la porta in questione in periodo assai tardo, cioè nei primi del XIII secolo, notandovi, rispetto alla porta di Monreale, una maniera più solida e costruttiva, di influenza antelamica o meglio settentrionale, e nello stesso tempo un rifarsi ad opere pervenute a Pisa da Bisanzio nei primi del sec. XIII.
La porta di S. Ranieri è opera pienamente matura, ed è l'opera scultoria di B. che ha maggiore coerenza formale e ricchezza inventiva. Già è nuova, rispetto alla porta di Monreale, l'incorniciatura, dal taglio e dal disegno più unitari, anche se sono identiche nelle due porte le rosette sulle bande lisce di divisione delle singole formelle. Ciascuno dei due battenti è diviso da grossi cordoni in quattro zone, due verticali al centro con Storie di Cristo, una orizzontale in basso con figure di Profeti, un'altra orizzontale in alto con Teofania. Anche qui il racconto si condensa nei personaggi essenziali, e parsimoniosa è l'accentuazione dei gesti. Ma più libera è l'invenzione rispetto allo spazio dato, più articolata è la risoluzione della ritmica tra figure e fondi lisci, più ricca di pathos la presentazione di alcuni episodi; è più studiato il rapporto delle iscrizioni rispetto alla composizione, e maggiore è l'aggetto dei volumi o, talora, l'effetto luministico cui partecipa la stessa luminosità diffusa del fondo liscio; più essenziali sono le sobrie indicazioni paesaggistiche e architettoniche (cfr. Salvini, anche per le varie posizioni della critica circa la datazione).
La complessità di apporti nella formazione del linguaggio di B. può essere bene ricollegata alla ricchezza culturale e artistica di Pisa nel XII secolo. L'educazione bizantina, sottolineata dal Toesca e dal Salmi, e chiaramente indicata nella porta della cattedrale di Monreale da particolari motivi iconografici, poté agevolmente attuarsi attraverso le molte oreficerie, i numerosi avori e miniature bizantini esistenti in Pisa, e forse anche attraverso lo studio delle altre porte, ora perdute, del duomo, una delle quali risulta donata da Goffredo di Buglione, ed era forse un lavoro a niello proveniente dall'Oriente o dall'Italia meridionale (per la questione delle porte descritte dal Roncioni, v. von Erffa, 1965-66). Ma B. si rifece anche ad opere tardo antiche, e contemporaneamente a forme tipiche di Guglielino, interpretando in modo del tutto personale, anche rispetto ai coevi Biduino e Gruamonte, la cultura provenzaleggiante diffusasi a Pisa nel corso del sec. XII. Inoltre si rivela erede della maestria tecnica ottoniana risalente, per interposti tramiti, alle porte della cattedrale di Hildesheim (Künstle).
Questa ricchezza di esperienze e di cultura, che sono superate e risolte in un personalissimo e raffinato linguaggio, avvicinano la presenza e il valore storico di B. nel campo della scultura a quelli, precedenti, di Buscheto nel campo dell'architettura e ne fanno una figura di primissimo piano nel quadro dell'arte romanica in Italia.
Fonti e Bibl.: B. Maragone, Gli Annales Pisani, a cura di M. Lupo Gentile, in RerumItalicarum Scriptores, VI, 2, pp. 16 n. 3, 59; Ranieri Sardo, Cronaca di Pisa, a cura di O. Banti, Roma 1963, p. 36; G. Vasari, Le vite..., a cura di R. Bettarini e P. Barocchi, I, Firenze 1967, pp. 48 s.; Id., Le vite…, a cura di K. Frey, I, München 1911, pp. 514-521; R. Roncioni, Istorie Pisane (1592-1606), in Arch. stor. ital., s. 1, VI, 1 (1844), pp. XIV, 110, 118; P. Tronci, Memorie istorichedella città di Pisa, Livorno 1682, pp. 136 s.; A. Da Morrona, Pisa illustrata..., Livorno 1812, I, pp. 170, 406, 431, 441 s.; D. Serradifalco, Del Duomo diMonreale..., Palermo 183 8, pp. 9 ss.; A. Schmarsow, St. Martinvon Lucca und dieAnfänge derToskanischenSkulptur im Mittelalter, Breslau 1860, pp. 211-217 e passim; G. Rohault de Fleury, Les monuments dePise au Moyen Age, Paris 1866, pp. 69 ss., 129 ss.; I. B. Supino, Arte pisana, Firenze 1904, pp. 25, 51, 59, 151; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, III, Milano 1904, pp. 152, 622, 839, 958; Catalogo delle cose d'arte... d'Italia, R. Papini, Pisa, I, Roma 1912, pp. 49 ss.; W. Biehl, Toskanische Plastik desfrühen und hohenMittelalters, Leipzig 1926, pp. 55 ss.; P. Toesca, L'Arte italiana, I, Il Medioevo, Torino 1927, pp. 661 n. 40, 812 ss., 857, 859, 900 n. 46, 1105 s.; M. Salmi, L'architettura romanicain Toscana, Milano-Roma s.a. [ma 1927], p. 59 n. 71; Id., La scultura romanica in Toscana, Firenze 1928, pp. ss, 68, 74 n. 21, 99 s., 103, 115 n. 4, 116 nn. 4, 5, 16; K. Künstle, Ikonographieder christlichen Kunst, I, Freiburg i.B. 1928, p. 279; C. L. Ragghianti, A. Pollaioloe l'arte fiorentina delQuattrocento, in La Critica d'Arte, I (1935), pp. 16 s.; S. Bottari, I "Mesi" della cattedrale di S. Martinoin Lucca, in Le Arti, I (1938-1939), pp. 565 s.; C. R. Morey, Mediaeval Art, New York 1942, pp. 224 s.; V. Martinelli, B. pisano scultore, in Belle Arti, I (1948), nn. 5-6, pp. 272-297; A. Boeckler, Die Bronzetüren desBonanus von Pisaund desBarisanus von Trani, Berlin 1953, pp. 9-44; G. H. Crichton, Romanesque Sculpture in Italy, London 1954, pp. 106 s., 144 s.; P. Sanpaolesi, Il Campanile di Pisa, Pisa 1956, v. Indice; F. Bartoloni, La data del portale di B. nel duomo diMonreale, in Studi medievali inonore di Antonino De Stefano, Palermo 1956, pp. 39-41; H. M. von Erffa, Die Domtür zu Pisa, München 1961 (ottime riproduzioni anche se di formato piccolo); R. Salvini, Il chiostro di Monrealee la scultura romanica inSicilia, Palermo 1962, pp. 231-258; H. M. von Erffa, Das Programm der Wesportaledes Pisaner Domes, in Mitteilungen desKunsthist.Institutes in Florenz, XII (1965-66), pp. 55 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, pp. 270 s.